Nel cinquantesimo anniversario della stipula del Trattato di Osimo, firmato il 10 novembre 1975, che ha concluso la “questione di confine” con la Jugoslavia rimasta aperta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, sabato 8 novembre, alle 9, all’auditorium Loria, si svolge il convegno “Oltre il confine. Guerra fredda, diplomazia e realpolitik nell’Europa degli anni Settanta”.

L’iniziativa, aperta a tutti, è proposta nella ricorrenza del Giorno della Libertà che celebra la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) ed è realizzata da Istituto storico di Modena, Fondazione Fossoli, Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia (Anvgd) in collaborazione con il Dipartimento di Studi linguistici e culturali di UniMoRe e con il patrocinio del Comune di Carpi.

Il convegno affronta le tappe del difficile percorso che porta al Trattato di pace del 10 febbraio 1947 e le dichiarazioni unilaterali di annessione della Venezia Giulia da parte della nascente dittatura comunista di Tito in concomitanza con le due ondate di stragi nelle foibe (1943 e 1945) e il ruolo strategico del porto di Trieste, oggetto del contendere tra potenze occidentali e blocco comunista che anticipa le dinamiche della guerra fredda. Lo sguardo agli anni successivi permette di comprendere come, in una complessa trama di politica internazionale, si riesca a passare da frontiera contesa a spazio di incontro e cooperazione. Il Trattato di Osimo segna questa svolta decisiva: sancisce il confine definitivo e inaugura una stagione di realpolitik e di cooperazione economica. Da allora, la città si trasforma progressivamente in ponte tra mondi diversi, fino a diventare, con l’allargamento dell’Unione Europea e di Schengen un luogo dove il confine, da barriera, si è fatto cerniera, e dove la memoria delle divisioni convive con la costruzione di nuove forme di convivenza e di relazioni economiche.

Il convegno sarà introdotto dai saluti di Metella Montanari, direttrice dell’Istituto storico di Modena; Manuela Ghizzoni, presidente di Fondazione di Fossoli; Sergio Vascotto, presidente del Comitato Angvd Modena-Carpi. Seguiranno gli interventi di Lorenzo Salimbeni, ricercatore Anvgd e giornalista con una relazione dal titolo “Il confine italo-jugoslavo nel lungo dopoguerra”; Costantino Di Sante, Università del Molise, su “Trieste: da frontiera della Guerra fredda a porta d’Europa”; Alessandro Agri, ricercatore in Storia del diritto medievale e moderno di UniMoRe, su “Gli accordi economici di Osimo nella storia del diritto italiano: dal 1075 a oggi”. Introduzione e conclusione sono a cura di Lorenzo Bertucelli, del Dipartimento di Studi linguistici e culturali di uniMoRe.

Sempre all’auditorium Loria la rassegna di incontri “Balcanica”

Tra il 1992 e il 1995 la rapida disgregazione della Jugoslavia trascina la Croazia e la Bosnia-Erzegovina in un conflitto sanguinoso che coinvolge i tre maggiori gruppi nazionali: serbi, croati e musulmani. Nel luglio del 1995 a Srebrenica più di ottomila cittadini bosniaco-musulmani vengono trucidati per mano delle truppe serbo-bosniache di Ratko Mladić, nonostante la cittadina della Bosnia orientale fosse stata dichiarata dall’Onu “zona protetta”.

Nell’anniversario dei trent’anni da quella strage, la Biblioteca Loria, in collaborazione con Fondazione di Fossoli e comitato PacificAzioni, propone la rassegna “Balcanica. Voci e storie dal cuore dell’Europa”, che si apre sabato 8 novembre, alle 17.30, all’auditorium Loria con l’incontro, a ingresso libero, con la scrittrice Elvira Mujčić, autrice di “La stagione che non c’era” (Guanda, 2025), in dialogo con Francesca Negri, dell’Istituto storico di Modena, e con le letture di Arianna Agnoletto, del Comitato PacificAzioni. Di origine bosniaca, la scrittrice racconta di Nene, Merima e di sua figlia Eliza travolti dalla scomparsa del proprio paese. Le storie individuali e di un intero mondo in un romanzo ambientato nella Jugoslavia del 1990 che diventa “il simbolo di ciò che accade quando il culto del passato si esaspera e si trasforma in violenza, teatro di paure e inquietudini così simili a quelle del nostro presente”.

La rassegna prosegue con altri due appuntamenti: venerdì 14 novembre, alle 20.30 con la proiezione del film documentario “I diari di mio padre” (Palomar, 2024) girato da Ado Hasanović che sarà presente in sala, e sabato 22 novembre, alle 17.30, con l’incontro con il violinista di Sarajevo, carpigiano di adozione, Mario Šehtl e “Il racconto di un violino”.

“Balcanica”, come dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Carpi Giuliano Albarani, “conferma la capacità della rete composta da biblioteche comunali, istituzioni culturali e associazioni di offrire alla cittadinanza opportunità di incontri e approfondimenti originali e di alta qualità. Nell’immaginario collettivo le guerre della ex Jugoslavia si sono concluse trent’anni fa, con episodi atroci che hanno procurato ferite indelebili nella coscienza europea. Purtroppo, come abbiamo avuto modo di vedere, tale ‘conclusione’ era fittizia, non solo perché è poi seguito un nuovo conflitto nel Kosovo e per il Kosovo, ma anche perché nella stessa Bosnia-Erzegovina la transizione postbellica è tuttora irrisolta e soprattutto perché quella che sembrava l’ultima guerra europea del Novecento ha fatto da prova generale per le aggressioni territoriali e le pulizie etniche di questo abbrivio, caotico e sanguinoso, di Ventunesimo secolo”.