Anche il boss camorrista Perrone ‘o pazzo scrive da Modena al Presidente Napolitano per chiedere lo stop delle intercettazioni telefoniche che lo perseguitano ed umiliano. “…sono costantemente ascoltato e seguito, in totale dispregio della privacy e dell’intimità personale…oppresso nella libertà di cui ogni cittadino della Repubblica Italiana ha il sacrosanto diritto !”

Se la prende per gli stringenti controlli investigativi ed intercettazioni telefoniche ed ambientali : “…poteri smisurati concessi ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine…contro me che sono un cittadino onesto e dedito al lavoro, ma…signor Presidente, a tutto c’è un limite…”.

Parole accorate di Perrone ‘o pazzo, scritte al Capo dello Stato dalla sua “reggia di Nonantola”, attrezzata anche per intercettare – a sua volta – le frequenze radio della polizia: par condicio in salsa di camorra !

Ciò è quanto reso noto ieri dalla stampa, che ci racconta lo sdegno del boss contro l’efficace azione investigativa di poliziotti e magistrati a suo parere troppo zelanti.

Sempre ieri, la stampa riportava gli stessi concetti e parole di sdegno, riproposti in un comizio molto applaudito in una piazza romana, contro le intercettazioni di investigatori troppo “talebani”. Ma questo è un altro discorso.

Le intercettazioni si sono dimostrate ancora una volta strumento indispensabile ed irrinunciabile per la conduzione di complesse e moderne indagini contro la criminalità ed il malaffare. La Cgil esprime grande riconoscimento al notevole lavoro dei giudici e poliziotti, ma resta il problema fondamentale – anche per la realtà emiliana e modenese – del contrasto ai fenomeni di penetrazione criminale.

Siamo ad un punto di svolta, caratterizzato da alcuni elementi:

– le infiltrazioni camorriste/mafiose in settori della nostra economia, sono accertate e ciò significa che hanno trovato spazi economici (quanto ancora marginali?) in alcuni settori più “attraenti”(edilizia, servizi, pubblici esercizi, ecc.);

– le Associazioni economiche e delle professioni, dopo una fase di dubbi e qualche sottovalutazione, stanno passando ad una più fattiva consapevolezza, accelerata dalla crisi economica la cui gravità espone di più tante piccole imprese;

– l’abbassamento delle soglie normative volute da una certa cultura di governo, nelle regole di controllo su appalti e subappalti, fiscalità e condoni, tracciabilità dei pagamenti, deregolazione dei rapporti di lavoro, ecc… hanno favorito e non ostacolato l’esposizione a fenomeni di illegalità e comportamenti collusivi in ampi strati della società e dell’economia;

– le Istituzioni Locali e quelle dello Stato nel territorio sono passate da una fase di denuncia e allarme su singoli segnali di presenza del malaffare criminale, alla consapevolezza che occorre un contrasto “di sistema”.

– La proposta molto concreta ed innovativa del nuovo Procuratore Zincani di avviare un “Osservatorio” sulla penetrazione della criminalità organizzata in economia, rappresenta una novità che impone a tutti i soggetti la necessità di assumere responsabilità più nette e impegnative, oltre i vaghi e generici impegni “contro la mafia” .

L’attivazione urgente dell’Osservatorio, la sua operatività effettiva, e poi la sua “imitazione” in ogni altro territorio del Paese, rappresenta una sfida dalla quale sarà difficile tirarsi indietro anche per le Associazioni economiche più fredde e diffidenti.

Dichiarare in astratto la collaborazione nella lotta all’inquinamento della economia è una rituale a cui non ci si nega. Altra cosa è invece la scelta di accogliere la sfida con comportamenti quotidiani attenti e disponibili a segnalare ogni irregolarità, ogni intimidazione, ogni pressione. Tutto ciò che può essere messo” in rete” e nel filtro dell’Osservatorio Investigativo contro la criminalità , contiene una potenzialità enorme .

Associazioni imprenditoriali, Sindacati confederali e di categoria,Enti locali e Consorzi, Aziende pubbliche, Istituti previdenziali e del Lavoro, Banche ed Assicurazioni, Associazioni del volontariato e dei consumatori, Ordini professionali e Consulenti, e tanti altri soggetti della rappresentanza sociale ed economica, costituiscono quel tessuto democratico sano ed invalicabile per il crimine organizzato.

(Franco Zavatti Cgil Modena, Dipartimento Cgil regionale contrattazione e sicurezza)