L’archivio dei disegni, la raccolta delle fotografie, l’emeroteca e la biblioteca professionale di Carlo Lucci (Firenze 1911 – Moggio Udinese 2000), architetto e docente di Composizione architettonica all’Università di Firenze – una vita trascorsa in gran parte a Reggio Emilia, città che ospita diverse sue significative opere realizzate e in cui ha insegnato – viene dato in comodato gratuito dalla famiglia alla Biblioteca municipale Panizzi.

L’intento dei figli Franco, Bruno e Stefano, nel centenario della nascita del padre, è che questo patrimonio culturale e affettivo di cospicue dimensioni e notevole qualità – 2.871 disegni; 1.283 fotografie; 42 testate di riviste di architettura e tecniche specialistiche, italiane ed estere fra cui Domus, L’architettura. Cronache e storia, L’industria italiana del cemento, Urbanistica, Chiesa e quartiere, Architectural Record, Moderne Bauformen, L’architecture d’Aujaud’hui, Bauen+Wohnen; 600 volumi librari – possa essere accessibile al pubblico. Ai tecnici della Biblioteca Panizzi l’accordo assegna il compito di occuparsi di catalogare e digitalizzare il fondo.

Con il deposito dell’archivio alla Panizzi si realizza una volontà deducibile dal testamento dell’architetto Lucci, quale segno di amore e riconoscenza per Reggio.

Nella ricorrenza del centenario, a cura di Bruno Lucci, è stata pubblicata la biografia Carlo Lucci architetto e umanista (edizioni Simone Volpato Studio Bibliografico, Padova-Trieste).

Il prossimo settembre, a Reggio Emilia, la Biblioteca Panizzi organizzerà la mostra dei materiali e degli oggetti di Carlo Lucci, con la cura di Andrea Zamboni, nella sala espositiva della Biblioteca.

L’archivio e il volume su Carlo Lucci sono stati presentati alla stampa oggi in Municipio dagli assessori Ugo Ferrari e Paolo Gandolfi, dal direttore della Biblioteca Panizzi Giordano Gasparini e da Franco Lucci, in rappresentanza della famiglia.

“Rigore, sobrietà, disincanto rispetto alle mode del momento, e soprattutto una forte responsabilità sociale: la consapevolezza e l’attenzione costante a quanto il progetto, la costruzione, lo spazio inventato potessero incidere come conseguenza sulla vita e la città pubbliche, la cui qualità restava il centro principale della sua attenzione”, ha detto l’assessore Ferrari di Carlo Lucci.

“Fu un periodo, quello dell’esordio e della maturazione di Carlo Lucci, dal dopoguerra agli anni Sessanta, ricco di buoni architetti – ha detto l’assessore Gandolfi – Professionisti con una cultura e una formazione solide e originali, che hanno lasciato un segno evidente in città. Carlo Lucci, che è figura straordinaria e grande rilievo tecnico e culturale, è emblematico di questo periodo fervido per l’architettura e l’urbanistica, con una caratteristica assai peculiare: la capacità di intervenire e introdurre nelle parti storiche del tessuto urbano elementi di modernità di alto livello nel rispetto dell’assetto circostante, a dimostrazione che se la mano del progettista è grande, il risultato è di valore”.

“La consegna dell’archivio in comodato gratuito alla Biblioteca Panizzi – ha detto Franco Lucci, per trent’anni ingegnere capo della Provincia di Reggio – è una volontà che si deduce dal testamento di Carlo Lucci, che apriva le porte a questa operazione. Nostro padre ha amato profondamente Reggio, dove iniziò lavorando alla Saccai sulla sperimentazione progettuale del prefabbricato, e credo che con l’archivio abbia voluto affidare alla città un segno di riconoscenza e l’incarico di custodire, rendendole pubbliche, le raccolte archiviate. D’altro canto, l’affidamento dei materiali a un’istituzione come la Biblioteca Panizzi è garanzia assoluta per l’archivio Lucci. Di questa custodia e della diffusione di contenuti che ne verrà, come del lavoro di catalogazione e digitalizzazione previsti e del sostegno nell’editare il libro, siamo grati al Comune di Reggio, alla Provincia, all’Ordine degli Architetti e in particolare alla Biblioteca Panizzi”.

Franco Lucci ha poi tratteggiato la figura del padre, intellettuale a tutto tondo, quindi umanista prima che specificamente architetto e urbanista. Per lui il lavoro era un tutt’uno a cui ciascuno conferiva la sua parte: “E di queste parti, Carlo Lucci sapeva riconoscere il valore fondamentale – ha concluso Franco – Erano ad esempio fondamentali le prestazioni degli artigiani in cantiere, lo capiva perché lui stesso si sentiva artigiano. In occasione dell’inaugurazione della chiesa di Cella, suo ultimo intervento realizzato, ringraziò tutti uno per uno: i marmisti, i lattonieri, gli idraulici, i muratori, i carpentieri… per la loro opera indispensabile e perché si erano spesi per comprendere il lavoro del progettista”.

“Carlo Lucci è stato un precursore dell’interdisciplinarietà – ha detto il direttore della Panizzi, Gasparini – Un interdisciplinare ante litteram, come dimostrano la sua versatilità e competenza in architettura, ma anche in urbanistica, arredamento, la sua attenzione ai dettagli, la conoscenza e competenza ad esempio sui materiali e sulle tecniche di montaggio, che lo rendeva appunto anche artigiano”.

