Non contenta di aver fatto scuola nel
mondo, l’industria italiana delle piastrelle di ceramica
continua a credere nell’innovazione di prodotto e di processo al
punto da destinare agli investimenti in ricerca il 6-7% del
fatturato complessivo.

Con 241 imprese produttrici, anche di dimensioni molto
diverse fra loro e fatturati compresi tra i 2,5 e i 750 milioni
di euro annuo, l’industria italiana della ceramica da sempre
crede nell’attività di ricerca svolta all’interno dei
laboratori delle singole aziende ma anche in collaborazione con
istituti universitari ed enti di ricerca nazionali. E le punte
di eccellenza raggiunte dal made in Italy danno ragione a queste
aziende che detengono da tempo la leadership assoluta mondiale.
Basti pensare che il 13% della produzione mondiale di piastrelle
e il 43,3% di quella dell’Unione europea – secondo i dati di
Assopiastrelle – nasce in Italia.


“Abbiamo creato negli anni tutte le principali linee di
prodotti che si sono poi affermati nel mondo – spiega l’ingegner
Enzo Mularoni, vicepresidente di Assopiastrelle – riscuotendo
indubbi successi anche sui prodotti ceramici di ultima
generazione. Penso ad esempio al gres porcellanato”. Leader
delle diverse tipologie produttive, il gres porcellanato da solo
copre ormai il 48,5% della produzione nazionale con 308,7
milioni di metri quadrati.


“Oggi il gres porcellanato – continua Mularoni – è
particolarmente apprezzato riuscendo a coniugare la massima
qualità tecnica con un’indiscussa qualità estetica.
L’espansione che abbiamo conosciuto nel mercato statunitense nel
2003 è dettata anche dalla grande attenzione dei nostri
produttori all’innovazione e alla ricerca con forti investimenti
che incidono per il 6-7% sui bilanci delle nostre
aziende”.