Secondo uno studio effettuato su 5.755 persone in 60 centri di ricerca e in sei università italiane e presentato oggi, l’identikit della persona che scopre di essere sieropositiva corrisponde in Italia a quella di un maschio di 37 anni di buona cultura. E’ l’immagine che emerge dal rapporto Icona 2004, presentato a Roma: uno studio giunto al settimo anno sui 10 previsti.


L’infettivologa Antonella D’Arminio Monforte dell’università di Milano ha spiegato che i nuovi farmaci garantiscono un aumento della sopravvivenza e una migliore qualità della vita ma inducono ad abbassare la guardia. In molti casi l’infezione è stata contratta in rapporti sessuali con partner occasionali, soprattutto accade per gli uomini di oltre 50 anni. In 7 casi su 10, invece, le donne contraggono l’infezione dal partner abituale e la metà di esse ignora le condizioni di salute del partner.

Le infezioni si contraggono per via eterosessuale nel 50% dei casi (contro il 30% nel 1997). I rapporti eterosessuali sono la maggiore fonte di rischio per le donne italiane (65,2% dei casi) e extracomunitarie (82,1%). Per gli uomini la sieropositività è arrivata tramite rapporti sessuali nel 50,2% dei casi (27,2% omosessuali, 23 eterosessuali), mentre la tossicodipendenza ha provocato il 32,9% di casi. Nei rapporti eterosessuali, il 62,5% si infetta da partner occasionali e il 20,3% con la partner abituale di cui in 4 casi su 5 ignora la sieropositività. Dal rapporto emerge che gli italiani (3,5%) più degli stranieri (1,5%) cercano rapporti sessuali occasionali non protetti.