In Italia circa 500 mila pazienti su 9,5 milioni di ricoverati l’anno sono affetti da un’infezione contratta in ospedale; e di questi il 3% ne muore. Polmoniti, setticemie e infezioni da catetere sono le più diffuse. Su 4 mila di questi, più della metà sono causati da tre specifici batteri: pseudomonas aeruginosa, stafilococco e il batterio dell’escherichia coliresistenti o refrattari ad antibiotici di ampio spettro.

E’ la fotografia del “primo progetto nazionale per la sorveglianza delle infezioni batteriche gravi in ambito comunitario e ospedaliero”, condotto in 50 centri ospedalieri e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e grazie al cofinanziamento del Ministero della Salute e della Pfizer Italia.

“E’ il più ampio studio multicentrico sulle infezioni batteriche e relative resistenze all’antibiotico mai realizzato prima nè in Italia nè in Europa”. Lo ha affermato Enrico Garaci, presidente dell’ISS. “E’ anche l’anticipazione di risultati di un progetto in cui un’industria privata si affianca alla sanità pubblica nell’affrontare il grande problema che riguarda la salute degli italiani e cioè quello dellla diffusione di batteri in gravi patologie infettive e l’analisi degli antiobiotici resistenti”. Il progetto ha preso in esame 6 mila pazienti, finora, e prevede l’isolamento entro quest’anno di circa 10 mila cippi batterici.

“Il 43 % di soggetti studiati sono entrati in ospedali per curare un’infezione batterica grave, ma oltre la metà del campione (57 %) l’ha contratta durante il periodo di degenza mentre era in cura per altre patologie. Lo ha sottolineato Antonio Cassone direttore del dipartimento malattie infettive dell’ ISS. “Si tratta per lo più di uomini (61 % conto il 41% delle donne) che al momento della diagnosi, hanno un’età tra i 50 e i 70 anni”. La distribuzione geografica delle infezioni vede al primo posto il sud e le isole (con il 48 % dei pazienti che si sono ammalati in ospedale), il nord (30 %) e centro (22 %).