Lunedì 22 Ottobre 2012 in Consiglio Comunale a Mirandola ci viene chiesto di dare il via libera alla fusione di tre piccole società di formazione controllate dai comuni di Modena, Carpi e dell’Area Nord: non è certo mettendo insieme tre problemi che si trova una soluzione, normalmente si crea un problema più grosso.

Premesso che in sede di presentazione del progetto tenutasi il 18 ottobre il presidente di Modena Formazione, Sig. Antonio Finelli e soprattutto il “redattore esperto del progetto” Dr. Remo Basini si sono presentati per illustrare il sopra descritto progetto di fusione delle scuole di formazione ( in pratica già fatto) senza documentazione esplicativa.

Mi chiedo e chiedo, senza polemica o messa in dubbio la professionalità degli espositori del progetto, quali e quanti altri progetti simili o uguali sono stati effettuati “dall’esperto redattore”, e se ne esistono, in quali aree del nostro paese, e con quali risultati sono stati realizzati.(Non hanno data risposta).

In tempi non sospetti come capogruppo in Consiglio dell’Unione, nella scorsa legislatura, sul tema “scuola di Formazione” ebbi a dichiarare che sono consapevole che la formazione è un servizio che ha un valore aggiunto che non possiamo quantificare a priori, ma è altresì vero che la si può fare in maniera più economica.

Oggi sappiamo tutti che IRIDE, la scuola di formazione dell’Area Nord, ci è costata centinaia di migliaia di euro, le tabelle che ci sono state fornite in questi anni a supporto e a descrizione dei costi sottoposti al ripianamento, tabelle che rendevano evidente che i costi medi dei servizi forniti da IRIDE erano superiori alle medie di altre situazioni simili, nel territorio.

In questo momento di crisi la formazione non è più un servizio da garantire in maniera indiscriminata e per tipologie “senza futuro” ma mirare a corsi “innovativi” e “selettivi” in grado di generare nuove prospettive, le tipologie tradizionali o ripetitive non devono più avere spazio. Un esempio su tutti nel settore biomedicale le aziende all’avanguardia se lo fanno da sole o con il supporto delle loro associazioni di categoria; è stato presentato, ad esempio, nell’incontro a Mirandola con il Sindaco di Torino On. Fassino, un progetto di corsi specifici per il settore biomedicale, da tenersi nella scuola pubblica, questo si che è condivisibile essendo il luogo naturale, deputato per la formazione delle future maestranze.

Il calo strutturale, infatti, dei fondi pubblici alla formazione professionale (soprattutto quelli del Fondo Sociale Europeo) sta mettendo in ginocchio tutti gli enti e le società di formazione, che si finanziano in modo prevalente con la fiscalità generale, cioè con risorse che, anche indirettamente, provengono dal carico fiscale che grava pesantemente su famiglie e imprese: nel nostro caso, inoltre, anche il personale è pagato, almeno in parte, con fondi regionali gravanti anch’essi su tasse ed imposte.

L’eventuale disponibilità di fondi Europei (il Dr. Basini ha citato in 40 milioni di Euro) ci si augura che vengano utilizzati per migliori finalità, visto e considerato che anche questi non spuntano dal vaso di Pandora, ma sono prelevati, come sempre, dalle tasche dei contribuenti.

Non è quindi la fusione, la medicina ideale; una fusione che mette insieme tre società con difficoltà di gestione, senza un piano industriale che preveda come costituire una società che stia sul mercato e si finanzi grazie alla competitività dei propri servizi di formazione professionale e, oltretutto, con l’aggravante di un patto parasociale che impegna i comuni a continuare a finanziarne il disavanzo, anche facendosi carico del personale in esubero.

Quale altra piccola impresa, artigiano o commerciante in questa situazione di grave crisi, di problemi quasi insormontabili derivanti dal sisma, può contare sul proprio comune che gli ripiana le perdite e gli assume i dipendenti in eccesso? Nessuno, anzi questi saranno ulteriormente spinti al dissesto da un’irresponsabile e pilatesca stangata come l’I.M.U. e le altre incombenze burocratiche e fiscali, che ad oggi non si sa come potranno essere assolte dalle imprese.

Quindi: perché i comuni devono ancora porsi il problema di gestire la formazione professionale? Non è certo una competenza di legge assegnata ai comuni e, dunque, vista la crisi strutturale delle finanze pubbliche che ci costringe a individuare delle priorità tra i servizi erogati, occorre definire queste priorità e scegliere, altrimenti si rischia di compromettere tutto, anche ciò che è primario.

Io mi assumo la responsabilità di sostenere che, in questa fase, la formazione professionale non è più tra i servizi primari che ci possiamo permettere di finanziare attraverso la tassazione che grava sulle famiglie e sulle imprese e, quindi, invito il comune, e l’Unione dei comuni di conseguenza, ad imboccare una strada diversa, avviando un percorso che individui un partner privato che possa acquisire la società salvaguardandone le attività svolte e il personale impiegato, affinché nel giro di pochi mesi l’Amministrazione esca completamente dal settore della formazione professionale e non corra più il rischio di dover coprire delle perdite con i soldi di tutti i cittadini.

Spesso ci troviamo a votare senza conoscere sino in fondo quali siano gli effetti economici a medio o a lungo termine, oggi non c’è più spazio per questo genere di cose.

Purtroppo ci è capitato anche il terremoto, e credo che le esigenze della nostra collettività siano tante e le risorse, lo sappiamo tutti sono poche, quale miglior occasione per trovare il privato che abbia professionalità nel settore, che ci dia una mano a garantire un servizio efficiente, moderno, ad un costo nullo o quasi.

Non dico che la scuola non deve essere pubblica, qua non si tratta di scuola primaria o secondaria, ma di corsi di formazione, per migliorare il tessuto socio economico della nostra comunità, e quindi dobbiamo trovare insieme le soluzioni.

Pertanto se vogliamo le eccellenze troviamo gli strumenti idonei, anche con borse di studio finalizzate a chi ha le caratteristiche, e a tutto il resto forniamo le opportunità a costi accessibili, ma non sistemi fuori controllo. Questa non è discriminazione ma semplicemente dare opportunità a tutti.

Naturalmente il voto del Pdl Mirandola è stato contrario.

(Lia Gabrielli, Consigliere Comunale Pdl Mirandola