“La presenza di una mafia evoluta, capace di radicarsi tra le pieghe della legalità e di utilizzare abilmente pezzi del nostro sistema economico per i propri affari. È solo l’ultimo tassello che emerge dalla lotta alla criminalità organizzata nel territorio modenese. Soprattutto è la conferma della presenza di organizzazioni di stampo mafioso che, insediatisi da tempo in provincia, stanno diversificando le loro attività e con ogni probabilità spartendosi i settori in cui sviluppare nuove attività illecite”.Un tema importante posto sotto la lente di ingrandimento dal Procuratore capo Vito Zincani in occasione dell’ incontro organizzato dalla presidenza di Confesercenti Modena per ribadire l’importanza della legalità.
Fermamente voluto dall’Associazione, l’appuntamento col Procuratore, tenutosi giovedì scorso, è stato seguito con grande interesse e partecipazione dall’Assemblea provinciale di Confesercenti ed ha offerto l’occasione per consolidare la stretta collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine, magistratura e società civile contro ogni forma di illegalità, soprattutto quella riconducibile alla criminalità organizzata.
L’impegno di Confesercenti nel focalizzare l’attenzione su quello che allora appariva come un pericolo di infiltrazione delle organizzazioni mafiose nel nostro territorio risale già al 2005. Oggi, invece, siamo in presenza di forme strutturate della malavita organizzata anche in provincia di Modena. Nelle ultime relazioni presentate in occasione della festa dei Carabinieri e della Polizia spiccano infatti i numerosi arresti per il reato d’associazione a delinquere di stampo mafioso di soggetti appartenenti al clan camorristico dei casalesi, oltre al sequestro di immobili, terreni, società, ditte individuali, alcuni esercizi commerciali e diversi veicoli, per un valore complessivo di 50 milioni di euro.
Interventi importanti, a cui si aggiunge quello più recente che trae origine dalle indagini sul grave atto intimidatorio messo a segno qualche anno fa ai danni dell’Ufficio delle Entrate di Sassuolo. Un’operazione che ha portato nei giorni scorsi all’arresto di esponenti della ‘ndragheta i cui affari sul territorio fruttavano svariati decine di milioni di euro. È purtroppo la conferma della presenza di altre forme di criminalità organizzata che insediatesi ormai da tempo sul territorio, stanno evidentemente diversificando e forse spartendosi i settori in cui insediarsi e sviluppare le attività illecite. Soprattutto è la conferma di una situazione che, nonostante il prezioso lavoro condotto da Forze dell’Ordine e Magistratura, continua a destare una forte e seria preoccupazione anche per il livello di collusione tra una parte, per quanto minoritaria, dell’economia legale e quella illegale, come dimostra, ancora una volta, l’arresto di venerdì scorso del “contabile” della ‘ndragheta, un commercialista con studio a Lugano bloccato a New York, grazie anche alla collaborazione con l’FBI.
Lo stesso ‘Rapporto SOS Impresa’, dossier annuale di Confesercenti sull’attività della criminalità organizzata in Italia e recentemente presentato al parlamento europeo è molto chiaro in merito: la mafia ha messo radici in diversi comuni della nostra provincia operando prevalentemente nel settore edile, ma non solo.
La criminalità organizzata ha dimostrato di essere in grado di associare la vocazione imprenditoriale e finanziaria al potere intimidatorio e alla capacità di tessere relazioni all’interno del tessuto economico. Oltre a ciò Confesercenti è preoccupata dal fatto che anche settori quali commercio, pubblici esercizi e servizi, possono definirsi a rischio. Se da un lato, il prolungamento della crisi e la difficoltà d’accesso al credito possono rendere meno efficaci gli strumenti di difesa che sino ad oggi hanno reso difficile l’espandersi della malavita organizzata; dall’altro preoccupano quei fenomeni legati alla contraffazione e all’abusivismo commerciale: gravi forme di concorrenza sleale che, attraverso lo sfruttamento del lavoro nero in moltissimi casi vanno ad aumentare il giro d’affari mafioso.
Appare chiaro che l’azione di contrasto alla malavita richiede un costante affinamento degli strumenti, per una risposta ferma e determinata. Nonostante le difficoltà però anche di recente sono stati fatti passi avanti: a partire dalla nascita di un pool specializzato guidato dalla dottoressa Lucia Musti presso la procura, all’estendersi e rafforzarsi la rete di controlli, fino al tavolo presieduto dal prefetto Benedetto Basile, a cui partecipano anche le associazioni imprenditoriali.
“Alla magistratura e alle forze dell’ordine quindi va tutto il nostro appoggio, affinché il lavoro sia svolto nelle condizioni migliori – dichiara Tamara Bertoni, direttore generale di Confesercenti – La conoscenza e il forte radicamento sul territorio, così come i frequenti contatti quotidiani con centinaia d’imprenditori rappresentano un patrimonio importante che desideriamo mettere a disposizione della comunità per cercare di isolare e quindi debellare fenomeni riconducibili alla criminalità organizzata. Vogliamo però anche ribadire con determinazione e in modo chiaro la necessità di richiamare i valori dell’etica come antidoto forte all’illegalità. L’integrità di una società passa prima di tutto da un elevato livello di attenzione delle coscienze a cui non è consentito in alcun modo scendere a compromesso sui temi della legalità. L’incontro con il procuratore capo Vito Zincani si inserisce in un programma di attività volto ad aumentare la consapevolezza rispetto a un contesto che da tempo è mutato e ha consentito di rinvigorire la cultura della legalità. Quella basata sul rispetto delle regole, sul valore del lavoro e dell’attività imprenditoriale”.
“E’ una situazione in evoluzione e delicata quella sul territorio modenese. Ma siamo ancora in tempo, perché l’assenza di una cultura mafiosa rappresenta uno dei cardini principali nel contrasto alla criminalità organizzata e l’imprenditoria costituisce uno dei punti di forza nella difesa della legalità – ha dichiarato il Procuratore Vito Zincani, ringraziando Confesercenti per l’opportunità di affrontare temi così delicati presso un’associazione imprenditoriale – Al nord le organizzazioni mafiose hanno mutato il loro modo di agire: tendono ad insediarsi tra le pieghe dell’economia sana, anche solo controllando un singolo segmento della filiera produttiva, ma vitale per un intero settore. E così è stato in certi casi per l’edilizia arrivando a mettere le mani sulla produzione di cemento; per i trasporti, nei mercati ortofrutticoli all’ingrosso, ma anche nella ristorazione e nella logistica. Si inseriscono là dove l’anello è debole, rilevando aziende in difficoltà e si espandono. A ciò vanno aggiunte intimidazioni e minacce, per tacere dei furti mirati e culminati in poco tempo con la sparizione di mezzi da lavoro per diversi milioni di euro. E’ importante quindi, non abbassare la guardia, rafforzando le difese e segnalare le anomalie. Per fare questo però è necessario non essere soli e collaborare sviluppando una fitta rete di collegamento tra cittadini, istituzioni e soprattutto imprese il cui ruolo a tal senso è sicuramente di primo piano. Un tipo di attività in cui le associazioni di categoria debbono rappresentare un strumento di riferimento collettivo ad uso degli imprenditori per segnalare situazioni di disagio o pericolose. Nessuna azione preventiva va trascurata nella lotta alla criminalità organizzata; a maggior ragione ora in situazione di crisi economica sarebbe importante per le imprese accedere al credito in modo trasparente, controllato e agevolato così da contrastare e respingere gli attacchi della malavita anche da questo aspetto”.

