Il consolidamento di terapie sempre più individualizzate, che garantiscono migliori risultati e minore invasività; la ricerca; l’incremento dei tassi di sopravvivenza, con una qualità di vita sempre più di livello; l’importanza della prevenzione, con il ruolo fondamentale ricoperto dagli screening; il lavoro di squadra dell’Azienda USL, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) di Modena e dell’Ospedale di Sassuolo per la costituzione della rete oncologica ed emato-oncologica e del Dipartimento provinciale per garantire equità d’accesso, presa in carico globale e appropriatezza; i nuovi percorsi per portare l’assistenza sempre più in prossimità dei luoghi di vita dei cittadini e, infine, l’attenzione al paziente, che rimane al centro del percorso di cura grazie anche a progetti specifici di umanizzazione.

È un futuro sfidante ma ricco di opportunità quello che attende l’oncologia modenese, oggi più che mai alle prese con processi evolutivi che ne scandiscono le diverse attività. Quelle rivolte alla cura, certamente, ma anche alla prevenzione, con l’impegno a facilitare l’accesso agli screening oncologici, alla ricerca e al benessere psico-fisico del paziente, elementi fondamentali come ricorda il World Cancer Day, la Giornata Mondiale contro il cancro promossa dalla UICC-Union for International Cancer Control e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che si celebra domenica 4 febbraio.

Nella provincia di Modena nel 2018 sono stati diagnosticati 4477 tumori (ultimo dato disponibile) con una riduzione di circa 200 casi rispetto all’incidenza del 2008. Inoltre, si stima che un corretto stile di vita ridurrebbe del 40% i nuovi casi. La mortalità per tumore ha invece un andamento in riduzione dalla fine degli anni ’80: l’ultimo aggiornamento riferito al 2019 segnala una riduzione del 14,4% per gli uomini e del 6,1% per le donne. In particolare, vi è una riduzione della mortalità nei tumori ad alta incidenza quali tumore della prostata, del colon-retto, della mammella, e del polmone negli uomini, grazie all’introduzione di nuovi trattamenti e nuove strategie affiancate alla prevenzione.

L’assetto organizzativo – Un sistema di cure efficace non può prescindere da un’organizzazione solida, che preveda un modello incentrato sulla persona, capace di assicurare la migliore assistenza nei diversi setting di cura, dall’ospedale per acuti, alle case della comunità, al domicilio stesso del cittadino. Al consolidamento di questo sistema stanno lavorando le tre aziende sanitarie modenesi, con l’ormai prossima costituzione della rete oncologica e del Dipartimento oncologico ed emato-oncologico provinciale. Un modello che vede l’istituzione di tre livelli operativi: nei centri di primo livello, come Ospedali di comunità e Case della Comunità, verranno erogate prestazioni oncologiche di prossimità; i centri di secondo livello sono rappresentati dagli ospedali della rete provinciale, Carpi, Mirandola, Sassuolo, Vignola e Pavullo, in grado di assicurare prestazioni diagnostiche, terapeutiche e assistenziali di media-alta complessità; come centro di terzo livello il Policlinico di Modena garantisce la presa in cura dei pazienti a più alta complessità in ragione di competenze specialistiche a interesse oncologico ed emato-oncologico. Prossimità è una delle parole chiave del nuovo modello: avvicinare le prestazioni e i servizi ai luoghi di vita dei cittadini è un obiettivo importante, che si è già iniziato a perseguire. Come alla Casa della Comunità di Finale Emilia, dove è stato avviato l’ambulatorio di presa in carico del paziente in chemioterapia non endovenosa, un servizio dedicato ai pazienti oncologici residenti a Finale candidati esclusivamente ad una terapia orale, intramuscolare o sottocutanea.

Diagnosi e trattamento – In un percorso in forte evoluzione, soprattutto per quanto riguarda la ricerca e le nuove terapie, resta una grande certezza: la rete di assistenza, diagnosi e cura rappresentata dai Day Service e Day Hospital oncologici, gestiti dall’Azienda USL, presenti in Area Nord (Carpi e Mirandola) la cui direttrice facente funzione è la dottoressa Claudia Mucciarini, e in Area Sud (Sassuolo, Vignola e Pavullo) sotto la guida della dottoressa Lucia Longo, e dal DH Oncologico dell’AOU Policlinico di Modena diretto dal dottor Roberto Sabbatini. Una rete integrata, che comprende altri servizi e reparti specialistici, per un approccio multidisciplinare e multiprofessionale che consentirà la discussione collegiale dei casi più complessi.

Per quanto riguarda AUSL, l’attività dei Day Service e Day Hospital oncologici della provincia ha fatto registrare numeri importanti: oltre 40mila le visite complessivamente erogate, di cui circa 3.200 prime visite, e 20.600 gli accessi per trattamenti chemioterapici.

Centro Oncologico Modenese – Il Padiglione Pier Camillo Beccaria riunisce le attività di Terzo Livello dell’Oncologia diretta dal prof. Massimo Dominici e dell’Ematologia, diretta dal prof. Mario Luppi accanto alla Medicina Oncologica, diretta dal dottor Giuseppe Longo.

