Ormai siamo ad un calo dei consumi di pollo superiore al 60 per centro, mentre i prezzi sia all’origine che al consumo sono scesi del 55 per centro. Il 20 per cento dei 6150 allevamenti italiani rischia di chiudere e alcune migliaia di addetti alla filiera avicola (che da occupazione a più di 80 mila persone) possono perdere il posto di lavoro nelle prossime settimane.

A lanciare l’allarme è la Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale evidenzia che la psicosi scatenata dall’influenza aviaria ha finora provocato danni per oltre 350 milioni di euro, quasi il 10 per centro dell’intero fatturato nazionale del settore (4 miliardi di euro).

La situazione -avverte la Cia- è sempre più grave. La produzione è sull’orlo del tracollo. Solo le vendite nel comparto dell’avicoltura rurale sono diminuite del 70 per cento e possono calare ulteriormente con la chiusura di mercati e fiere, come decretato dall’ordinanza del ministero della Salute.

Per questa ragione il presidente della Cia Giuseppe Politi ha inviato una lettera al ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno sollecitando interventi urgenti a sostegno degli allevatori per cercare di risolvere la crisi e ridare prospettive al settore che, se non ci saranno fatti nuovi, rischia la scomparsa.
Politi rileva, inoltre, che il quadro diventa più allarmante e grave se si pensa che il comparto garantisce l’autosufficienza delle carni avicole nel nostro Paese.

Del resto, neanche l’etichetta d’origine sui prodotti avicoli, diventata obbligatoria dal 17 ottobre scorso, è riuscita a rivitalizzare i consumi. Tra i cittadini -sottolinea la Cia- continua ad esserci molta diffidenza nei confronti delle carni avicole. Così nei mercati restano invenduti polli, galline e tacchini. Per quest’ultimi c’è addirittura una flessione dell’80 per cento nelle vendite.

La Cia, infine, annuncia che parteciperà a tutte le manifestazioni promosse dagli allevatori avicoli, a cominciare da quella in programma per sabato prossimo 29 ottobre a Forlì, per sollecitare misure in grado di sanare una situazione che giorno dopo giorno diventa sempre più drammatica.