“Il Comune di Modena si adegui alle nuove linee guida del Ministero della Salute riguardo la ristorazione scolastica: stop, dunque, a menù etnici, banane fritte, kous kous e kebab a volontà. E, una volta per tutte, basta all’ipocrisia dell’integrazione alla rovescia, figlia di una visione tanto demagogica, quanto miope e dannosa, che ha portato la stragrande maggioranza delle scuole pubbliche modenesi a rinunciare ad esempio alla carne di maiale per non urtare ‘sensibilità’ dell’altro mondo”. Lo ha affermato il Presidente Vicario provinciale del PDL Enrico Aimi ponendo l’accento sulle linee d’indirizzo per la ristorazione a scuola appena licenziate dal Ministero dopo un passaggio in conferenza Stato-Regioni. “Le nuove disposizioni fortunatamente sono piuttosto chiare, di facilissima comprensione, e non lasciano spazio a bizzarre interpretazioni. Senza dimenticare – ha subito aggiunto il Consigliere regionale pidiellino – che sono stati gli stessi esperti della Commissione preposta, a sottolineare che “i bambini stranieri non devono mangiare come a casa loro. Anche perchè – aggiungono i medici – c’è da affrontare anche la malnutrizione, problema diffuso tra i giovani extracomunitari e determinato anche dal legame con le proprie abitudini alimentari difeso spesso dalla stessa famiglia di provenienza”. Ciò detto, aggiungiamo noi, se la scuola è concepita come ambiente ideale per affrontare al meglio l’integrazione, queste nuove linee guida devono essere attuate subito e alla lettera. Si deve porre finalmente un freno, speriamo decisivo, al percorso di perfetta disintegrazione attuato da quelle menti raffinate che hanno deciso di privare i bambini italiani di buona parte di alimenti a cui erano abituati e che facevano parte della tradizione culinaria locale. Una resa della nostra cultura e della nostra civiltà nel nome di un’integrazione alla rovescia, che presuppone che dobbiamo essere noi a piegarci a regole, precetti abitudini e tradizioni altrui, non e’ più accettabile. Peraltro situazioni mai viste altrove, tanto meno nei paesi di provenienza dei tanti ospiti stranieri ove tale reciprocità non e’ nemmeno lontanamente ipotizzabile. Su questa resa culturale si fonda l’integrazione voluta da queste parti dalla sinistra al potere da tanti, troppi anni; una resa – ha concluso AIMI – che vorrebbe esiliare financo le celebrazioni del Santo Natale, del Crocifisso e buona parte della nostra più elevata cultura”.