Un’importante studio multicentrico alla cui ideazione e coordinamento ha partecipato il prof. Leonardo Fabbri, è stato pubblicato sul numero di marzo del New England Journal of Medicine. Lo studio ha dimostrato come il tiotropio – un anticolinergico a lunga durata d’azione assunto per via inalatoria – è superiore a salmeterolo – altro broncodilatatore a lunga durata d’azione ma con meccanismo d’azione diverso in quanto si tratta di un agonista dei beta-2 recettori – nel ridurre il rischio di riacutizzazioni della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), una malattia cronica causata dal fumo e dagli inquinanti ambientali che costituisce una delle principali cause di morte al mondo, dove le riacutizzazioni sono un chiaro indicatore della gravità e della evoluzione della malattia. Proprio per questi motivi la prevenzione delle riacutizzazioni è uno dei maggiori obiettivi terapeutici nella BPCO. Il POET-COPD study (acronimo che sta per Prevention Of copd Exacerbations of with Tiotro-pium, prevenzione delle riacutizzazioni con tiotropio) è stato uno studio multicentrico internazionale condotto su 7.376 pazienti con BPCO di grado da moderato a grave reclutati in 725 centri distribuiti in 25 Paesi. Modena ha seguito venti dei pazienti italiani che hanno partecipato alla sperimentazione.

“Le riacutizzazioni della BPCO – ha commentato il Professor Leonardo M. Fabbri – costituiscono un aspetto importante nella storia naturale della malattia BPCO, assimilabile all’infarto del miocardio nella patologia coronarica. Le riacutizza-zioni di BPCO che necessitano di ricovero in ospedale aumentano notevolmente il ri-schio di morte dei pazienti e, oltre alle gravi ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti, comportano un notevole onere economico per i sistemi sanitari e la società nel suo complesso. Vi era pertanto l’esigenza di condurre uno studio ampio e prospettico che mettesse a confronto broncodilatatori a lunga durata d’azione, per stabilirne l’efficacia nel ridurre il rischio di riacutizzazioni della BPCO, rischio che il paziente con BPCO corre in tutti gli stadi della malattia. Questo studio, condotto su oltre 7000 pazienti, è il primo nella storia della ricerca clinica sulla BPCO, calibrato solo sulle riacutizzazioni e non sulla funzionalità respiratoria. Con la dimostrazione della maggiore efficacia di tiotropio rispetto a salmeterolo viene da una parte confermata la possibilità di prevenire o ridurre il rischio di riacutizzazioni con broncodilatatori a lunga durata d’azione, dall’altra viene data una preferenza fra i diversi farmaci disponibili”.

Lo studio è durato un anno e ha confrontato dell’anticolinergico a lunga durata d’azione tiotropio e del beta agonista a lunga durata d’azione salmeterolo sulle riacutizzazioni della BPCO di grado da moderato a grave. Lo studio è stato coordinato, oltre che dal prof. Leonardo Fabbri, dal prof. Claus Vogelmeier del Dipartimento di Medicina Interna, Divisione Malattie Polmonari dell’Università di Marburg, Germania Nel centro di Modena sono stati reclutati e studiati 20 pazienti.

Su 7.376 pazienti affetti da BPCO di grado da moderato a grave, il tiotro-pio ha ritardato in maniera significativa la comparsa della prima riacutizzazione della BPCO, con una riduzione del rischio del 17% rispetto a salmeterolo. Il tiotropio ha ridotto il rischio di riacutizzazioni di grado moderato del 14% e il rischio di riacutizzazioni gravi, che hanno reso necessario l’ospedalizzazione del 28% rispetto al salmeterolo. I criteri per l’arruolamento dei pazienti nello studio sono stati l’età (fino ai 40 anni), e storia di tabagismo (uno o più pacchetti di sigaretta al giorno per 10 anni) e diagnosi di BPCO di grado da moderato a molto grave con almeno una riacutizzazione entro l’anno precedente trattata con steroidi sistemici e/o antibiotici e/o ricovero ospedaliero.

