Di nuovi ai ferri corti i sindacati e il Comune di Formigine. A scatenare la protesta sindacale questa volta è l’aumento delle rette del centro diurno dell’Ipab Opera Pia Castiglioni, meglio conosciuta come ex Casa-albergo per anziani. Nonostante la contrarietà di Cgil-Cisl-Uil del comprensorio di Sassuolo e dei loro sindacati dei pensionati, la giunta comunale e il consiglio d’amministrazione dell’Ipab hanno aumentato le rette del centro diurno da 21,45 a 24 euro (+ 12 per cento) per gli utenti dei giorni feriali e da 21,45 a 25 euro (+ 16,5 per cento) per gli ospiti dei giorni festivi.

Questo perché – si giustifica il Comune – l’Opera Pia ha un deficit di bilancio di 37 mila euro.
«Amministrazione comunale e Ipab ignorano una direttiva regionale del 2004 che esorta gli enti ad aumentare le rette a carico delle famiglie solo in casi eccezionali e comunque con ritocchi minimi. In particolare – spiegano Cgil-Cisl-Uil e Spi-Fnp-Uilp – l’aumento per i centri diurni non può essere maggiore di 0,50 euro al giorno. A Formigine hanno deciso di superare tale limite rispettivamente di cinque volte per gli utenti dei giorni feriali e sette volte per i festivi».


Le organizzazioni sindacali aggiungono che l’Ipab formiginese ha usufruito l’anno scorso di una quota dello stanziamento regionale di 44 milioni di euro finalizzato da un lato al sostegno della domiciliarità (assegno di cura) e, dall’altro lato, al forte contenimento delle rette a carico delle famiglie per i servizi agli anziani (case protette, centri diurni, Rsa).
Una direttiva giudicata positivamente da Cgil-Cisl-Uil e Spi-Fnp-Uilp, che ne condividono i principi e gli interventi a favore degli anziani e delle loro famiglie.

«Nonostante l’accordo raggiunto con l’Azienda Usl e l’Arer (l’associazione delle Ipab) sul congelamento delle rette, l’Amministrazione comunale e l’Opera Pia Castiglioni di Formigine confermano gli aumenti. Per noi – proseguono i sindacati – è un comportamento arbitrario, che contrasta con le delibere regionali, penalizza le persone e le famiglie più in difficoltà. Inoltre giudichiamo tale scelta contraddittoria e non sostenibile né politicamente né amministrativamente.
Per queste ragioni – concludono Cgil-Cisl-Uil e Spi-Fnp-Uilp del comprensorio di Sassuolo – chiediamo al Comune di fare marcia indietro».