Una maggiore vivacità del mercato ha portato ad un’accelerazione del fatturato, dovuta esclusivamente all’innalzamento del costo della spesa e non all’aumento della quantità di beni di largo consumo intermediati, sostenuto unicamente dall’estensione della rete commerciale della grande distribuzione.

Sono questi i principali risultati del rapporto sulle vendite e i prezzi della grande distribuzione realizzato dall’Osservatorio regionale dei prezzi e delle tariffe sull’ultimo semestre del 2005.

Dopo un lungo periodo di risultati poco soddisfacenti, negli ultimi mesi dello scorso anno si è andata consolidando un’apprezzabile crescita del fatturato dei generi di largo consumo confezionato nella grande distribuzione.
In particolare negli ultimi due mesi del 2005 il fatturato ha ottenuto un incremento del 4.4% rispetto ai mesi corrispondenti dell’anno prima.
Il cambiamento di tendenza non è di entità secondaria: all’inizio del 2005 questa stessa misura si poneva poco sopra all’1.5%.
La ripresa delle dinamiche di crescita, inoltre, non pare aver avuto una natura episodica, ma ha cominciato a manifestarsi dalla metà dello scorso anno.

Alla base di questi risultati economici sta un nuovo equilibrio nel complesso delle variabili che ne determinano l’andamento.
La ripresa del fatturato non è giunta da una maggiore movimentazione di volumi fisici nel complesso, ma da una diversa direzione imboccata dal fattore prezzo.
Il costo della spesa, calato nel corso del 2005, soprattutto per le promozioni, con un minimo attorno alla metà dell’anno, ha registrato un’inversione, giungendo ad una crescita dell’1.4% alla fine del 2005.
Le promozioni, infatti, che avevano costituito una prima risposta della GDO alla fase di crisi congiunturale, non potevano durare per sempre, anche a fronte della percezione che lo sforzo promozionale non era stato in grado di giungere a risultati adeguati sul fronte delle quantità vendute.
In secondo luogo i prezzi di listino cominciano a risentire, marginalmente, di un qualche innalzamento dei costi a monte.
Infine, trattandosi di un costo della spesa, il suo andamento risentiva e risente, in generale, anche della ricomposizione qualitativa del paniere degli articoli acquistati. Ricomposizione che, probabilmente, ha raggiunto un valore di soglia, oltre il quale diviene meno percorribile continuare a modificare gli acquisti verso tipologie di beni a prezzo più contenuto.

Questo nuovo scenario non è certo immagine di un fenomeno circoscritto all’Emilia-Romagna, ma si ritrova anche nelle statistiche nazionali, pur se con tratti più accentuati nelle regioni del Nord-est del paese.
Se l’innalzamento del costo della spesa ha determinato un aumento del fatturato, l’aumento delle quantità intermediate è stato contenuto e ha registrato una certa vivacità solo in relazione all’espansione della rete.
Infatti, l’aumento dei volumi è dovuto principalmente all’espansione della rete: la movimentazione imputabile ai nuovi insediamenti commerciali sta procedendo negli ultimi bimestri ad un ritmo accelerato rispetto all’inizio dell’anno scorso, con valori attorno al 4%, mentre i risultati della rete omogenea, cioè in riferimento alle strutture della grande distribuzione preesistenti, si pongono in zona nettamente negativa.

Osservando il dettaglio merceologico si nota un andamento abbastanza omogeneo: a livello regionale la risalita del costo della spesa si manifesta in tutti i reparti dell’alimentare, registrando tuttavia valori più sostenuti nella cura della casa.
In tutte le province il costo della spesa è aumentato, ma la svolta è avvenuta in modo non omogeneo. Si passa da realtà dove il costo della spesa chiude un semestre di rialzi con un incremento del 2.9%, a situazioni in cui a fine anno per la prima volta si sperimenta un arresto della caduta dei prezzi. Questa diversa intensità accomuna i vari reparti.
Il settore alimentare mostra variazioni positive, la cura della persona talvolta presenta lievi contrazioni, mentre il reparto della cura della casa realizza gli incrementi più accentuati in ciascuna provincia.