Marcello Beccati (Sunia) e Alessandro Bruscella (Udu) stamattina al sit-in davanti al Dipartimento di Ingegneria a Modena

Rabbia e delusione, questi i sentimenti prevalenti tra i rappresentanti dell’associazione studenti universitari Udu che questa mattina hanno partecipato al sit-in presso il Dief – Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari per protestare contro caro affitti, caro vita e denunciare l’immobilismo della politica.

Il caro vita sta colpendo duro. Gli universitari sono una categorie in grande difficoltà economica e la spesa più consistente è sicuramente quella dell’alloggio, che di conseguenza erode risorse a migliaia di famiglie.

E ciò si inserisce in un contesto in cui il problema degli alloggi per studenti, altro non è che la punta dell’iceberg del ben più ampio, e purtroppo stratificato, problema di mancanza di alloggi per la locazione (sia a canoni calmierati che a canoni liberi).

Occorre quindi una nuova politica e un progetto complessivo di diritto allo studio, all’interno del quale devono essere individuate anche forme di sostegno abitativo per gli studenti fuori sede, altrimenti il concetto stesso di mobilità studentesca rischia di scomparire in questo Paese, bloccando ulteriormente le possibilità di sviluppo ed evoluzione sociale.

Purtroppo però dal Governo nazionale continuano ad arrivare segnali che vanno esattamente nella direzione opposta, che producono un allargamento delle disuguaglianze e peggiorano il quadro dell’emergenza sociale.

Ne sono un esempio il totale azzeramento del Fondo affitti e del Fondo per la morosità incolpevole decise nella scorsa legge di bilancio.

Udu e Sunia ribadiscono che la convocazione della Cabina di regia sugli alloggi universitari a Palazzo Chigi, seguita alla rimodulazione della quarta rata del Pnrr, non solo non risolve i problemi sulla condizione allarmante per gli universitari fuori sede, ma chiarisce ulteriormente quanto il Governo nazionale operi a favore dei più abbienti a spese dei cittadini e delle cittadine più in difficoltà.

Questo poiché il Governo continua a concentrare gran parte delle risorse sugli studentati privati, finanziando camere private che arrivano a costare 1.000 euro al mese.

Bisogna cambiare strada, occorre una nuova politica e un progetto complessivo di diritto alla casa, all’interno del quale devono essere individuate anche forme di sostegno abitativo per gli studenti fuori sede, altrimenti il concetto stesso di mobilità studentesca rischia di scomparire nel nostro Paese, bloccando ulteriormente le sue possibilità di sviluppo ed evoluzione sociale.

Occorre istituire fondi a favore dei Comuni per cofinanziare l’acquisto e la ristrutturazione di alloggi e la possibilità di intervenire su aree dismesse.

Occorre inoltre mettere sul mercato, in tempi celeri e certi, tutto quel patrimonio “non abitato” che oggi alberga in gran parte delle città di questo paese.

In fine c’è la necessità, non più rimandabile, di costruire e attuare un welfare che si misuri con il mutato assetto sia sociale che economico delle città e con i molti aspetti delle nuove povertà e con le nuove disuguaglianze.