La possibile nascita di un’Unione a sei Comuni, tra Bastiglia, Bomporto Castelfranco Emilia, Nonantola, Ravarino e San Cesario, inserita da subito in una prospettiva di forte collaborazione e convenzione con il capoluogo Modena, per avviare un’area intercomunale metropolitana che, con circa 260 mila abitanti, rappresenterebbe sicuramente una delle più grandi in Italia. E’ ciò che propone lo studio definito in collaborazione con l’Anci regionale e presentato giovedì 16 gennaio ai consiglieri comunali di Modena e degli altri sei Comuni, oltre che alle associazioni economiche e sociali del territorio.
Il percorso, avviato oltre un anno fa, si sviluppa avendo come riferimento il riordino istituzionale previsto dalla legge regionale 21 del 2012 e la prospettiva di un diverso ruolo e del superamento delle Province con l’obiettivo “di garantire la qualità dei servizi ai cittadini e l’efficacia dell’azione amministrativa in un quadro di risorse in calo e in un nuovo scenario istituzionale che individua l’area vasta come giusta dimensione della decisione politica ma prevedendo comunque il coinvolgimento delle comunità locali”.
Lo studio di fattibilità individua una serie di ipotesi sulle quali sviluppare vere e proprie economie di scala nella gestione dei servizi, con un’attenzione particolare per quelle attività che non sono a contatto diretto con i cittadini: dai sistemi informativi al personale, dall’organizzazione degli appalti alle funzioni amministrative, fino agli archivi o ai servizi di stamperia. L’analisi è stata condotta anche sui servizi di welfare esteso, sulla polizia municipale, nell’ottica sempre di mantenere vicini ai cittadini i servizi, ma favorire la qualità e l’efficienza attraverso la collaborazione.
Nel lavoro di approfondimento sono stati coinvolti sindaci e giunte, consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione, parti sociali e organizzazione economiche, mentre sono stati predisposti questionari su specifici argomenti per raccogliere le indicazioni di dirigenti e tecnici comunali che, insieme a una specifica analisi dei dati per tutti i sette comuni, hanno permesso di definire i contenuti della proposta.
Con la presentazione dei risultati dello studio si apre la fase politica di confronto e di condivisione con i cittadini nei diversi comuni nella prospettiva del rinnovo delle amministrazioni in programma in maggio.
Per il capoluogo, inoltre, la proposta di innovazione istituzionale per accrescere l’efficacia dell’azione amministrativa che emerge dallo studio consentirebbe di sperimentare modalità di collaborazione con un’Unione che potrebbero eventualmente essere proposte anche ad altri territori.
DAL PERSONALE A SISTEMI INFORMATIVI E APPALTI
Gli esempi delle gestioni associate dei servizi. Ipotesi anche per cultura e welfare
Tra gli esempi sviluppati nello studio su possibili gestioni associate tra l’Unione dei sei Comuni e il capoluogo, uno degli ambiti individuati riguarda il personale. Le ipotesi vanno dall’integrazione sui servizi ad alta specializzazione, come quelli di formazione, valutazione e progettazione organizzativa; fino alla gestione congiunta di paghe e previdenza con economie di scala e una riduzione di costi, in particolare per piccoli Comuni. I vantaggi di un unico centro di gestione del personale (complessivamente oltre 2.200 dipendenti) sarebbero anche relativi alla facilitazione dei processi di governo complessivo di area vasta, insieme alla forte interscambiabilità delle risorse umane sul territorio.
Altra ipotesi sviluppata nello studio è quella dell’aggregazione dei sistemi informativi: “server farm” condivisa; omogeneizzazione informatica di reti, hardware e software con risparmi sulle manutenzioni, sugli acquisti e una migliore efficienza dovuta all’omogeneizzazione delle procedure.
Con una ipotesi di Stazione unica appaltante per tutti i sette Comuni, invece, i vantaggi sarebbero significativi sia dal punto di vista economico e di impiego delle risorse umane sia rispetto al miglioramento delle competenze tecnico amministrative con semplificazione anche verso le imprese e i fornitori.
Anche nella gestione dei servizi culturali e di welfare (sia nell’ambito educativo e scolastico sia in campo sociale e sociosanitario) è possibile definire economie di scala insieme all’opportunità di introdurre migliori livelli di omogeneità sui regolamenti, i sistemi di accesso ai servizi e di tariffazione, ancora una volta anche in prospettiva di semplificazione per le famiglie e gli utenti.
Altri settori d’intervento, di operatività anche immediata, possono riguardare la condivisione degli archivi, le attività di manutenzione ordinarie e le stamperie, con Modena che ha già sviluppato l’integrazione tra quella comunale e quella della Provincia.
IN 261 MILA ABITANTI PER 447 KM QUADRATI
Nell’area dei sei Comuni risiedono 75 mila persone, a Modena sono 186 mila
L’area interessata dallo studio che riguarda Modena insieme ai Comuni di Castelfranco, San Cesario e ai quattro dell’Unione del Sorbara (Nonantola, Bastiglia, Bomporto e Ravarino) è complessivamente di 447 chilometri quadrati e rappresenta il 17 per cento del territorio provinciale. La popolazione residente è di circa 261 mila persone, il 37 per cento di quella dell’intera provincia: 186 mila i residenti nel capoluogo, 75 mila quelli della proposta di Unione tra i sei Comuni.
“Il bacino territoriale –spiega l’Anci nello studio – è sotto molti aspetti omogeneo e con plusvalori dimensionali e qualitativi notevoli, rappresenta un ambito di grande rilievo strategico nel quale la costituzione di un piano d’area può promuovere un profilo politico-istituzionale e gestionale in grado di dare nuovo e significativo impulso allo sviluppo e al miglioramento della qualità della vita del territorio”.
Nei sei comuni dell’Unione sono presenti 7 mila aziende con oltre 20 mila addetti con il terziario, le costruzioni e l’agricoltura come settori prevalenti. Considerando il comune di Modena (oltre 18 mila aziende) aumenta ovviamente l’incidenza del commercio e del terziario.