I risultati dello studio POET sono stati pubblicati nel fascicolo del 24 Marzo del New England Journal of Medicine, la più prestigiosa rivista medica mondiale. Il Prof. Leonardo Fabbri, Direttore del Dipartimento di Oncologia Ematologia e Malattie Respiratorie del Policlinico di Modena, compare ultimo nella pubblicazione, con ruolo di “senior and corresponding Author”, cioè il coordinatore degli autori che gestiscono l’editing dell’articolo. “Questo ruolo consente di attribuire la maggior parte del peso della pubblicazione all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, il che ne aumenta ulteriormente il <<prestigio>> scientifico sul piano regionale e nazionale”. Ha commentato la prof.ssa Gabriella Aggazzotti, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia.

“Le patologie respiratorie provocano in Italia circa 40.000 morti l’anno – ha commentato il dottor Stefano Cencetti, direttore generale del Policlinico – e di questi la metà sono vittime della broncopneumopatia cronica ostruttiva. Un italiano su cinque oltre i sessant’anni soffre di BPCO, che è la quarta causa di morte nel mondo. Ogni anno a Modena muoiono oltre 200 persone di sola BPCO come prima causa, oltre ad altre 5-600 morte per altre cause (in particolare malattie cardiovascolari) ma che presentano BPCO. Si stima che nella provincia di Modena vi siano 600 pazienti costretti a vivere attaccate alla bombola di ossigeno a causa di insufficienza respiratoria causata da BPCO”. Le riacutizzazioni possono compromettere gravemente la qualità di vita dei pazienti. I ricoveri per riacutizzazioni della BPCO sono respon-sabili del 40-70% di tutti i costi sanitari sostenuti per i pazienti. “Siamo quindi veramente soddisfatti di questa ulteriore conferma del ruolo chiave del Policlinico di Modena nella lotta a questa patologia respiratoria, facendone uno dei punti di riferimento a livello nazionale”.

“Il Tiotropio – ha continuato il prof. Leonardo Fabbri – agisce positivamente sul decorso clinico della BPCO, contribuendo a cambiare il modo in cui i pazienti vivono con questa malattia. Tiotropio è il farmaco più prescritto al mondo come terapia di mantenimento della BPCO, aiuta i pazienti a respirare meglio, dilatando le vie respiratorie e mantenendole pervie per 24 ore. Esso svolge un’azione mirata su un meccanismo dominante reversibile della BPCO – la broncocostrizione colinergica – e ha dimostrato di indurre una broncodilatazione (apertura delle vie aeree) significativa e sostenuta oltre a ridurre l’iperinsufflazione polmonare (air trapping o intrappolamento d’aria). In studi controllati con placebo, i pazienti trattati con tiotropio hanno avuto minori difficoltà respiratorie in seguito ad attività motorie e migliore resistenza all’esercizio fisico”.

La BPCO è una malattia progressiva, ma trattabile, che limita la vita dei pazienti nel tempo. E’ una delle principali cause di mortalità e invalidità nel mondo. I suoi sintomi comprendono tosse, escreato (muco o flegma) e difficoltà respiratorie sotto sforzo. Secondo le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono 210 milioni le persone attualmente affette da BPCO, malattia che nel 2005 ha provocato più di 3 milioni di morti, più di quelle causate da carcinoma mammario e diabete nel loro complesso. Il principale sintomo della BPCO, la dispnea (fiato corto), ha carattere persistente e progressivo e compromette gravemente la qualità di vita di chi ne soffre. Nelle forme più gravi impedisce persino lo svolgimento delle attività quotidiane più comuni, come lavarsi e vestirsi. La prevalenza di BPCO è significativamente più elevata nei fumatori ed ex-fumatori rispetto ai non fumatori, nei soggetti di 40 anni e più rispetto a quelli di età inferiore a 40 e più frequente negli uomini anche se l’aumento delle donne fumatrici sta diminuendo la forbice tra i due sessi.

“E’ con grande soddisfazione che abbiamo appreso la notizia della pubblica-zione di questo studio sul New England Journal of Medicine – ha concluso la prof.ssa Gabriella Aggazzotti, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia – che è una delle più autorevoli riviste scientifiche a livello mondiale. Un simile riconoscimento dimostra ancora una volta la qualità scientifica dei professionisti del Dipartimento ad Attività Integrata di Oncologia, Ematologia e Patologie dell’Apparato Respiratorio e di tutta la nostra Facoltà di Medicina e Chirurgia del nostro Ateneo. Questo studio consolida il ruolo di leader italiano che la Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio del Policlinico ha saputo conquistare, sotto la direzione del prof. Fabbri, nella cura della BPCO”.