Quasi 1400 controlli di cui oltre la metà sull’attività venatoria e la pesca, senza trascurare però il presidio del territorio, per scoprire o prevenire reati di natura ambientale. E’ questa in sintesi l’attività svolta nel 2005 dai 20 agenti della Polizia provinciale guidati dal comandante Emanuela Turrini.


“Il nostro compito istituzionale – spiega Turrini – è quello di controllare le attività di caccia e di pesca, oltre a gestire i piani di controllo della fauna, ma in questi ultimi anni abbiamo esteso il campo d’azione anche all’ambiente concentrandoci sul contrasto al fenomeno delle microdiscariche abusive, al controllo degli scarichi di liquami senza autorizzazione”.

Nel 2005 sono state emesse 391 sanzioni amministrative e 17 notifiche di reato. Quasi la metà delle sanzioni sono state provocate da violazioni ai regolamenti e calendari venatori o per il mancato rispetto delle distanze da case e strade durante la caccia; le sanzioni in materia ambientale (80) hanno riguardato, nella maggior parte dei casi, l’abbandono o il deposito incontrollato di rifiuti, spesso automobili dismesse, e lo spandimento dei liquami, anche se in questo settore le multe si sono quasi dimezzate rispetto al 2004.

Non sono mancate le contravvenzioni agli automobilisti (102) per la violazione alle norme del codice della strada (spesso si tratta di multe effettuate durante i controlli sulla caccia).

Le notizie di reato alla magistratura hanno riguardato prevalentemente la materia ambientale, tra cui quattro abbandoni di rifiuti, tre abusi edilizi e tre scarichi abusivi in fognatura; poi la caccia, in particolare la detenzione di animali selvatici senza autorizzazione.

Guidata dal comandante Emanuela Turrini, la Polizia provinciale dal punto di vista organizzativo è suddivisa in due gruppi di specializzazione: faunistico e ambientale. Con la collaborazione di 26 agenti volontari controllano qualcosa come 250 mila ettari di territorio (160 mila ettari di superficie cacciabile, circa 60 mila ettari di aree protette e le aree vicine ai centri abitati dove è vietato cacciare.

Gli agenti, inoltre, hanno gestito e coordinato i piani di controllo della fauna selvatica per evitare squilibri faunistici, danni all’agricoltura, come nel caso dei cinghiali, oppure per salvaguardare gli argini dei fiumi dalle nutrie.

I controlli della Polizia provinciale d’ora in poi saranno effettuati utilizzando un palmare con collegamento satellitare gps in grado di indicare in tempo reale il tipo di territorio su cui si sta intervenendo, migliorando l’efficacia dei controlli.
L’introduzione di questo strumento – tuttora in fase sperimentale – è stato proposto dalla Provincia di Modena alla Regione Emilia Romagna che lo ha finanziato in previsione di estenderlo anche alle altre realtà regionali.
Consultando il palmare durante i sopralluoghi, gli agenti potranno capire esattamente se si trovano all’interno dei confini di un parco, oppure di un’area protetta, in quale Atc, se in un distretto per la gestione dei cinghiali, in un’azienda faunistica o in una zona di addestramento cani. Tutti i confini di queste aree, infatti, sono memorizzati in un software studiato appositamente per questo strumento.