Utilizzare lavoratori in mobilità per sostenere l’attività degli uffici giudiziari modenesi, in particolare per collaborare ai progetti di innovazione tecnologica che prevedono la digitalizzazione dei documenti nell’ambito del cosiddetto processo telematico. E’ l’obiettivo di un’iniziativa sperimentale avviata dalla Provincia di Modena, in collaborazione con il Tribunale e la Procura della Repubblica di Modena, che consiste nell’affidare a otto persone in mobilità un incarico lavorativo a tempo pieno per sei mesi, prorogabili per altri sei, con un compenso di circa 500 euro che si andrà ad aggiungere all’indennità già percepita con il trattamento previdenziale.

Le domande possono essere presentate da lunedì 17 gennaio e fino a venerdì 4 febbraio al servizio Politiche del lavoro della Provincia di Modena (informazioni: tel. 059 209064-209074 – www.lavoro.provincia.modena.it) da persone residenti in provincia di Modena percettori di indennità di mobilità sulla base della legge 223 del 1991 e la graduatoria privilegerà i candidati in possesso di competenze professionali in ambito amministrativo, il valore Isee più basso, l’anzianità anagrafica e il maggior periodo di mobilità ancora da svolgere, che deve essere di almeno 11 mesi. E’ prevista una prova di selezione da effettuarsi negli uffici giudiziari di assegnazione, che saranno quelli di Modena o la sezione distaccata del Tribunale a Sassuolo.

«Interveniamo per sostenere le strutture giudiziarie modenesi, che denunciano da tempo una grave carenza di personale, supplendo a una mancanza dello Stato e senza oneri per il ministero della Giustizia» ha sottolineato il presidente della Provincia di Modena Emilia Sabattini che martedì 11 gennaio, insieme all’assessore provinciale al Lavoro Francesco Ori, ha firmato il protocollo d’intesa del progetto con la presidente del Tribunale Eleonora De Marco e il procuratore della Repubblica Vito Zincani.

«E’ una risposta costruttiva e coraggiosa alle istanze del servizio giustizia» ha affermato Eleonora De Marco spiegando che «la grave crisi economica ha comportato, tra l’altro, una drastica riduzione delle risorse che lo Stato pone a sostegno del settore. Questo in un momento in cui i processi di modernizzazione in corso consentivano di sperare in una più sollecita definizione delle cause, in una migliore tutela dei diritti dei cittadini. E’ evidente che senza risorse economiche nessun progetto è sostenibile nonostante la dedizione di chi vi partecipa».

Per la presidente del Tribunale, in particolare, sono da segnalare i concorsi pubblici relativi al personale amministrativo bloccati da decenni e la non sostituzione dei dipendenti andati in pensione. «La Provincia, ben conscia di tali difficoltà, si è adoperata – ha aggiunto De Marco – per consentire che, nei limiti del possibile, non si disperdano gli sforzi profusi nell’impegno di modernizzazione del nostro Tribunale, assicurando la presenza di personale aggiuntivo. Siamo consapevoli che si tratta di uno sforzo non di poco conto posto in essere in un momento in cui ogni pubblica istituzione è in situazione di sofferenza economica. Ritengo, pertanto, doveroso garantire che sia da parte dei magistrati che da parte del personale amministrativo verrà posta la massima attenzione per utilizzare al meglio l’importante opportunità che ci viene offerta».

Secondo il procuratore della Repubblica Vito Zincani «la lodevole iniziativa della Provincia mira a tamponare una condizione di vera e propria emergenza (la scopertura di organico del personale amministrativo ha ormai raggiunto e superato il 20 per cento), ma dobbiamo segnalare la insostenibilità di una situazione di supplenza rispetto al mancato rispetto del dovere costituzionale che affida al ministro della Giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi». E dopo aver citato l’articolo 110 della Costituzione, che attribuisce al ministro l’insostituibile compito di fornire i mezzi per un adeguato funzionamento dei servizi, Zincani ha aggiunto: «E’ paradossale che a tale evidente violazione dei doveri costituzionali si debba far fronte con, sia pure lodevoli, iniziative di emergenza. Va dato atto della sensibilità di tutti gli enti locali modenesi rispetto all’esigenza di rendere ai cittadini un servizio adeguato alla domanda di giustizia che proviene dalla società civile e che finora è stato assicurato anche grazie allo straordinario impegno di tutti i magistrati del personale amministrativo addetto agli uffici giudiziari».

OPPORTUNITÀ PER OTTENERE INTEGRAZIONE AL REDDITO

Le mansioni e le attività che i lavoratori socialmente utili saranno chiamati a svolgere negli uffici amministrativi o nelle cancellerie e segreterie giudiziarie modenesi sono quelle tipiche degli applicati: dalla fotocopiatura alla scansione informatica e alla fascicolazione di documenti, dall’uso di sistemi informatici di scrittura alla classificazione di atti, fino alla ricerca di dati in collaborazione con le strutture dell’amministrazione giudiziaria. L’attività di digitalizzazione dei documenti è particolarmente importante in questa fase visto che fa parte del percorso del cosiddetto processo telematico.

«Oltre a contribuire nel garantire l’efficienza dei servizi giudiziari per i cittadini modenesi, con questo progetto – spiega l’assessore al Lavoro Francesco Ori – offriamo concrete possibilità ad alcune persone espulse dal mercato del lavoro di continuare a lavorare per evitare di disperdere la professionalità acquisita ottenendo anche un’integrazione al reddito rispetto all’indennità percepita con la mobilità».

Il progetto ha un costo per la Provincia di circa 60 mila euro e prevede le coperture assicurative e una integrazione economica per i lavoratori pari alla differenza tra il livello retributivo della funzione svolta (categoria B3 del contratto degli enti locali: circa 1570 euro lordi al mese) e quanto viene già percepito come indennità di mobilità lorda.