”Ventottomila imprese rischiano di chiudere nei prossimi sei mesi, se le importazioni dalla Cina continueranno a crescere cosi’ velocemente”. Lo sostengono La Federmoda-Cna ed il Claai, due delle associazioni imprenditoriali del tessile-abbigliamento che oggi a Palazzo Chigi incontreranno il Governo.


In soli 40 giorni – precisa Luigi Rossi di Federmoda -le importazioni di calzature dalla Cina sono aumentate del 600%. ”Se si va avanti così nel giro di sei mesi 28.000 aziende chiuderanno, con ripercussioni pesanti anche sull’indotto, che è tre volte quello della Fiat”, sottolinea il Claai.
Pur riconoscendo l’impegno del Governo nell’affrontare la crisi del tessile-abbigliamento, che in Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia ha concesso alle imprese del settore con meno di 15 dipendenti di accedere alla cassa integrazione, Federmoda chiede all’esecutivo di ”battere i pugni a Bruxelles per far capire la reale importanza della tracciabilità dei prodotti, e quindi il valore aggiunto rappresentato dal Made in Italy”.
Comunque a Palazzo Chigi le associazioni imprenditoriali non si presentano con proposte comuni. Se la Federmoda chiede di ”puntare i piedi a Bruxelles”, il Claai propone ”la modifica dell’istituto dell’apprendistato, l’istituzione di un albo delle ditte che delocalizzano e di un fondo per lo sviluppo per le attività tipiche locali delle nazioni in via di sviluppo”.

Al tavolo sulla crisi del settore di questa mattina a Palazzo Chigi, per conto del Governo dovrebbero essere presenti, oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, il ministro del Welfare Roberto Maroni e quello delle Attività Produttive Antonio Marzano, coadiuvato dal vice ministro Adolfo Urso e dai sottosegretari Mario Valducci e Paolo Cota.