vittorino-andreoli“La verità di una vita sfugge in gran parte anche a chi la racconta. Ecco perché esistono tante vite dentro una vita, tante storie dentro una storia. La verità sfugge persino alla memoria” scrive Vittorino Andreoli nella sua autobiografia “La mia corsa nel tempo” (Rizzoli), che presenta al BPER Forum Monzani domenica 30 ottobre alle 17.30.

La sua storia comincia con il vento euforico del dopoguerra e continua in una corsa disseminata di piccole ma profonde rivoluzioni. La prima lo porta ad abbandonare l’impresa edile di famiglia per diventare “un medico dei matti”, una scelta inconsueta segnata dall’incontro con alcuni uomini formidabili come André Breton e Eugène Minkowski. Dopo gli studi in medicina, intraprende l’avventura da scienziato puro, ma capisce che la ricerca e la cura di un malato diventano possibili solo all’interno di una relazione. Si compie così la seconda rivoluzione: Andreoli lavora con Seymour Kety ad Harvard, rifiuta l’insegnamento universitario e prende servizio al manicomio di Verona. Ed ecco profilarsi innumerevoli altre rivoluzioni. Uomo di lettere, scrittore di romanzi e pièce teatrali, consulente dei più noti casi di cronaca criminale, da Pietro Maso a Donato Bilancia, acuto osservatore del malessere dei giovani, e del disagio dei loro genitori, Andreoli racconta le speranze, i sogni, le battaglie per cambiare il volto della follia.

 

Vittorino Andreoli, psichiatra di fama mondiale, è stato direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona – Soave ed è membro della New York Academy of Sciences. Tra le sue ultime opere pubblicate in BUR: Le nostre paure (2011), Elogio dell’errore (2012, con Giancarlo Provasi), Il denaro in testa (2012). Con Rizzoli ha pubblicato decine di saggi. Tra gli ultimi compare L’educazione (im)possibile (2014).