Il Caffè del Teatro Astoria di Fiorano Modenese ha organizzato ‘Tre Artisti per il Sudan‘, una serata speciale promossa con Aisca, Associazione Interculturale per la Solidarietà con il Corno d’Africa, patrocinata dal Comune. L’appuntamento è per questa sera alle 21, con il buffet di benvenuto, l’inaugurazione della mostra di Carlo Lanzotti “Noi che siamo nati qui”, la presentazione del libro “Seppellite la mia pelle in Africa” dello scrittore e poeta eritreo Hamid Barole Abdu e, a seguire, Dodo Reale Live con “Les Nations Unies”.
La Computer HeArt di Carlo Lanzotti si inquadra a pieno titolo nel manifesto della Computer Art di Riccardo Saldarelli, il precursore italiano di una forma espressiva che lui ritiene potere diventare l’estetica dominante nel III Millennio.
Hamid Barole Abdu ha collaborato con la Regione Emilia-Romagna per le problematiche relative all’immigrazione, con particolare riferimento al disagio psico-sociale. Collabora con diversi Enti di Formazione Professionale, in qualità di docente, nella formazione degli operatori dei Servizi Socio Sanitari e nella formazione dei mediatori e facilitatori interculturali. Ha realizzato progetti di ricerca e studi sul fenomeno immigratorio, ha pubblicato volumi di poesie e racconti. Attualmente fa parte, in qualità di docente, all’interno di “Saha – Counselling del ciclo di vita”, Scuola triennale di formazione per una relazione d’aiuto nelle difficoltà del vivere quotidiano, con sede a Reggio Emilia, Padova e Udine.
Il sassolese Gruppo Dodo Reale è composto da Fabrizio Dal Borgo (voce e chitarra), Patrizia Ferrarini (surdos, berimbau, udu e colori); Pelle Mazzucchi (congas, rullante e colori).
L’Aisca ha sede a Modena e opera per lo sviluppo socio-economico del Corno d’Africa, in particolare per le famiglie che risiedono nei campi profughi eritrei in Sudan e che vivono difficoltà quotidiane che possono sembrare trascurabili, ma che in contesti di guerre, dittature e povertà estrema sono insormontabili. L’Associazione intende dare priorità alla scolarizzazione dei bambini eritrei e all’avvio di attività agricole, commerciali e artigianali per il sostentamento delle famiglie.
Il progetto “Diritto alla dignità” nasce in seguito ad un viaggio effettuato da Hamid Barole Abdu alla fine del 2004 in Sudan, lungo la fascia del confine con l’Eritrea. In occasione di tale visita nell’inferno di diversi campi profughi, egli ha potuto vedere con i propri occhi bambini, donne ed anziani che versano in condizioni di assoluta indigenza.
Sottoalimentazione, mancanza di cure sanitarie e scarsità dei mezzi per l’istruzione rendono le condizioni di vita impossibili. I campi sono dislocati sul territorio sudanese. In essi sopravvivono in dignitosa povertà più di 500.000 profughi, secondo i dati dell’ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i Rifugiati), anche se il numero è maggiore, in quanto molti preferiscono non farsi registrare per paura di ripercussioni da parte del regime nei confronti dei familiari rimasti nel paese d’origine.