Ridurre l’addizionale regionale sui consumi
di gas per uso industriale, ”una misura necessaria per rilanciare le
piccole e medie imprese che in Emilia-Romagna rappresentano il 95% delle
aziende”: lo chiede alla Regione la Confartigianato Federimprese
Emilia-Romagna.


”Il peso relativo delle imposte nazionali – spiega il presidente regionale
Giampaolo Palazzi – e’ vanificato dal fatto che sul consumo di gas per uso
industriale gravano tre tipi di imposte: le accise, l’addizionale regionale
e l’Iva, differenziate a seconda dell’area geografica e del livello di
consumo. Purtroppo l’Emilia-Romagna e’, insieme a Lazio e Campania, una
delle Regioni con l’imposizione fiscale piu’ alta”.

I rincari del gas dei prossimi mesi, rileva la Confartigianato, ”si
abbatteranno sopratutto sulle piccole e medie imprese allargando un gap
gia’ oggi disastroso per le nostre imprese: come per il costo dell’energia
elettrica, sono infatti le Pmi a pagare le bollette piu’ salate per la
mancata liberalizzazione del mercato del gas”.
In Italia il gas per usi
industriali (al netto delle imposte) costa alle piccole e medie imprese il
32,5% in piu’ rispetto alla media europea; il dato e’ emerso da un’analisi
condotta da Confartigianato che ha esaminato i fattori che ostacolano le
potenzialita’ di sviluppo delle aziende italiane. Dal 1999 al 2003 (ultimo
anno disponibile per le rilevazioni comparate Italia-Ue), il prezzo del
gas, al netto delle imposte, per le Pmi e’ aumentato del 55% e, al lordo
delle imposte, del 37%. Nello stesso periodo, per le Pmi dell’Unione
Europea i prezzi sono aumentati rispettivamente del 44,6% e del 43,5%”.
Per esemplificare l’impatto del prezzo del gas, Confartigianato ha
esaminato il caso di un’impresa con un consumo medio annuale di 220.000
metri cubi, una piccola impresa ad intenso consumo di gas come fattore di
produzione. Questa tipologia di azienda paga il gas 15.536 euro/anno in
piu’ rispetto ad un competitor europeo, vale a dire il 30,4% in piu’
rispetto alla media Ue. Se poi si confronta il costo del gas per una Pmi
italiana con quello pagato dalle Pmi della Gran Bretagna, il Paese con il
piu’ alto grado di liberalizzazione del mercato del gas, il divario del
prezzo, al netto delle imposte, arriva addirittura al 93,8%.
”Le piccole
imprese manifatturiere piu’ colpite dall’alto prezzo del gas – afferma
Palazzi – svolgono attivita’ di trattamento termico dei metalli, di
essiccazione del legno, di panificazione, lavorazione della ceramica, del
vetro, della carta e fornaci per laterizi. Tutte queste categorie sono
fortemente rappresentate nella nostra regione; va da se’ che sono molte le
aziende che in Emilia-Romagna vedono crescere i costi di produzione in
maniera scellerata”.
Il peso del fisco sul prezzo del gas in Italia e’
inferiore alla media europea: incide infatti per circa il 14% contro il 20%
della media Ue, ma non contribuisce a ridurre il divario di costi; al lordo
delle imposte, infatti, la differenza di prezzo rimane del 22%.