Le vendite al dettaglio hanno subito a maggio un calo del 3,2% su base annua e dello 0,6% rispetto ad aprile. Lo comunica l’Istat precisando che la diminuzione tendenziale è la maggiore dal 1996, da quando cioè esistono serie confrontabili.


Sul calo tendenziale, spiega l’Istat, hanno influito effetti di calendario (il fatto per esempio che il primo maggio sia capitato di sabato) “bruciando” una giornata di vendite. A parità di calendario la variazione sarebbe stata del -2%, mentre tenendo conto di tutti gli effetti stagionali il calo si sarebbe ridotto al -1% (comunque il più grave delle serie tendenziali destagionalizzate).

La flessione del 3,2% su maggio 2003 deriva da un calo più marcato degli alimentari (-3,5%) e dal -2,9% registrato dai prodotti non alimentari. Anche su base mensile a pesare sono stati di più gli alimentari (-1,1%), mentre i non alimentari sono scesi dello 0,4%. Analizzando le vendite per forma distributiva, sono diminuite sia quelle delle imprese della grande distribuzione (-3,1%) sia quelle delle imprese di piccola superficie (-3,2%). Tra le diverse forme della grande distribuzione solo gli ipermercati hanno registrato un incremento tendenziale (+2,5%), mentre i grandi magazzini e gli altri specializzati sono crollati rispettivamente del 15% e dell’8,5%.

Tutti i gruppi dei prodotti non alimentari hanno segnato una diminuzione tendenziale. In particolare le flessioni più marcate hanno riguardato calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-4.4%) e abbigliamento e pellicceria (-4,3%).