La Medicina Oncologica si occupa della gestione delle problematiche internistiche dei pazienti onco-ematologici in tutte le fasi della malattia. Ogni anno assiste in regime di ricovero ordinario circa 1000 casi caratterizzati da patologie infettive connesse alla malattia oncoematologica o al trattamento della stessa, sindromi occlusive intestinali, insufficienze d’organo cardiaca, respiratoria, renale ecc. Inoltre, l’ambulatorio con accesso diretto, dedicato alle urgenze onco-ematologiche con annessa Osservazione Breve costituisce un punto di riferimento costante nella gestione di tutte le problematiche internistiche secondarie alla malattia oncoematologica e al suo trattamento. Il responsabile di questa struttura semplice Dr. L. Ferrara e collaboratori ogni anno assistite circa 3200 casi costituiti da pazienti con patologia oncoematologica in qualunque fase della malattia che necessitano di un’assistenza in urgenza, di questi solo il 30% viene ricoverato d’urgenza prevalentemente in Medicina Oncologica, il restante 70% viene assistito e una volta risolta la problematica urgente, viene dimesso programmando il rientro nel proprio percorso assistenziale.

Per l’Oncologia nel 2023, sono stati ricoverati in degenza oltre 300 pazienti, sono state effettuate oltre 41.000 visite delle quali circa 1700 relate a nuove diagnosi, oltre alla somministrazione di più di 21000 terapie infusionali e decine di migliaia di erogazioni per farmaci orali anticancro. Ci sono 10 gruppi multidisciplinari di medici (detti PDTA) attivi per le principali patologie oncologiche e la Struttura si occupa anche della gestione e presa in carico di pazienti inseriti in studi clinici di Fase 1, 2, 3 anche in regime di ricovero consentendo l’accesso a nuovi farmaci sperimentali per i pazienti modenesi. Notevole è inoltre l’attività in ambito eredofamiliare in termini di presa in carico di soggetti a rischio intermedio/alto e genetico per tumori eredofamiliari. Oltre ai detti PDTA, esistono rinnovati percorsi assistenziali quali nutrizionale oncologico in collaborazione con Dr.ssa R. Menozzi, di gestione delle complicanze da immunoterapici in collaborazione con Dr.ssa M. Pantaleoni, ed il percorso assistenziale dedicato alla salute dell’osso in pazienti con tumore mammario sotto la responsabilità della Prof.ssa S. Pozzi. A questi si aggiunge un neonato progetto pilota sulla qualità di vita per pazienti con tumore prostatico seguito dal Dr. R. Sabbatini in collaborazione con vari professionisti della endocrinologia, medicina dello sport, fisiatria e psicologia. Quest’ultima, con le Dr.sse Dondi, Razzaboni e Ghinelli rappresenta una risorsa essenziale in molti dei percorsi attivi.  L’Oncologia di Modena con UNIMORE è inoltre coinvolta in importanti progetti PNRR, AIRC e Europei per la ricerca pre-clinica e clinica su tumori eredo-familari, sule vescicole e su terapie cellulari e geniche per i tumori cerebrali, polmonari ed il pancreas coordinati da ricercatrici di UNIMORE (Dr.sse Grisendi, Golinelli e Chiavelli). Di rilievo poi la diagnostica molecolare con le attività coordinate dalla Dr.ssa S. Bettelli e dal Prof. E. Tagliafico. Gli oncologi modenesi contribuiscono poi alle linee guida nazionali dell’Associazione Italiana Oncologi Medici (AIOM) sul carcinoma dell’ovaio, sul carcinoma del rene e sui test BRCA, grazie anche a ruoli elettivi in AIOM di rilevanza regionale e nazionale. Si tratta del Dr. R Sabbatini come coordinatore del consiglio AIOM Emilia-Romagna, del Dr. L Moscetti come segretario, del Dr. A Spallanzani come consigliere e della Dr.ssa A Toss in qualità di coordinatrice del Working Group nazionale giovani. Attenzione viene anche data al personale infermieristico con programmi di formazione dedicati e gruppi di lavoro in grado di supportare le esigenze di un gruppo di sanitari essenziale nel percorso terapeutico in Oncologia e non solo.

Per quanto riguarda l’Ematologia 18.985 sono state le prestazioni ambulatoriali, 52 i trapianti di midollo osseo, 300 le nuove diagnosi di malattie ematologiche, 9300 terapie effettuate. Inoltre superano le 300 unità i ricoveri annuali in questo reparto. L’attività di assistenza ai pazienti e di ricerca si avvale della trentennale collaborazione con AIL Modena OdV. L’Ematologia è impegnata in attività di ricerca traslazionale dal laboratorio alla clinica: ad es. riconoscimento di nuovi meccanismi molecolari ed immunologici che causano la leucemia acuta (mieloide e linfoblastica) e la leucemia linfatica cronica al fine di identificare nuove e più efficaci terapie e ridurre le tossicità e le resistenze alle attuali terapie. Inoltre, ricerca di modelli assistenziali: sviluppo più che decennale ed implementazione di un ambulatorio intraospedaliero di cure palliative precoci per pazienti emato-oncologici in rete con le altre strutture della rete provinciale, pressoché unico nella Ematologia Italiana. Importante è l’attività formativa di UNIMORE, AOU MO ed AUSL MO, con il Primo Master Nazionale di II livello in cure palliative precoci in emato-oncologia, oncologia e medicina interna. L’Ematologia, infine, partecipa alla stesura e revisione delle Linee Guida della Società Italiana di Ematologia.  

