Oltre 60 gli enti locali dell’Emilia Romagna coinvolti, 240 milioni di euro l’importo complessivo dell’emissione di prestiti obbligazionari comunali o provinciali (Boc o Bop), di cui 16 milioni la quota della Provincia di Modena. Sono i dati principali della gara svolta dal Centro servizi per la finanza degli enti locali di Reggio Emilia, nel ruolo di coordinatore e promotore, e di recente aggiudicata all’advisor Dexia Crediop.


Dopo la prima sperimentazione del 2004, per una cifra inferiore ai cento milioni di euro, già lo scorso anno l’operazione – unica in Italia per il numero di enti locali che hanno partecipato alla gara – venne realizzata per un importo di 200 milioni di euro e ‘a condizioni molto favorevoli che quest’anno sono addirittura migliorative con lo spread, per esempio, che passa dallo 0,079 allo 0,048 per cento’ ricorda l’assessore provinciale al Bilancio Stefano Vaccari sottolineando l’importanza ‘di ottenere notevoli risparmi sul costo del debito anche ricorrendo a strumenti finanziari innovativi’.

Dexia Crediop, infatti, ricopre il ruolo di advisor e sottoscrittore a fermo e la particolare tipologia dell’operazione permette anche a enti locali di piccole dimensioni (e che fanno emissioni di importo medio-basso) di potersi presentare sul mercato dei capitali, storicamente appannaggio di realtà di dimensioni maggiori, a condizioni economiche particolarmente vantaggiose. La struttura dell’operazione, inoltre, sebbene di durata normalmente ventennale, consente ai singoli enti locali di fare le proprie emissioni anche a durate inferiori o superiori ai vent’anni (fino a 30) a tassi predeterminati.

“Con questa operazione – aggiunge Vaccari – finanzieremo spese di investimento che attiveremo entro aprile del 2007 soprattutto nei settori della viabilità, dell’edilizia scolastica e dall’ambiente. E il partner risponde a quei criteri ispiratori della finanza etica indicati già lo scorso anno anche dal Consiglio provinciale, affinché siano evitati rapporti con gli istituti di credito coinvolti nel finanziamenti all’export legale di armi preferendo, invece, soggetti “non armati” impegnati anche a sostenere interventi di solidarietà nei settori socio-assistenziali, sanitari ed educativi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”.