Nella mattinata di oggi, personale di questa DIGOS ha proceduto all’esecuzione di due decreti di sequestro preventivo emessi dall’Autorità Giudiziaria di Bologna e relativi ad immobili ubicati in via San Giacomo e via di Corticella, oggetto di illecita occupazione nei  mesi scorsi, per la quale i legittimi proprietari avevano formalizzato regolare denuncia.

In entrambe le circostanze gruppi di attivisti aderenti a locali organismi hanno improvvisato sit-in di protesta. Tuttavia, mentre l’operazione in via San Giacomo si è svolta senza criticità, in via di Corticella i manifestanti hanno immediatamente bloccato la circolazione stradale. Successivamente si sono avvicinati al personale del Reparto Mobile schierato inveendo contro di esso e lanciando alcuni cassonetti di rifiuti. Si è quindi resa necessaria un’azione di respingimento, effettuata con calibrata energia, che ha permesso di ristabilire la calma senza particolari criticità.

Dopo alcune ore, quando dal vicino Istituto Superiore Aldini Valeriani sono usciti gli studenti al termine delle lezioni, alcune centinaia di essi si sono immediatamente uniti al gruppo di manifestanti prendendo a lanciare, proditoriamente e senza alcun motivo, nei confronti degli agenti pietre, uova e materiale vario. Si è resa necessaria quindi una ulteriore azione di alleggerimento per evitare più gravi conseguenze al personale schierato.  Nella circostanza il Dirigente della DIGOS, 2 agenti del medesimo ufficio e 8 poliziotti dei Reparti Mobili di Bologna e Padova hanno riportato contusioni e lesioni. Le maggiori criticità sono apparse riguardare il funzionario, portato via in autoambulanza, nei confronti del quale sono in corso accertamenti clinici presso l’Ospedale Maggiore.

Nel frattempo è continuata l’opera di mediazione, mai interrottasi, nei confronti degli occupanti, con l’ausilio dei Servizi Sociali del Comune – che si ringraziano per la fattiva collaborazione – al fine di indurli a lasciare lo stabile in sicurezza e tranquillità.

Sono immediatamente partite le attività di ricostruzione investigativa degli accadimenti, al fine di individuare ogni responsabilità e operare le conseguenti segnalazioni all’Autorità Giudiziaria.

Ennesima giornata di guerriglia, oggi, per donne e uomini della Polizia di Stato. L’aggressione avvenuta in occasione dello sgombero di un edificio a Bologna ha causato il ferimento di oltre dieci colleghi, dei quali uno molto serio ai danni del dirigente della Digos soccorso in ambulanza. E non si parli di proteste o manifestazione del dissenso, si tratta di violenza pura, lanciare un cassonetto addosso a un poliziotto, colpirlo a calci e pugni, scagliare pietre e qualsiasi altra cosa è un reato. Deve essere chiamato con il suo nome, è un reato grave e come tale va perseguito. Servire il Paese non può voler dire solo portare un bersaglio addosso, e i poliziotti sono esausti e stufi. E’ una continua ecatombe, ogni servizio di chi scende in strada si rivela una trappola in cui nella migliore delle ipotesi si subiscono offese, insulti, sputi, lanci di vernice o di cibo, ma quasi sempre anche botte, sprangate e bastonate, lanci di oggetti di ogni genere quando non di bombe, e chi più ne ha più ne metta. E’ una quotidianità insopportabile e sarebbe ora che ci fosse una risposta adeguata a questa vergogna”.

Così Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato, dopo la violenta reazione di appartenenti a centri sociali durante il servizio, che ha riguardato, in particolare, l’immobile in via di Corticella.

“L’ennesima ondata di violenza – insorge Gianni Pollastri, Segretario nazionale Fsp -, che oggi ha visto il dato altamente negativo del coinvolgimento di studenti di un Istituto tecnico molti dei quali minorenni, per giustificare abusi e prevaricazioni che sono chiare e indiscutibili violazioni della legalità, e che si vorrebbero nascondere dietro al diritto delle fasce più disagiate della società di ottenere un’abitazione. Ma aggredire i poliziotti che svolgono solo il proprio lavoro è e resta solo un reato gravissimo, e non c’è scusa che possa tenere”.