Le donne di Modena. Sono in leggera predominanza rispetto alla popolazione maschile, hanno un livello d’istruzione complessivamente più elevato degli uomini; lavorano fuori e in casa, e, in quanto a lavoro non retribuito, sono occupate in media 18 ore più dei loro compagni. Oltre a lavoratrici, sono mamme, e qui stanno le sorprese.

Secondo un’indagine condotta da ISTAT Multiscopo e Swg, il 46% delle modenesi intervistate desidererebbe avere più figli. Sono alcuni dei dati su cui si rifletterà mercoledì 1 marzo, presso la Fondazione San Carlo, al seminario “Salute donna” sul Programma di Azioni del Piano per la Salute per il Distretto di Modena (ore 14.30).
Più nel dettaglio, sono 93.449 le donne residenti a Modena, vale a dire il 52 per cento della popolazione; il 25% di esse ha più di 64 anni (dati al 31-12-2004).
Le straniere rappresentano l’8,4 per cento della popolazione femminile residente e il 48,5% della popolazione straniera totale. Per quanto riguarda il lavoro, il tasso di occupazione femminile a Modena è pari al 61,7% (dati ottobre 2004. Indagine del Comune di Modena “Lettera sull’occupazione” anno XI n.4).
Il livello di istruzione è complessivamente più elevato che negli uomini, se consideriamo che il 42,7 per cento delle modenesi sono diplomate, e il 23,9 per cento laureate, contro il 18,1% degli uomini.
Sono 5857 le donne in cerca di occupazione, di loro il 48 per cento ha fra i 30 e i 44 anni, l’80 per cento sono italiane, il 60 per cento non ha nessun titolo di istruzione (28%), o non è diplomato (32%), il 27 per cento sono diplomate.
1143 infortuni sul lavoro nel Comune di Modena hanno coinvolto lavoratrici donne (dati Inail 2003), pari al 29 per cento degli infortuni totali verificatisi nel distretto. Nel 69 per cento dei casi l’infortunio è avvenuto nel settore dei servizi; 24 infortuni hanno avuto come conseguenza invalidità permanenti, nessuno è stato mortale (contro i 5 che hanno coinvolto lavoratori di sesso maschile).
Permane il sostanziale squilibrio nella distribuzione del lavoro non retribuito (ossia il lavoro domestico, di assistenza e cura di familiari, bambini, anziani).
Considerando coppie con figli con entrambi i coniugi percettori di reddito della provincia di Modena, risulta che le donne lavorano in media 18 ore in più a casa degli uomini e, sommando il lavoro retribuito e quello non retribuito per attività domestiche e/o di cura, gli uomini lavorano circa 62 ore settimanali (di cui 17,1 per il lavoro di cura e/o domestico non pagato) e le donne in media 71 ore settimanali (di cui 36,6 per il lavoro di cura non pagato).
Se, poi, guardiamo alle donne come madri, scopriamo che l’età media al parto è in costante aumento e si attesta a Modena a circa 31 anni.

Come si diceva, dai dati forniti da indagini condotte a livello regionale e provinciale (ISTAT Multiscopo 1998, e Swg 2003; “Genitorialità, Lavoro e Qualità della Vita: una conciliazione possibile?” Riflessioni da un’indagine in Provincia di Modena, a cura di Tindara Addabbo, Ed. Franco Angeli, 2005) risulta che il 46 per cento delle oltre mille donne intervistate desidererebbe avere più figli (media 2,02) di quanti effettivamente ne abbia (media 1,4).
Questa distanza fra genitorialità desiderata ed effettiva aumenta per i disoccupati e i contratti di collaborazione, su di essa pesa soprattutto il reddito familiare, non il titolo di studio. Coerentemente con gli ampi carichi di lavoro retribuito e non retribuito sopportati dalle donne, c’è anche la stanchezza come motivo del non raggiungimento del numero di figli desiderato. Se guardiamo alla salute in senso stretto, sono le malattie del sistema cardio-circolatorio le peggior nemiche delle donne, subito dopo vengono le malattie neoplastiche e quelle dell’apparato respiratorio (principali cause di morte nel 2004 secondo i dati forniti dall’Azienda Usl).
La patologia cronica più diffusa è l’ipertensione arteriosa, causa principale anche di ospedalizzazione. Tra le neoplasie quelle che colpiscono con maggiore frequenza le donne sono il tumore alla mammella e al collo dell’utero, la cui incidenza si è progressivamente ridotta grazie agli screening per la diagnosi precoce dei tumori. L’adesione all’invito di sottoporsi al programma di screening per la diagnosi precoce del tumore della mammella nel Distretto di Modena è da sempre la più alta della provincia (più del 70 per cento) e, nel 2003, è stata pari al 79,8 per cento. L’adesione al programma di screening per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, che si rivolge alle donne dai 25 ai -65 anni d’età, si attesta intorno al 40 per cento nella prima fase.
Per quanto attiene le più giovani, nel 2004 sono state 987 le utenti adolescenti dello Spazio Giovani dei Consultori del Distretto di Modena; 1468 gli accessi ambulatoriali per differenti richieste o problematiche: 35 per cento per consulenze sulla contraccezione, il 32 per cento per ginecologia, e il 5,1 per cento (terzo valore più alto regionale dopo Reggio Emilia e Cesena) per disturbi dell’alimentazione.
Infine, dopo Reggio Emilia e Piacenza, Modena si colloca al terzo posto per la presenza negli Spazi Giovani rivolti a utenti adolescenti con cittadinanza straniera (7,9% rispetto alla media regionale pari al 6,3%).