Tra coloro i quali rivestono cariche nazionali in Ematologia troviamo: Mario Luppi (membro del Consiglio Direttivo Società Italiana Ematologia -SIE-, del Comitato Strategico per lo Sviluppo di Linee Guida Nazionali SIE, e del Board Nazionale del Working Party-WP “Qualità di Vita” del Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto della Fondazione GIMEMA),  Roberto Marasca (membro WP GIMEMA Malattie Linfoproliferative Croniche e Leucemia Linfatica Cronica), Marco Marietta (membro WP GIMEMA Emostasi e Trombosi), Anna Candoni (membro WP GIMEMA Leucemie acute e Neoplasie Mielodisplastiche). Fabio Forghieri (membro Board Nazionale Infezioni in Ematologia SEIFEM). Il Professor Leonardo Potenza inoltre ricopre il ruolo di direttore del Master II Livello “Le cure Palliative Precoci e Simultanee in Onco-Ematologia e Medicina Interna.

Tra i dati importanti in Ematologia citiamo anche le circa 25.000 visite effettuate dall’Unità di Malattie Coagulazione e Ambulatori Ematologia Urgenze B. Da evidenziare il percorso condiviso con i medici di medicina generale che prevede nel dettaglio la gestione dei percorsi territoriali per le urgenze B Ematologiche, contribuendo alla implementazione della collaborazione con le attività dei MMG per la segnalazione e la richiesta di consulenze specialistiche. Tale percorso prevede l’attivazione di un contatto telefonico dalla 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì ad uno specialista ematologo con cui il MMG può discutere casi complessi e condividere se attivare una vista specialistica CUP o diretta, direttamente al COM, migliorando l’appropriatezza di richieste di consulenze ematologiche, con vantaggi per pazienti-famiglia e qualità dei servizi fuori e dentro l’AOU Modena.

La Struttura Semplice Dipartimentale di Cure Palliative – Hospice diretta dalla Dr.ssa Claudia Fiorani, ogni anno assiste circa 250 casi con la finalità coerente con la definizione di cure palliative secondo la World Health Organization, cioè un modello assistenziale multidisciplinare per il trattamento del dolore, delle problematiche di natura fisica, psicosociale e spirituale per pazienti e familiari/caregivers che affrontano un percorso di cura per malattie ad elevata mortalità. L’obiettivo principale del ricovero in Cure Palliative-Hospice non è la cura della malattia, bensì il prendersi cura del malato nella sua globalità e del suo nucleo familiare. L’attenzione è rivolta non solo al controllo dei sintomi legati alla patologia oncoematologica ma anche alla riduzione della sofferenza in tutte le sue forme, allo scopo di garantire la miglior qualità di vita possibile riconoscendo bisogni fisici, psicologici, sociali e spirituali. Una attenzione specifica viene rivolta alla sedazione palliativa seguendo le linee guida della Società Italiana di Cure Palliative (SICP).

La prevenzione – Un certo numero di tumori possono essere prevenuti con l’adozione di adeguati stili di vita. È molto importante giungere a una diagnosi precoce, per ridurre drasticamente il rischio di morte a causa dei tumori al seno, al collo dell’utero e al colon-retto, ma anche per individuare le lesioni “precancerose”, ancora prima che queste si trasformino in tumori, intervenendo dunque tempestivamente. Una diagnosi precoce che da tempo è possibile grazie agli screening oncologici – percorsi gratuiti e rivolti a cittadine e cittadini di specifiche fasce di età – a cui va associato a uno stile di vita sano. Grazie allo screening mammografico (mammografia annuale per le donne di età compresa tra i 45 ed i 49 anni e ogni 2 anni per le donne di età compresa tra i 50 e i 74 anni), ad esempio, si riduce il rischio di mortalità del 56% per il tumore al seno, il più diffuso nelle donne nonché la prima causa di morte delle donne in Europa. Mentre diagnosticare precocemente il tumore al collo dell’utero (Pap test, ogni tre anni, alle donne dai 25 ai 29 anni nate prima del 1998 e alle nate dal 1998 in poi se non vaccinate con almeno due dosi di vaccino HPV entro i 15 anni; e del test HPV, ogni 5 anni, per le donne di età compresa tra 30 e i 64 anni) riduce del 50% la mortalità e nel tempo ha ridotto del 40% l’incidenza (ovvero il numero di nuovi casi ogni anno) di nuovi tumori. Con lo screening del colon-retto (test di ricerca del sangue occulto nelle feci per donne e uomini di età compresa tra i 50 e i 69 anni), infine, la mortalità negli uomini si è ridotta del 65% e nelle donne del 54%, mentre l’incidenza dei tumori è calata del 33% negli uomini e del 21 % nelle donne.