“Voci, saperi, patrimoni. Dall’Amazzonia al Museo” è il titolo della mostra che si inaugura sabato 6 dicembre alle 16.30 nel Lapidario Romano del Museo Civico, al piano terra del Palazzo dei Musei di largo Sant’Agostino. L’esposizione è il risultato tangibile di un percorso di collaborazione internazionale che unisce istituzioni culturali e accademiche italiane – il Museo Civico di Modena e il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna – e i “Musei vivi” del Projeto Nova Cartografia Social da Amazônia, protagonisti di un’esperienza di ricerca, scambio e co-progettazione destinata a ridefinire il modo stesso di pensare un museo etnologico.
La mostra è stata presentata questa mattina al Museo Civico con la direttrice del Museo Civico di Modena Valentina Galloni, la curatrice della mostra Francesca Piccinini, Alessia Di Eugenio, docente del gruppo di ricerca “Letterature e Patrimoni indigeni, musealizzazione e decolonialità” del LILEC – Università di Bologna, e Alfredo Wagner Berno de Almeida, dell’Universidade do Estado do Amazonas – Universidade Federal do Amazonas – UFAM e PNCSA
L’esposizione occupa due sale e si sviluppa come un percorso di ascolto, confronto e riconfigurazione dei saperi. La prima sala apre con la sezione “Ripensare il Museo” che affronta la storia delle raccolte etnologiche e la loro necessità di essere rilette alla luce delle voci provenienti dai territori da cui quegli oggetti provengono. Qui il Museo Civico sceglie di esporsi, assumendo un ruolo dialogico: non soltanto espone reperti, ma si mette in discussione, accoglie le riflessioni condivise dal gruppo di ricerca italo-brasiliano e riconosce l’urgenza, espressa dalle comunità amazzoniche, di tutelare i propri diritti in un contesto spesso minacciato da pressioni ambientali ed economiche. In questo quadro, l’auto-mappatura emerge come pratica essenziale: uno strumento attraverso cui le popolazioni indigene possono rappresentare sé stesse, monitorare i propri territori, tracciare i confini reali e simbolici della loro presenza, ridefinendo così la narrazione di luoghi troppo spesso raccontati da altri.
Accanto a questa riflessione, la sezione “Rimappare l’Amazzonia” presenta l’attività del Projeto Nova Cartografia Social da Amazônia, nato nel 2004 per sostenere, attraverso la diffusione dell’auto-cartografia, le rivendicazioni dei popoli e delle comunità tradizionali della regione. I laboratori di georeferenziazione svolti nel corso degli anni hanno permesso alle comunità indigene di monitorare in tempo reale i tentativi di invasione dei loro territori, affermando al contempo nuovi strumenti di consapevolezza e autodeterminazione. La mostra mette in luce questo lavoro corale, presentandolo come esempio di come la cartografia possa diventare una forma di lotta, di racconto e di tutela.
Se la prima sala apre uno spazio critico, la seconda si fa invece spazio di presenza viva. Dal 1° al 5 dicembre, gli esponenti dei “Musei vivi” – i Centri di scienze e saperi che custodiscono, in Amazzonia, la memoria e le pratiche di intere comunità – hanno lavorato fianco a fianco con il personale del Museo Civico per allestire la sala. Sono arrivati a Modena con le loro voci, i loro oggetti, le loro storie: e sono loro stessi ad aver scelto, disposto e raccontato gli elementi esposti, scrivendo le didascalie in tempo reale. Ne risulta un allestimento che rompe la rigidità delle teche museali per aprire uno spazio di incontro diretto tra pubblico e comunità, un luogo in cui il museo smette di essere un contenitore e diventa conversazione, relazione, scambio vivo.
L’intero progetto rappresenta un invito a interrogarsi sul ruolo del museo contemporaneo: non più luogo neutrale di conservazione, ma piattaforma di dialogo, di costruzione condivisa di significati, di riconoscimento reciproco. La presenza dei “Musei vivi” rende tangibile questa trasformazione e apre a nuove possibilità di ripensare il patrimonio etnologico al di là delle narrazioni e delle classificazioni che per lungo tempo hanno restituito identità costruite da altri.
All’inaugurazione, a ingresso libero, di sabato 6 dicembre interverranno l’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi e Luiz Filipe Maciel, in rappresentanza dell’Ambasciata del Brasile in Italia. Dopo il taglio del nastro, il pubblico potrà visitare la mostra e proseguire la serata con un brindisi presso il Bar Mosaico, accompagnato dalle musiche del gruppo italo-brasiliano Peixe do Coco.
Il dialogo con i “Musei vivi” prosegue anche nei giorni successivi. Domenica 7 e lunedì 8 dicembre i loro rappresentanti tornano nelle sale del Museo per esibirsi in canti e danze tradizionali e per condurre laboratori artigianali aperti ai visitatori, trasformando ancora una volta lo spazio museale in un luogo dinamico e profondamente umano.
