Il Riccometro a Modena “pesa” mediamente il 31 per cento in più rispetto al valore medio nazionale, mentre il reddito imponibile è mediamente più elevato “solo” del 12 per cento. Ma la ricchezza e, di conseguenza, i valori del Riccometro, sulla base del quale si stabiliscono requisiti di accesso e tariffe di molti servizi, hanno una distribuzione diversificata anche nell’ambito del territorio provinciale passando da circa 12 mila euro di un piccolo comune di montagna ai 35 mila euro di una cittadina industrializzata alle porte del capoluogo.

Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca realizzata dal Capp, il Centro di analisi delle politiche pubbliche del dipartimento di Economia politica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, presentata dal presidente Paolo Bosi nel corso del convegno della Provincia dedicato, appunto, al Riccometro come “strumento di equità del welfare locale”.

“La ricerca conferma l’efficacia dello strumento – commenta Giorgio Razzoli, assessore alle Politiche sociali – e offre spunti interessanti per la sua applicazione. Con sempre minori risorse a disposizione, per esempio, i Comuni che non intendono rinunciare a offrire servizi sociali garantendone la qualità devono selezionare meglio l’accesso alle prestazioni, quantomeno rispetto alle possibilità dei cittadini di contribuirvi economicamente. E in questo – aggiunge Razzoli – il Riccometro garantisce maggiore equità rispetto a misure come la semplice valutazione del reddito o la suddivisione in fasce per categorie. Soprattutto di fronte ai nuovi bisogni ai quali non si può pensare di rispondere con formule illusoriamente semplificatorie”.

Il Riccometro, infatti, rappresenta l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) e si calcola, in modo apparentemente complesso, combinando il reddito di ogni singolo componente della famiglia e una quota del patrimonio mobiliare e immobiliare (case, titoli, proprietà eccetera) al quale si sottraggono franchigie come l’affitto, il valore dell’abitazione in cui si abita, le quote del mutuo. Per completare il calcolo bisogna poi moltiplicare per un coefficiente stabilito rispetto alla consistenza del nucleo familiare e a eventuali altre caratteristiche come, per esempio, la presenza di disabili.

“La strada da seguire – afferma l’assessore Razzoli – è quella, da una parte, della comunicazione al cittadino, dall’altra della definizione di modalità condivise e di interpretazioni omogenee nell’applicazione concreta dello strumento. Come dimostra l’esperienza positiva sviluppata a Modena in questi anni coinvolgendo Comuni, Inps e Caf”.