Così come si configura oggi, l’imposta municipale unica penalizza ingiustamente le cooperative di abitazione e i loro soci. Gli alloggi posseduti dalle cooperative e assegnati in locazione ai soci in via esclusiva come prima abitazione risultano, infatti, assoggettati all’aliquota del 7,6 per mille come le seconde abitazioni. Lo affermano Agci, Confcooperative e Legacoop Modena che, rivolgendosi al sindaco Pighi e agli assessori Colombo e Sitta, chiedono al Comune di ripristinare il regime applicato all’epoca dell’Ici. «Siamo consapevoli delle difficoltà con le quali devono fare i conti i bilanci comunali e non intendiamo sottrarci alle nostre responsabilità – premettono le centrali cooperative – Tuttavia non possiamo non farvi notare che l’Imu che entrerà in vigore quest’anno rappresenterà un onere pesantissimo per le cooperative di abitazione e, di conseguenza, per i loro soci».

Le cooperative stimano un aggravio di 600-700 euro ad alloggio, per complessivi 500 mila euro l’anno. Questo perché l’attuale configurazione dell’Imu assimila l’assegnazione di alloggi in godimento alla locazione tra terzi, senza tener conto del legame organico che esiste tra il socio e la cooperativa, nata per rispondere ai bisogni abitativi dei soci in modo mutualistico, cioè a condizioni migliori rispetto a quelle di mercato. «Il socio assegnatario di un alloggio in cooperativa è a tutti gli effetti titolare di prima abitazione, non potendo possedere altri immobili e avendo l’obbligo di residenza in quell’alloggio, senza esserne però il proprietario. Inoltre – ricordano Agci, Confcooperative e Legacoop – gli alloggi assegnati in godimento a termine sono quasi sempre convenzionati con l’amministrazione comunale; applicano, cioè, canoni di locazione concordati». In epoca Ici il Comune di Modena considerava “prima casa” gli alloggi sociali concessi in locazione e abbatteva l’aliquota del 30 per cento in quanto affittati a canoni concordati. Con l’Imu, oltre alla rivalutazione del 160 per cento della rendita catastale, gli alloggi cooperativi dati in affitto ai soci perdono lo “status” di prima casa e lo sconto riconosciuto ai canoni convenzionati. «Se non si interviene, questo nuovo onere ostacolerà gli investimenti in edilizia sociale che gli stessi Comuni sollecitano alle cooperative. Preme sottolineare che la legge consente agli amministratori pubblici di intervenire autonomamente. Confidiamo, pertanto, che questo possa avverarsi», concludono Agci, Confcooperative e Legacoop Modena.