Inaugurazione, ingresso gratuito
Sabato 6 dicembre
ore 16.30, Lapidario Romano del Museo Civico Saluti istituzionali: Andrea Bortolamasi, Assessore alla Cultura del Comune di Modena Luiz Filipe Maciel, Rappresentante dell’Ambasciata del Brasile in Italia Valentina Galloni, Direttrice del Museo Civico Roberto Vecchi, Università di Bologna Presentazione della mostra con curatori e curatrici ore 17, Spazi espositivi del Museo Civico: taglio del nastro ore 18, Lapidario Romano del Museo Civico e Bar Mosaico: brindisi con performance musicale del gruppo italo-brasiliano Peixe do Coco
Info mostra:
Orari di apertura
martedì – venerdì ore 9 -12 e 15 – 18 sabato, domenica e festivi 10 – 19 Durante le festività natalizie: 24 dicembre 9 – 12 25 dicembre chiusa 26 dicembre 10 – 19 31 dicembre 9 – 12 1° gennaio 16 – 19 6 gennaio 10 – 19
Ingresso compreso nel costo del biglietto del Museo Civico, gratuito il giorno dell’inaugurazione e la prima domenica del mese.
museocivico@comune.modena.it
T. 059 203 3101 / 3125

UN PROGETTO PER SUPERARE I CONFINI DISCIPLINARI
Una partnership internazionale che unisce istituzioni italiane e comunità amazzoniche per ripensare musei, patrimoni e narrazioni
Dal 1° al 13 dicembre Modena e Bologna ospitano un’esperienza culturale senza precedenti, accogliendo diciassette membri dell’equipe brasiliana che collabora con il Museo Civico di Modena e con l’Università di Bologna a un progetto ambizioso e innovativo. È un incontro che nasce dal desiderio di ripensare radicalmente i confini tra discipline, istituzioni e culture, e di costruire nuove forme di co-progettazione tra realtà culturali italiane, università e comunità dell’Amazzonia.
Questo percorso di ricerca e confronto prende forma, a Modena, nella mostra “Voci, saperi, patrimoni. Dall’Amazzonia al Museo”, che si inaugura sabato 6 dicembre e rappresenta una delle tappe più significative di un cammino avviato nel 2022. Il progetto, curato dal gruppo di ricerca “Letterature e patrimoni indigeni, musealizzazione e decolonialità”, riunisce ricercatori del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna, curatori del Museo Civico di Modena, studiosi e docenti dell’Universidade Federal Rural do Rio de Janeiro e rappresentanti del Projeto Nova Cartografia Social da Amazônia, insieme ai Centri di Scienza e Sapere, i cosiddetti “Musei vivi”, espressione diretta delle comunità indigene e quilombolas.
La finalità dichiarata è riportare al centro dell’attenzione i saperi tradizionali dei popoli amazzonici e ridefinire, attraverso di essi, il significato stesso di concetti come museo, patrimonio, letteratura, identità. Il progetto intende superare i confini – disciplinari, istituzionali, linguistici, culturali – che per lungo tempo hanno separato mondi solo apparentemente distanti, e interrogare criticamente le narrazioni che l’Occidente ha costruito sull’Amazzonia e sulle sue comunità.
L’interesse del Museo Civico di Modena verso questa collaborazione nasce da una coincidenza significativa: le recenti acquisizioni legate alla figura di Loretta Emiri, studiosa e attivista che tra il 1976 e il 1986 ha vissuto a lungo con gli Yanomami per finalità umanitarie. Nel 2022 l’Università di Bologna ha ricevuto in dono da Emiri un prezioso fondo documentario e bibliografico sulle popolazioni indigene amazzoniche; nel 2023 il Museo Civico ha acquistato una raccolta di oggetti yanomami che va a completare una precedente acquisizione del 2001.
Attorno a questi due nuclei – uno documentario, uno materiale – è fiorita una riflessione allargata, che ha trovato nel Projeto Nova Cartografia Social da Amazônia un interlocutore naturale. Da anni, il progetto brasiliano promuove la pratica dell’auto-mappatura come strumento di autodeterminazione, tutela e rappresentazione autonoma delle comunità amazzoniche: un modo per riappropriarsi del proprio territorio, raccontarlo attraverso le proprie parole, monitorarne trasformazioni e minacce.
Da qui si è sviluppato un lavoro collettivo che vede la mostra non come punto di arrivo, ma come tappa di un processo in continua evoluzione. L’obiettivo comune è da un lato, stimolare una riflessione critica sulle rappresentazioni dell’Amazzonia nel contesto europeo; dall’altro, ripensare profondamente lo spazio dei musei che conservano patrimoni indigeni, ricollocandoli entro le problematiche – politiche, culturali, ambientali – che oggi attraversano gli stessi popoli da cui quei patrimoni provengono.
