Egregio Presidente del Consiglio Professor Mario Monti
Siamo onorati di celebrare insieme a Lei l’anniversario della nascita del Tricolore nella nostra città. La nostra bandiera rappresenta il simbolo della nostra nazione, attorno al quale tutti insieme ci si stringe nei momenti difficili.
Conoscerà di certo la storia della nostra città e della nostra comunità, una storia che non ha mai rinunciato a lottare contro le disuguaglianze economiche e culturali; una storia fatta di solidarietà, di accoglienza e di rispetto dei diritti universali ed irrinunciabili. Una storia di grandi visioni e di importanti risultati concreti.
Non le abbiamo risparmiato critiche dopo la manovra da Lei varata: ne capiamo l’urgenza, ma non possiamo condividere fino in fondo l’idea di Paese che si profila con le misure adottate.
Manca un ragionamento sul futuro, sugli assi portanti su cui costruire un nuovo modello di sviluppo. Rischiamo di uscire dalla crisi con lo stesso Sistema Paese senza quegli anticorpi che ci tutelino da una sicura ciclicità di tali fasi, tipica di un sistema neo-liberista. E’ proprio il sistema economico e di sviluppo che da tempo risulta iniquo, teso solo ad aumentare in modo spaventoso le disuguaglianze, vittima della corruzione e delle sue stesse contraddizioni. Sono le premesse da mettere in discussione, non possiamo continuare a mettere toppe, la gomma che continua a sgonfiarsi ormai è logora, c’è bisogno di cambiarla.
Se è vero che in un momento cosi difficile sono necessarie misure drastiche e sacrifici, e questo di certo non lo mettiamo in dubbio, è vero anche che sarebbero molto più comprensibili se fossero guidate da un criterio di equità, dove le risorse non si prelevano sempre dove è più facile, ma dove è più giusto.
Nessuno ha la sfera di cristallo, troppe volte qualcuno ha millantato di averla e di avere soluzioni facili a problemi complessi che invece richiedono tempo, impegno e solidarietà sociale.
Iniziamo da un serio investimento sulla formazione che vada dai nidi d’infanzia all’università, da una seria e costante formazione professionale, da un sistema di istruzione pubblico che permetta a tutti, indipendentemente dalle loro condizioni economiche e culturali iniziali, di realizzare il proprio percorso di studio in base alle proprie capacità.
La scarsa mobilità sociale che abbiamo in Italia non è da Paese moderno; dobbiamo recuperare un concetto di meritocrazia alto, che, da un lato, sappia valorizzare le intelligenze e, dall’altro, abbia l’ambizione di non lasciare indietro nessuno, permettendo a tutti di realizzare in serenità il proprio progetto di vita, partendo da una seria politica di redistribuzione della ricchezza.
Abbiamo apprezzato il suo riferimento alla politica occupazionale e speriamo che questo sia davvero al centro della politica del suo Governo. E’ necessario creare posti di lavoro e favorire iniziative imprenditoriali innovative e sostenibili, costruendo un piano industriale e di sviluppo nazionale strutturale da un lato e dall’altro limitare le forme di precariato che stanno falcidiando intere generazioni. Perché la competitività delle nostre imprese si deve giocare sull’innovazione e la ricerca e non sulla pelle ed i diritti dei lavoratori.
L’altro punto fermo deve essere il sistema di welfare pubblico e universalistico; questo è irrinunciabile ed è uno dei pilastri della nostra democrazia, abbiamo già conosciuto i disastri che altri sistemi sanitari basati sulle assicurazioni hanno prodotto e a quali vessazioni sottopongono le persone.
I referendum di quest’anno hanno dimostrato quanto ci sia una diffusa attenzione per i beni comuni nel nostro paese, anche se in questi anni si è teso a dare alla parola pubblico una accezione sempre negativa. Istruzione, sanità, gestione delle reti tecnologiche, il welfare e trasporto pubblico non possono non vedere lo Stato come protagonista. Le liberalizzazioni non devono toccare questi settori che garantiscono un sistema di diritti irrinunciabili, su questo noi non faremo un passo indietro perché sono le basi per costruire un sistema equo, solidale e realmente democratico, e per garantire al nostro paese un futuro sostenibile.
Come certo Lei capirà non possiamo farci sempre relegare in un angolo da quella che noi chiamiamo la dittatura dell’emergenza, abbiamo il diritto di pretendere qualcosa di più.
(Federico Montanari, Segretario Provinciale Giovani Democratici Reggio Emilia)

