Nei giorni scorsi, su delega della Procura della Repubblica, la Guardia di Finanza di Modena ha eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni per un valore complessivo di quasi 550 mila euro, nei confronti di tre cittadini pachistani residenti a Carpi, indagati, a vario titolo, per reati fiscali ed autoriciclaggio, in quanto formali titolari o amministratore di fatto di due ditte individuali utilizzate per la commissione degli illeciti.

Il sequestro è stato disposto nella fase delle indagini preliminari a seguito di un’articolata indagine delegata condotta dalla DIGOS di Modena con la collaborazione del Commissariato di P.S. di Carpi nei confronti di un’associazione per delinquere sotto il nome della sigla nota come “AK-47 Carpi”, dedita alla commissione di una pluralità di delitti quali estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, comunamente noto come “caporalato”, i cui appartenenti sono stati attinti da due distinte ordinanze cautelari della custodia in carcere eseguite il 30 aprile.

La complessa ed articolata attività investigativa avviata nei confronti del sodalizio criminale ha avuto origine nell’anno 2021 a seguito della coraggiosa denuncia di un lavoratore che aveva subito minacce, culminate in una violenta aggressione, e ha consentito di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere, composta da cittadini stranieri di origine pachistana, domiciliati prevalentemente nella zona di Carpi, autori di gravi condotte criminali realizzate in attuazione del programma del gruppo in totale obbedienza alle volontà e agli ordini del promotore, un cittadino pachistano di 30 anni, colpito dal decreto di sequestro de quo.

Nel corso delle indagini, questa Procura ha delegato i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena per l’esecuzione di accertamenti patrimoniali, in sinergia con il personale della Questura, con particolare riferimento all’analisi della documentazione bancaria relativa ai rapporti tra le società committenti e le imprese individuali riconducibili al capo dell’organizzazione. Sono quindi state ricostruite movimentazioni di somme di denaro superiori ad un milione e mezzo di euro, relative alle procedure adottate al fine di far pervenire ai lavoratori pagamenti in nero, quantificando compiutamente l’ammontare delle imposte complessivamente evase, in quanto le predette imprese non presentavano le previste dichiarazioni ai fini IVA, e delle somme provento dei delitti fiscali e delle attività di “caporalato” che sono state reimpiegate in attività economiche, finanziarie e imprenditoriali.

All’esito di tali accertamenti è stato emesso il provvedimento cautelare reale che è stato eseguito nella forma per equivalente, con il sequestro di due immobili e due garage, ubicati nel comune Carpi e risultati di proprietà dei tre indagati, per un valore di quasi 250 mila euro.