Assoturismo-Confesercenti, la sigla di Confesercenti che riunisce la categoria dei pubblici esercizi e degli alberghi, ormai da mesi è tempestata da istanze di chiarimento e di tutela da parte di centinaia di bar, alberghi e ristoranti del nostro territorio che, analogamente a quanto sta accadendo nel resto d’Italia, stanno ricevendo sempre più pressanti richieste da parte del Consorzio SCF per il pagamento dei cosiddetti “diritti connessi” al diritto di autore.

“La posizione che Assoturismo-Confesercenti ha assunto rispetto a tale vicenda -attacca Alberto Crepaldi, responsabile sindacale Assoturismo- è stata sin dal principio all’insegna della chiarezza. Senza voler mettere in discussione il riconoscimento dei diritti connessi al diritto autore infatti abbiamo sempre sostenuto come in non pochi casi mancasse il presupposto giuridico e di fatto affinché il Consorzio SCF potesse richiedere il pagamento del cosiddetto equo compenso.” I “diritti connessi” rappresentano quella quota di diritti che deve essere corrisposta a favore del produttore di fonogrammi, nonché agli artisti interpreti ed esecutori in relazione alle utilizzazioni secondarie del prodotto discografico rispetto alla normale distribuzione del fonogramma.



“Prima che la questione degeneri in inutili, quanto costose dispute giudiziarie, crediamo -osserva Crepaldi- sia urgente un intervento in sede legislativa. Per questo motivo ci rivolgiamo in particolare ai parlamentari eletti nel nostro territorio affinché valutino l’opportunità di intraprendere ogni utile iniziativa ed azione parlamentare tesa a realizzare in tempi rapidi una chiara regolamentazione della materia, tale da eliminare ogni ragionevole dubbio circa i presupposti applicativi ed il quantum del diritto connesso”.



“Va detto infatti -prosegue Crepaldi- che il legislatore ha disciplinato solo il caso in cui tali utilizzazioni secondarie avvengano per fini di lucro. Rispetto ai casi di utilizzo delle registrazioni fonografiche per scopi non di lucro – un esempio classico è proprio la musica d’ambiente diffusa nei pubblici esercizi – ad oggi infatti non è stato ancora emanato il Regolamento che, come previsto dalla legge, dovrebbe determinare presupposti applicativi e misura del cosiddetto equo compenso.”



Sussiste infatti un vero e proprio vuoto normativo in materia di diritti connessi spettanti agli artisti interpreti o esecutori ed ai produttori per l’utilizzazione dei fonogrammi a scopo non di lucro.
“Confortati da autorevoli pareri legali -precisa Crepaldi- che abbiamo raccolto proprio per rispondere alle richieste dei nostri associati e anche dei tanti operatori non aderenti ad alcuna associazione che si stanno interrogando sul da farsi, ribadiamo da tempo che in mancanza di una quantificazione del compenso ex lege, il diritto riconosciuto agli artisti interpreti ed esecutori ed ai produttori per le utilizzazioni a scopo non di lucro non è di fatto esercitabile. Quanto alle convenzioni stipulate in materia da Associazioni diverse da Confesercenti, esse non impegnano minimamente i nostri associati o quelli aderenti ad altre organizzazioni.”



“Quello che a nostro avviso rende ulteriormente intollerabile la situazione -sostiene ancora Crepaldi- è il fatto che la richiesta di pagamento avanzata da SCF non solo viene fatta determinando unilateralmente e dunque arbitrariamente l’importo, ma anche in mancanza del dovuto accertamento delle reali condizioni in cui la musica viene utilizzata. Una verifica, vale la pena di ricordare, che come anche recentemente ha chiarito una circolare della Direzione Generale di SIAE agli articoli 182/bis e 82/ter della Legge sul diritto d’autore, è di competenza esclusiva dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e della SIAE tramite i suoi ispettori. In non pochi casi di cui ci stiamo occupando infatti, abbiamo addirittura appurato che non era presente nel locale alcuna apparecchiatura idonea a riprodurre o diffondere musica. Senza considerare che nella maggior parte degli esercizi la musica di sottofondo, utilizzata quindi non a fini di lucro, è quella trasmessa attraverso radio o televisione sulla quale l’equo compenso è stato già pagato dalle emittenti.”