Medici italiani e giapponesi a confronto su una patologia, la trombosi venosa, che ha tra le possibili cause la lunga permanenza in spazi ristretti o in automobile, una condizione che ha purtroppo riguardato la popolazione colpita dal terremoto. Il workshop “Esperienze di screening e di ricerca in tema di trombosi venosa nei cittadini terremotati” si terrà domani 4 settembre, alle 16.30, nella meeting room del Nuovo Ospedale S. Agostino-Estense di Modena (via Giardini 1355, Baggiovara). L’evento ha il patrocinio di Slow food Emilia-Romagna, presieduto dal dott. Antonio Cherchi, che ha promosso l’iniziativa e ha messo in contatto le autorità italiane con quelle giapponesi.

Il workshop si aprirà col saluto del direttore generale dell’Azienda USL di Modena Mariella Martini e del Direttore del Presidio Ospedaliero provinciale Giorgio Lenzotti. Il professor Kazuhiko Hanzawa del Niigata University Hospital parlerà dell’esperienza giapponese in questo settore e si confronterà con i professionisti del dipartimento di Emergenza Urgenza dell’Azienda USL di Modena che si sono occupati dell’assistenza alla popolazione colpita dal sisma. Sarà presente anche il vicepresidente di Slow Food Giappone, il dott. Masayoshi Ishida.

La trombosi venosa profonda e la tromboembolia venosa sono condizioni cliniche per le quali sono noti alcuni fattori di rischio. Tra questi la scarsa mobilizzazione dovuta a motivi diversi: attività lavorative particolari, interventi chirurgici complessi, traumi. L’immobilità prolungata durante un viaggio, specialmente in voli di lunga durata, è conosciuta anche con il termine di “Economy class syndrome”. Condizioni simili potrebbero essere riscontrate nelle persone evacuate dalle proprie abitazioni in conseguenza di terremoti e costrette alla permanenza prolungata in spazi ristretti o a dormire nelle proprie automobili.