Continua a buonissimi ritmi, pur rallentando rispetto agli ultimi due trimestri la crescita delle imprese modenesi sino a 50 dipendenti. Il rallentamento, però, minore rispetto a quello denunciato dalla grande industria, che ha chiuso il periodo aprile-giugno con un crescita della produzione del +3,1 contro il più marcato 4,7% ottenuto, invece, dalle “piccole”. Peraltro, per le PMI si tratta del secondo miglior trimestre di sempre dall’inizio di questa rilevazione statistica che coinvolge oltre 310 imprese dell’intero territorio provinciale.
Dunque, tiene piuttosto bene l’economia modenese, anche e soprattutto per ciò che riguarda le piccole imprese. E tiene anche il fatturato, che cresce praticamente con la stessa dinamica della produzione (+4,7%), a testimonianza di un buon andamento del mercato, anche se va detto che questo parametro denuncia un calo rispetto alla notevole performance registrata nel primo trimestre dell’anno. Rimane forte, invece, la propensione all’esportazione, visto che il 10,8% di questo fatturato deriva da transazioni con l’estero (con un calo del 2% sul primo trimestre dell’anno). Buone sono anhe le attese per il prossimo trimestre, almeno stando agli ordinativi, che si attestano al +3,1% (contro il +2,9%) per quanto riguarda il mercato interno, e al +4,3% (contro il +3,1%) per l’estero. Anche sotto questo punto di vista le performance delle “piccole” appaiono migliori di quelle dell’industria.
Cresce ancora la meccanica, in ripresa biomedicale e maglieria
Anche a livello di singoli settori la piccola impresa denuncia una situazione più florida rispetto alll’industria. Accade, ad esempio, per la meccanica, che continua a marciare con tassi di crescita a doppia cifra. Ma altri settori dove le aziende con meno di 50 dipendenti sono in controtendenza rispetto all’industria sono il biomediciale, in netta ripresa, e anche il comparto della maglieria. Bene l’abbigliamento e l’elettronica.
Alimentare. Sostanzialmente invariato il comportamento dell’alimentare rispetto al primo trimestre, salvo una riduzione del tasso di crescita del fatturato, che peraltro è molto meno accentuata per la grande industria (+8,6%). Man il dato su cui lavorare, soprattutto per le piccole, è la quota del fatturato export, che scende dal 2,2 all1,3%.
Maglieria. Continua l’andamento altalenante di questo comprato, che si segnala, però – per quanto riguarda le imprese con meno di 50 dipendenti – per il trend delle piccole, di segno opposto rispetto all’industria, che ha chiuso il trimestre con una produzione negativa (-2,9%) e un fatturato in calo (-1,1%). Anche in termini di fatturato estero la piccola impresa in questo caso supera l’industria (9,3% contro 7,2%).
Abbigliamento. Mutatis mutandis, le considerazioni fatte per la maglieria possono essere estese all’abbigliamento, fatto salvo un andamento più stabile e decisamente migliore, frutto anche della più elevata propensione all’export, visto che il fatturato d’oltralpe rimane in doppia cifra (12,6% per le piccole imprese e 16,3% per l’industria nel suo complesso).
Ceramica. Nella rilevazione aprile-giugno 2007 è forse il comparto che sta peggio. Preoccupa soprattutto il tracollo del fatturato, segno di una forte competizione sul prezzo. Del resto non sta meglio la grande industria, di cui il terzo fuoco va spesso al traino. In questo senso il dato degli ordinativi esteri fatto registrare da quest’ultima (-6,8%) non autorizza certo all’ottimismo.
Prodotti in metallo. Continua a crescere questo comparto, che fa riferimento alle imprese meno “nobili” del mondo della metalmeccanica (carpenteria metallica in genere). Da segnalare una piccola ma confortante ripresa nel fatturato estero (che passa al 5,7%;+0,4%) sia per la piccola impresa che per l’industria (8,5%).
Macchine ed apparecchi meccanici.
Sta in questo settore, trasversale rispetto ai vari distretti economici modenesi, la “forza” del nostro territorio. E allora i dati che emergono sono tutti soddisfacenti. Produzione e fatturato, infatti, marciano a tutta forza, così come gli ordinativi, importante premessa per il futuro. Anche il fatturato dall’estero, nonostante un calo, rimane attestato al 28,6%. A proposito di questo settore, c’è da dire che le imprese con meno di 50 dipendenti sembrano stare un po’ meglio delle grandi (produzione delle prime+12,6% contro +7,8% per le seconde, fatturato +14,6% contro +7,4%).
Biomedicale. Dopo un trimestre di pausa riprende la crescita del biomedicale, almeno per ciò che riguarda le piccole, visto che la grande impresa segna un calo della produzione dell’1,3%. Per entrambe le categorie dimensionali, invece, aumenta il fatturato dall’estero (23,3% e 44,1%).
Mezzi di trasporto. Anche questo comparto, legato a doppio filo con la meccanica, denuncia una forte crescita. Interessante constatare come la grande impresa del settore esporti oltre al metà di ciò che produce (59,7!), mentre le aziende più piccole si fermano al 16,2%. Constatazione forse ovvia, se si pensa ai big delle industrie modenesi di automobili, e non solo.
Apparecchaiture elettriche ed elettroniche.
Conferma la sua dinamicità anche il segmento delle apparecchiature elettriche, da monitorare con attenzione sia per il suo peso economico che per la portata tecnologica.
Considerazioni Cna
Dunque, corre ancora – più del doppio di quanto non faccia l’Italia – l’economia modenese, malgrado un rallentamento dei tassi di crescita che si potrebbe definire quasi fisiologico.
La novità sta, forse, nella capacità delle piccole imprese di “fare” da sole la propria economia, senza limitarsi a stare al traino della grande industria.
“E’ chiaro – sottolinea in merito il Presidente della CNA modenese Luigi Mai – che la grande impresa rimane il committente principale dei cosiddetti piccoli. Ma la capacità di questi ultimi di integrarsi, di creare vere e proprie filiere di impresa, consente alle aziende di più limitate dimensioni di diversificare la propria attività ed affacciarsi a mercati sempre nuovi. E questo è un fattore rilevante di competitività”.
Competitività che deve essere appunto alimentata da attente politiche di investimento, e non solo per ciò che riguardi gli impianti, ma anche la capacità creativa, le reti commerciali.
“Una mano in questa direzione può e deve darcela anche il pubblico. Ad esempio in termini di formazione. A questo proposito i dati dimostrano una volta di più la vocazione modenese per la meccanica. E’ a partire da queste considerazioni, dimostrate dai fatti che rivendichiamo una volta di più la necessità della creazione di un polo formativo a valenza regionale della meccanica nella nostra città, nell’ambito delle nuove strategie formative in corso di definizione da parte della Regione Emilia Romagna”.