“L’archivio raccoglie pezzi di grande valore per studiare e capire l’architettura e la cultura di Carlo Lucci – ha aggiunto Gasparini – E sono notevoli la raccolta fotografica e delle riviste tecniche: c’è ad esempio una collezione di Moderne Bauformen dal 1933 che è una vera rarità. Un fondo che si affianca a quelli di altri importanti architetti, che la Panizzi custodisce, ordina e mostra in una progressiva ricognizione architettonica di Reggio, nei ultimi 150 anni di Unità d’Italia”.

BIOGRAFIA – Carlo Lucci nasce a Firenze il 15 febbraio 1911. Dopo gli anni di Ginnasio prima e di Liceo Artistico dopo, si laurea alla Scuola superiore di Architettura nel 1935 e ottiene a Roma nello stesso anno, l’abilitazione professionale. I primi anni di attività sono frammentati dalle esperienze belliche italiane.

Chiamato in Africa durante la guerra di Etiopia, vi svolge servizio come ingegnere capo del Municipio di Dessié. Rientrato nel 1937, si stabilisce a Roma dove collabora con il professor Petrucci, partecipando con lui e con altri a numerosi concorsi di architettura e alla realizzazione di piani regolatori. Nel contempo ha l’incarico di addetto alle esercitazioni alla cattedra di Caratteri degli edifici del professor Fagnoni a Firenze. La guerra e l’internamento in Germania lo allontanano per lungo tempo dalla famiglia e dalla progettazione. Nel 1945 si stabilisce definitivamente a Reggio Emilia.

L’esperienza presso alcuni importanti studi italiani di architettura e a collaborazione con docenti, architetti e ingegneri lo rendono particolarmente attento e sensibile ai temi tecnologici e allo scheletro strutturale, che nei suoi progetti diverrà sempre trama generatrice dell’architettura.

Dal ’48 al ’55 ha la cattedra di Costruzioni all’Istituto Tecnico di Reggio Emilia; dal 1954 riprende i contatti con l’Università di Firenze e diventa assistente di Gamberini; dal ’63 è libero docente, nel ’65 incaricato all’insegnamento di Elementi di architettura e Rilievo dei monumenti.

Diviene nel 1974 direttore dell’Istituto di Composizione architettonica e nel ‘76 vince il concorso a cattedre per Composizione architettonica.

Accompagna la sua carriera universitaria, che terminerà nel 1986 per raggiunti limiti d’età, con una ricca produzione pubblicistica di articoli, interventi, saggi e studi che prendono spunto dall’intensa ricerca sui contenuti e le forme dell’architettura che Lucci sempre persegue come docente e come professionista. A fianco della propria produzione pubblicistica, numerosi gli articoli sulla sua attività e i suoi progetti pubblicati sulle riviste specializzate (Ville e giardini, L’Architettura, Architetti… ). Dal 1964, su segnalazione della Sezione emiliana, diviene membro dell’Inu, l’Istituto nazionale di urbanistica, da cui si dimette polemicamente nel ‘93.

Professionista solitario o come egli stesso afferma “isolato”, lontano dalla ribalta professionale e mondana, polemico e refrattario e clientelismi e favoritismi, mostra nella sua attività di architetto un rigore da uomo d’altri tempi: un fondamento etico che permea ogni azione progettuale e con il quale attraversa questo secolo di trasformazione dell’architettura e della società cercando di controllare la qualità del risultato.

ALCUNE DELLE OPERE PIÙ SIGNIFICATIVE A REGGIO EMILIA E PROVINCIA

1950-52 – Cinema Ambra; villa Bertazzoni a Guastalla;

1951 al 1961 – Incarico Ina-Casa: Reggio Emilia;

1952 – Campo di atletica leggera;

1953 – Arredamento casa Patruno;

1954 – Ristrutturazione della chiesa di Regina Pacis a Reggio Emilia;

1955 – Casa Benatti, Guastalla;

1957-1963 – Collabora con gli architetti A.Pastorini, E.Salvarani e l’ingegnar G.Torelli per il Prg di Luzzara, Guastalla e Gualtieri;

1958-1962 – Edificio per banca, uffici e residenza in via Sessi a Reggio Emilia; edificio delle Poste a Guastalla;

1958-1963 – Edificio residenziale a Porta Castello;

1959-1960 – Scuola media a Moggio Udinese;

1959-1962 – Edificio per banca, uffici e residenza a Correggio;

1960 – Redazione del regolamento edilizio di Reggio Emilia;

1961 – Abitazione Avanzi a Cavriago;

1962 – Scuola materna “G. Recordati” a Correggio;

1963 – Edificio per abitazioni in corso Garibaldi e casa Negri a Cavriago;

1965 – Redazione del Piano regolatore del Comune di Albinea, casa Benassi, casa Veronai a Pieve di Guastalla, stabilimento Socama;

1965-1978 – Scuola media di Castelnuovo ne’ Monti;

1966 – Stabilimento Selene a Cavriago;

1968-1970 – Abitazioni di Cattania e Cavazzoni a Correggio, di Cacciari a Luzzara;

1978-1984 – Restauro della Sala Verdi, nel teatro Ariosto di Reggio Emilia;

1979 – Piano particolareggiato del centro storico di San Martino in Rio;

1982 – Presidente dell’Ordine degli Architetti di Reggio Emilia;

1985-1990 – Sistemazione del verde pubblico nel Peep di Pieve Modolena;

1986-1988 – Casa per una giovane coppia a Correggio;

1996 – Progetto di massima per una chiesa, Villa Cella (inaugurata nel 2000) e ristrutturazione sala parrocchiale Sant’Agostino, Reggio Emilia;

2000 – Edificio Emiliana Tessile a Correggio.

Reggio Emilia – Edificio residenziale a porta Castello