Con la falsa promessa di metterli in regola e dare loro un lavoro e un futuro dignitoso, sfruttavano cittadini clandestini dell’Est europeo, soprattutto romeni. E in attesa di avere l’agognato permesso di soggiorno li facevano lavorare in nero dando loro meno della metà della paga prevista da un regolare contratto, inoltre, si facevano dare tra i 1.000 e i 2.000 euro per perfezionare le pratiche della regolarizzazione.


Si è conclusa con l’arresto di due uomini, il
39enne Francesco Calvo, originario di Crotone e titolare di una ditta edile a Bologna, e il 26enne Giovanni Minà, anch’egli di Crotone, l’inchiesta
sullo sfruttamento del lavoro nero nei cantieri bolognesi partita dopo che, un gruppo di 14 clandestini moldavi, aveva deciso di accogliere l’appello del sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, e denunciare con l’aiuto del sindaco i propri caporali.
Insieme ai due sarebbe dovuto finire in carcere anche Mario Quatrale, 52enne originario di Foggia ma residente a Parma, deceduto però pochi giorni prima dell’ordinanza di custodia cautelare.
I due arrestati sono accusati di aver sfruttato a lungo i clandestini.

Tra maggio 2004 e dicembre 2005 gli investigatori hanno individuato
gli sfruttatori e il loro modus operandi e hanno presentato l’informativa in Procura. Sulla base delle risultanze investigative il magistrato ha
chiesto le ordinanze di custodia cautelare che il gip Andrea Scarpa ha concesso. Ieri gli arresti e i sequestri che, secondo gli inquirenti, hanno
dimostrato l’esistenza di una struttura che sfruttava gli immigrati clandestini.
Nelle abitazioni dei 3 sono state infatti trovate decine di passaporti romeni e documenti comprovanti lavori fatti e da fare a dimostrazione della non occasionalità dell’attività del gruppo. Oltre ai 3 arrestati è ipotizzabile, con il prosieguo delle indagini, il coinvolgimento di altre 2 persone.

“Sono molto contento – ha commentato Cofferati – la Questura e la Magistratura di Bologna hanno lavorato efficacemente, con la rapidità e la
riservatezza che serve in questi casi”.
“Spero che l’esempio dato dalle 14 persone che vennero da me a segnalare l’esistenza di questo insopportabile sfruttamento – ha aggiunto il sindaco – venga adeguatamente valorizzato e
poi imitato da altri”.
I 14 moldavi “adesso hanno un permesso di soggiorno per motivi di giustizia – ha sottolineanto l’ex leader della Cgil – che gli consente di poter restar qui e, nel frattempo, cercare una regolarizzazione
ultimativa”.
“E’ una strada difficile quella che hanno coraggiosamente intrapreso ed è stato difficile il lavoro di magistrati e inquirenti – ha concluso
Cofferati – ma la conclusione dimostra che si può fermare lo sfruttamento, ci si può rivolgere alle istituzioni e si può ottenere giustizia”.