Nello stabilimento della Magneti Marelli di Crevalcore, nel Bolognese, ”da oggi pomeriggio riparte la produzione  sui due turni e da lunedi’ su tre turni”. E’ quanto afferma la Fim Cisl Bologna che, in una nota, ricostruisce la convulsa giornata di ieri dopo che si era  diffusa la notizia dello spostamento di alcune linee di produzione a Bari.

 Solo nel primo pomeriggio di ieri – spiega la nota – ”dopo forti pressioni, e’ stato ottenuto un incontro tra Rsa e la direzione aziendale. Grazie ad una faticosa ma indispensabile opera di mediazione i rappresentanti sindacali Fim Cisl hanno richiesto e ottenuto che all’incontro fosse presente anche la Rsa Fiom che l’azienda voleva escludere dalla trattativa.

L’unita’ di azione della delegazione Rsa – viene aggiunto – e’ stata decisiva, poiche’ ha convinto la direzione a modificare la volonta’ di trasferire le linee a Bari”.

 Cosi’, ”pervenuta la  dichiarazione di agibilita’ dai Vigili del Fuoco  per tutte le officine (non per la mensa e ufficio CED)  dello stabilimento di Crevalcore, da oggi pomeriggio riparte la produzione  sui due turni e da lunedi’ su tre turni”.

Ad ogni modo, spiega Marino Mazzini, segretario generale Fim Cisl Bologna, ”continueremo a monitorare la situazione. Siamo convinti che il rilancio della nostra regione, martoriata dal sisma, debba partire dall’ immediata ripartenza delle attivita’ produttive, verificata l’agibilita’ e la messa in sicurezza delle stesse, e non certo trasferendole in altri territori. Siamo e continueremo ad essere in prima linea affinche’ vengano effettuati i controlli necessari e siano salvaguardati i posti di lavoro”.

 Riferendosi alla scelta della Magneti Marelli di spostare alcune linee, scelta che la stessa azienda ha definito ieri in una nota come ”un piano di spostamento temporaneo nel sito di Bari di alcuni macchinari presenti a Crevalcore, onde disporre di una unita’ produttiva di riserva”, Mazzini aggiunge che questa mostra ”un incomprensibile atteggiamento aziendale. La piu’ grande azienda italiana – ammonisce – dovrebbe avere anche un minimo di responsabilita’ sociale nei confronti del territorio, specie in un momento cosi’ delicato, con il terremoto che ha messo in ginocchio l’economia dell’Emilia-Romagna e di aziende bolognesi”.