Il 9 giugno, si è tenuta a Modena, presso l’Aula magna dell’accademia militare di Modena, l’Assemblea annuale di ASS.I.CA, l’Associazione Industriali delle Carni aderente a Confindustria.
L’Assemblea dell’ASS.I.CA. è stata l’occasione per riunire i massimi esponenti del mondo dei salumi e delle carni suine, per tracciare un bilancio delle attività e per delineare le prospettive del settore e le strategie.

L’Assemblea è stata l’occasione per presentare i dati che riguardano produzione, commercializzazione, mercati del settore dei salumi, comparto di grande rilievo nell’ambito dell’industria alimentare italiana con un fatturato complessivo (prezzi alla pro-duzione) che ammonta a 7.150 milioni di euro.

Nel corso dell’assemblea ci sono stati numerosi interventi tra i quali quello del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, l’On. Paolo De Castro, il Direttore Generale delle Politiche Agricole Dott. Mario Catania e il Presidente di Federali-mentare, Dott. Luigi Rossi di Montelera.
Naturalmente in programma, anche gli interventi del Presidente di ASS.I.CA, Dott. Fran-cesco Pizzagalli, del Presidente dell’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani, Nicola Levoni, e dei Presidenti di diversi Consorzi di tutela dei salumi italiani.

I numeri del settore: 2.150 aziende; 32.200 addetti circa; 7.150 milioni di euro fatturato salumi nel 2005; 705 milioni di euro fatturato export salumi nel 2005; 9,9% quota export sul fatturato; 575 milioni di euro saldo attivo bilancia commerciale.
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L’attività di trasformazione delle carni viene svolta in Italia da 2.150 unità produttive, di cui circa 1.000 di tipo industriale, con un’occupazione diretta totale di 32.200 addetti. Il fattu-rato del settore, prezzi alla produzione, ammonta a 7.150 milioni di euro (-0,4% rispetto al 2004, a causa della diminuzione dei prezzi di vendita).

Per quanto riguarda la domanda interna, ogni italiano consuma in media 30,6 kg di car-ne suina e salumi (che salgono a 30,9 kg con la bresaola) che è divenuta la più richiesta dal consumatore italiano.

Passando alle esportazioni, il fatturato realizzato sui mercati esteri nel 2005 è stato di 705 milioni di euro, con oltre 95.000 tonnellate esportate. Rispetto all’anno precedente si registra un +5,1% in quantità ed un +5,8% in valore. Un trend di crescita che prose-gue ormai da alcuni anni.

Per quanto riguarda l’interscambio commerciale con l’estero il settore della produzione dei salumi è storicamente in attivo con esportazioni pari a quasi 6 volte il valore delle im-portazioni. In sostanza, nonostante i salumi siano prodotti tradizionali e quindi maggior-mente legati ad un consumo “locale”, la salumeria italiana è riuscita comunque ad avviare un significativo flusso export che le consente di avere una salda posizione di leadership nel panorama mondiale.

Il principale mercato di sbocco è l’Unione europea con quasi l’80% del totale esportato. Nell’area comunitaria prevale la Francia (24,3% sul totale delle quantità inviate), seguita da Germania (22,3%), l’Austria (8,1%), il Regno Unito (7,6%) e il Belgio (5,2%).
Se consideriamo i Paesi Extra-UE, la Svizzera con circa 4.200 tonnellate esportate si conferma primo destinatario dei nostri prodotti seguita dagli Stati Uniti con oltre 3.600 tonnellate in quantità
Al terzo posto della graduatoria dei Paesi terzi si colloca la Croazia con acquisti di salumi italiani per oltre 3.400 tonnellate , seguita dal Giappone con circa 1.400 tonnellate .
Tra i prodotti cardine delle nostre esportazioni va ricordato il prosciutto crudo (tra cui le due gemme, Parma e San Daniele) che nello scorso anno ha costituito il 48% delle e-sportazioni in quantità ed il 56% in valore.

“Nel 2005 la presenza della salumeria italiana sui mercati internazionali si è rafforzata, gra-zie all’apertura di nuovi sbocchi commerciali in aree di valenza strategica per l’agro-alimentare italiano” ha affermato il Presidente di ASS.I.CA. Francesco Pizzagalli. “Un risultato ottenuto oltretutto, in un anno non facile per l’intero export alimentare italiano”.

Un successo che ripropone la salumeria come una componente di spicco del Made in Italy alimentare e che si apre ai grandi mercati internazionali come la Cina, l’Australia, il Messico, la Corea del Sud, il Canada, la Nuova Zelanda.
Come si può vedere dalle cifre e dalle tabelle che seguono, la produzione dei salumi italiani raggiunge l’importante risultato di un attivo della bilancia commerciale di 575 milioni di euro, con un incremento del 4,8% rispetto al 2004.