Questa prospettiva si inserisce all’interno di un più ampio movimento internazionale che chiede ai musei di superare l’idea di depositi neutri di oggetti e di assumere invece un ruolo attivo nella ricostruzione delle storie collezionistiche, nel riconoscimento delle responsabilità storiche e nella costruzione di narrazioni plurali e condivise. Le raccolte etnologiche del Museo Civico, nate in epoca positivista e profondamente segnate da un approccio classificatorio ed eurocentrico, rappresentano un esempio emblematico di quella stagione culturale in cui le culture extraeuropee venivano guardate attraverso il filtro di una presunta superiorità occidentale.
UNA TAVOLA ROTONDA VENERDÌ 12 DICEMBRE
Nella sala conferenze del Palazzo dei Musei un appuntamento per discutere nuove prospettive sulla conservazione e rappresentazione delle culture amazzoniche
Il progetto che dal 1° al 13 dicembre lega Modena e Bologna a voci, conoscenze e testimonianze di sette comunità amazzoniche brasiliane trova uno dei suoi momenti più significativi nella tavola rotonda “Dall’Amazzonia all’Europa: concezioni e pratiche museali in dialogo”, in programma venerdì 12 dicembre alle 16.30 nella Sala conferenze del Palazzo dei Musei. Organizzato dal Museo Civico nell’ambito del fitto calendario di iniziative che in queste settimane avvicinano territori geograficamente lontani ma uniti da sfide culturali comuni, l’incontro rappresenta un’occasione preziosa per discutere, da prospettive diverse e complementari, il ruolo dei musei contemporanei nel raccontare patrimoni complessi, attraversati da storie, memorie e conflitti.
Ad aprire il pomeriggio saranno il sindaco di Modena Massimo Mezzetti e la direttrice del Museo Civico Valentina Galloni, che introdurranno un confronto internazionale di alto livello, moderato da Francesca Piccinini. Attorno al tavolo siederanno antropologi, curatori museali, ricercatori e docenti che da anni lavorano sul campo, in Amazzonia come in Europa, per ripensare le modalità con cui istituzioni culturali, accademiche e comunità locali costruiscono e condividono narrazioni sul patrimonio.
Tra i protagonisti della tavola rotonda ci sarà Alfredo Wagner Berno de Almeida, figura centrale negli studi sulla cartografia sociale e sulla tutela dei territori amazzonici. Docente di Scienze Umane e di Cartografia Sociale e Politica dell’Amazzonia presso l’Università Statale di Amazonas, Almeida coordina il vasto e articolato progetto Nova Cartografia Social da Amazônia, un laboratorio diffuso che coinvolge numerose università brasiliane e ricercatori impegnati nella mappatura partecipata delle comunità tradizionali. Il suo lavoro, radicato nell’ascolto e nella collaborazione diretta con i popoli indigeni, mira a restituire loro strumenti di rappresentazione, autodeterminazione e difesa territoriale.
Accanto a lui interverrà Cynthia Carvalho Martins, antropologa e ricercatrice anch’essa parte attiva del Projeto Nova Cartografia Social da Amazônia, oltre che coordinatrice del Programma di Laurea Magistrale in Cartografia Sociale e Politica dell’Amazzonia. Martins ha condotto numerosi studi sulle forme di musealizzazione e catalogazione del patrimonio amazzonico in Europa, analizzando criticamente il modo in cui materiali e oggetti, una volta giunti nei musei occidentali, vengono classificati, interpretati e presentati al pubblico.
Dalla Francia arriverà Benoît de l’Estoile, antropologo di fama internazionale e studioso dei rapporti tra politica, conoscenza e processi di costruzione delle differenze culturali. Le sue ricerche, che spaziano dall’Africa coloniale al Brasile, si concentrano sulle forme di rappresentazione delle alterità e sui dispositivi attraverso i quali le istituzioni museali contribuiscono a definirle. Direttore di ricerca al CNRS dal 2012, nel 2023 è stato nominato Direttore del Dipartimento di ricerca e insegnamento del Musée du Quai Branly – Jacques Chirac di Parigi, istituzione che ospita attualmente una grande mostra dedicata all’Amazzonia, al centro del suo intervento modenese.
Il dialogo con la prospettiva italiana sarà affidato a Davide Domenici, professore associato in discipline demoetnoantropologiche presso l’Università di Bologna. Domenici lavora da oltre vent’anni sulla storia, l’archeologia e l’antropologia dei popoli indigeni americani e coordina l’unità bolognese del progetto PRIN KNOT – Knowledge of Things, dedicato a un nuovo approccio interdisciplinare allo studio del patrimonio indigeno conservato in Italia.
Completerà il panel Carolina Orsini, curatrice del Museo delle Culture di Milano (Mudec), istituzione che negli ultimi anni ha saputo aprire una riflessione ampia e profonda sulla gestione dei patrimoni di provenienza extraeuropea. Il suo lavoro si muove tra archeologia andina, museologia postcoloniale, globalizzazione degli oggetti e politiche di riparazione e restituzione dei beni etnografici.

