Anche l’analisi dei principali parametri aziendali delle imprese con meno di 50 dipendenti, conferma le prime valutazioni relative all’occupazione diffuse dall’Osservatorio Cna la scorsa settimana.


Pure in questo caso, infatti, si consolida la ripresa, come dimostra il permanere del segno più (1,1%) nella produzione industriale, per il secondo trimestre consecutivo.
Il dato assume un rilievo ancora maggiore se lo si confronta con quello di un anno fa, quando la crisi toccò il suo punto di minimo (-3,6%).
Rispetto al 2003, una differenza pari al 4,6% che non basta a giustificare pericolose euforie e che nemmeno deve far dimenticare le debolezze ancora latenti del nostro sistema economico.

A rendere il dato maggiormente incoraggiante, il fatto che gli imprenditori intervistati abbiano risposto positivamente a tutte le tredici domande del questionario Cna, comprese quelle che nel primo trimestre avevano registrato in prevalenza risposte negative.
L’aumento produttivo nelle piccole imprese rimane considerevolmente inferiore (+1,1% contro +2,8%) rispetto a quello dell’economia modenese nel suo complesso che, trainato dalla grande industria, aveva iniziato la sua ripresa nell’ultimo trimestre 2003.
Positiva la situazione degli ordinativi, in decisa crescita, rispetto a quelli del primo trimestre 2004, sia per ciò che riguarda il mercato estero (+3,3% contro il +1,8% di tre mesi fa), che quello interno (+6,3% contro il 6,5%). Non deve stupire che, contrariamente a quanto avviene per le grandi imprese, la propensione all’esportazione sia minore per le aziende esaminate, in quanto si tratta di realtà che svolgono principalmente un’attività di fornitura proprio nei confronti della grande impresa.

Dunque il secondo trimestre conferma i segnali di una ripresa oramai in corso, soprattutto per i settori a più alto coefficiente di internazionalizzazione come la meccanica ed il biomedicale, non a caso quelli che meglio di altri hanno saputo muoversi sui mercati mondiali.
Il problema è quanto durerà questa ripresa. Il nostro Paese è stato sino ad oggi incapace di darsi quelle strutture, sia logistiche che di politica economica, in grado di creare un volano allo sviluppo economico. Manca, insomma, una spinta interna, come testimonia la contrazione dei consumi nazionali.
A rendere più incerta la situazione sono le tensioni sui mercati delle materie prime e le prospettive di una manovra finanziaria che appare decisamente pesante per il Sistema Italia.
In questo contesto l’economia modenese dovrà essere capace di aumentare ulteriormente la propria flessibilità ed adattabilità, ed avere la capacità di introdurre quelle innovazioni che consentano di andare in questa direzione.
E si tratta di innovazione di gestione, piuttosto che produttive od immobiliari.
Modena ha infatti la necessità di allungare ed ampliare i propri sistemi produttivi, il che significa, in definitiva, essere maggiormente internazionali.