Proseguono il 29 febbraio alle ore 16, gli incontri del mercoledì pomeriggio all’Archivio di Stato di Modena in via Sgarzeria, 6 nell’ambito di Tesori di carte, principale iniziativa per il 150° anniversario dell’Archivio modenese, diretto dalla dott.ssa Euride Fregni.
Tesori di carte, comprende complessivamente dodici appuntamenti a cadenza mensile, ogni ultimo mercoledì del mese, per scoprire e conoscere un patrimonio sorprendente di documenti.
L’incontro del 29 febbraio, dal titolo Alla ricerca della Bolla d’oro è a cura di Angelo Spaggiari, già direttore dell’Archivio di Stato di Modena e presidente della Deputazione di Storia Patria per le Antiche province modenesi. Il discorso sulle bolle d’oro presenti, o non più presenti, nell’Archivio Segreto Estense dell’Archivio di Stato di Modena, prende spunto dalla bolla d’oro dell’imperatore Mattia che sigilla il relativo diploma del 16 febbraio 1617 e che ha goduto, recentemente, di un momento di celebrità nella mostra tenutasi a Mirandola nel Castello dei Pico. Il discorso si allargherà poi per includere un approfondimento sulle Bolle d’oro, la loro storia e la loro conservazione, per concludersi con un’analisi sulle bolle d’oro che ancora si trovano nell’Archivio Segreto Estense e su quelle che avrebbero dovuto trovarvisi, ma che, purtroppo, sono andate perdute.
L a storia
L’Archivio di Stato di Modena deve la sua particolare fisionomia alla singolare longevità e continuità della dinastia d’Este (poi d’Austria – Este) e alla circostanza che gli Estensi, quando dovettero abbandonare Ferrara e trasferire a Modena la capitale dei loro Stati, nel 1598, vi trasferirono altresì pressoché intatte le proprie tradizioni di famiglia, di amministrazione e di governo e, pressoché integro, il relativo patrimonio archivistico. Questo patrimonio- che continuò a crescere a Modena praticamente senza alcuna cesura apprezzabile e che, ancora nel secolo XIX, trovò un diretto prolungamento in quello formatosi durante il dominio austro-estense – può considerarsi il nucleo costitutivo dell’Archivio di Stato; il quale di conseguenza, per la parte preunitaria, si presenta in primo luogo come il depositario della storia degli Estensi e del loro principato. A questa fondamentale unità storica – istituzionale non corrispose però un organismo archivistico unitario, ma una pluralità di luoghi di conservazione dei fondi archivistici statali.
L’attuale Archivio di Stato, chiamato dapprincipio governativo, nacque appunto, nel 1862, dalla concentrazione della quasi totalità di questi fondi nell’edificio in cui ne è tuttora la sede, articolato in due sezioni distinte, l’una detta “diplomatica” e accentrata attorno a quello che era stato il Reale Archivio Segreto, l’altra detta “di deposito” e costituita dal rimanente materiale.
In seguito l’Archivio continuò ad accrescersi grazie ai versamenti dei nuovi organi statali. Oggi nel suo complesso la documentazione consta di oltre 200 fondi, occupando circa 30 km lineari, suddivisi in 94 locali di deposito su 128 vani complessivi, all’interno di un edificio di 8.500 mq, elevato su sette livelli.

