Una legge speciale dedicata al Grande Fiume che consenta di passare dalla gestione delle emergenze alla pianificazione ordinaria; forte sinergia tra le Province del Po anche attraverso l’apposita Consulta e la collaborazione dell’Autorità di Bacino; sostegno alla navigazione, riqualificazione ambientale e valorizzazione turistica ed economica delle sponde; guerra ai cavatori abusivi.
Queste le linee guida del documento approvato dai partecipanti ad un incontro organizzato alla Sala Amati di CremonaFiere dalla Provincia di Cremona.


”Il Governo e le Regioni – ha spiegato il presidente della Provincia di Cremona, Giuseppe Torchio, secondo una nota diffusa dalla provincia di Reggio – si interessano dell’asta del Grande Fiume solo in occasione di gravi calamità mentre trascurano la pianificazione ordinaria. Province e Comuni sono allora chiamati dare risposte concrete alle comunità del territorio attraverso una strategia di sistema, che risponda alle sollecitazioni popolari sui temi dell’ambiente e dello sviluppo delle aree rivierasche, che porti ad una diversa capacità di lettura delle problematiche socio economiche, territoriali e ambientali: l’incontro di oggi è il primo passo concreto in questa direzione che muove nella direzione della valorizzazione di una risorsa importante”.

Per Sonia Masini, presidente della Provincia di Reggio Emilia, ”la ricerca di maggiori livelli di efficacia della pianificazione di bacino a scala territoriale locale, ovvero l’attenzione per una reale capacità degli strumenti d’uso del suolo di affrontare i problemi della difesa delle calamità naturali e di gestione oculata delle risorse naturali dipende, in larga misura, dalla capacità delle Province di confrontarsi, ma anche dalla qualità delle nostra proposte alle Regioni e al Governo”.
”Il Po è una ricchezza per un territorio vasto, che si estende su un’area di oltre tremila comuni e riferita a ben cinque regioni – ha aggiunto Masini – Dunque vanno messe in opera azioni di valorizzazione ma anche in grado di mettere in sicurezza agli oltre sedici milioni di abitanti con la più alta densità di attività produttive del Paese”.

Sulla necessità di creare una rete almeno tra le realtà che mostrano una sensibilità comune si è soffermato anche il presidente della Provincia di Piacenza e della Consulta del Po, Gianluigi Boiardi, per il quale ”occorre promuovere una nuova politica di governance del fiume, guidata da sussidiarietà e sostenibilità in quanto tempi e modi con cui gli Enti pubblici hanno fino ad ora operato non sempre risultano adeguati e pronti, soprattutto in termini di risorse, di capacità organizzative, comunicative e di gestione dei conflitti: per operare verso questi nuovi traguardi occorre giungere ad una posizione unitaria e condivisa di tutte le istituzioni che si affacciano sul fiume, superando logiche che portano a considerare una sponda a dispetto dell’altra”.

Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia di Parma, ha indicato come, animati da una forte motivazione, occorra ”guardare avanti, agendo in maniera concreta partendo dall’esistente, valorizzando l’immenso patrimonio attuale per giungere, a breve, a una legge speciale per il fiume che consideri la governance del Po, la sicurezza del bacino, la rinaturazione del territorio e la riqualificazione degli ambiti fluviali e che sostenga lo sviluppo. Occorre valorizzare gli itinerari turistici ed enogastronomici già presenti nelle nostre terre d’acqua creando un marketing d’area che sappia unire, ad esempio, gli itinerari ciclabili e di navigazione in un unico pacchetto di offerta”.

”Occorre giungere quanto prima ad una legge speciale sul Po – ha concluso l’assessore mantovano Maurizio Sali – L’unica esistente è la 380 – legge Torchio – per la navigazione. E nella legge occorre fissare anche parametri chiari ed omogenei per il controllo delle escavazioni. A fronte di concessioni per prelevare dall’alveo 300 miliardi di metri cubi ogni anno si sta prelevando almeno dieci volte tanto. Le indagini giudiziarie e gli arresti di questi giorni hanno dimostrato che si tratta di dati reali. Questo fenomeno provoca serissimi danni all’ambiente, alla stabilità delle infrastrutture e in piu’ non apporta alcun beneficio economico agli Enti. La Consulta delle Province del Po, così come hanno già fatto Reggio Emilia, Mantova e Cremona, deve costituirsi parte civile contro i misfatti dei cavatori abusivi. Ma molto resta da fare, in termini di controllo innanzitutto, attraverso i sistemi di monitoraggio satellitare, utilizzando tecnologie di tipo sonar per verificare il carico delle imbarcazioni ma anche attraverso ispezioni aeree”.

Questi temi saranno approfonditi il 22 novembre a Parma, in occasione della terza conferenza padana sulla pianificazione del bacino del Po promossa dall’Autorità di Bacino.