Anche se di modesta rilevanza statistica per la ridotta dimensione della popolazione che ha aderito all’operazione delle preiscrizioni on-line, l’iniziativa promossa dal MIUR tra gli studenti delle scuole medie superiori durante il mese di marzo e la prima decade di aprile, i risultati consegnati dal sondaggio contengono interessanti indicazioni circa l’orientamento delle future matricole verso gli studi universitari.

Complessivamente la rilevazione che ha interessato una campione di 257 studenti, già orientati ad elevare come sede dei propri studi l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, pur rappresentando un contingente molto ristretto (circa il 6%) delle matricole attese, evidenzia che l’opzione a favore del proseguimento degli studi coinvolge in maniera molto più massiccia le femmine dei maschi: 61.48% le donne contro il 38.52% di uomini.

La forbice è di quasi 23 punti, quando – va notato – l’anno scorso (2005) era di appena 12.5 punti. Quali considerazioni porta con sé questo dato all’apparenza poco significativo, visti l’esiguità del campione ed il tempo nel quale si è svolta la rilevazione?
Una possibile lettura, che aiuta a comprendere questa singolare fotografia dello scenario che andrà a configurarsi in occasione della apertura delle immatricolazioni all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, introduce ad una riflessione più generale sulla qualità del mercato del lavoro in Italia, che probabilmente oggi è considerato dai giovani più ricettivo verso l’assorbimento di manodopera professionale maschile. Un anno fa, invece, le incertezze di prospettiva occupazionale, legate anche al differente orizzonte economico-produttivo del Paese, erano diverse anche per i maschi.
Se da un lato, dunque, il sistema del mercato del lavoro sembra essersi riaperto per i ragazzi, meno propensi a “parcheggiarsi” all’università, non si può dire altrettanto per quella fetta di potenziali lavoratori rappresentati dall’universo femminile, motivato o spinto a cercare una più forte qualificazione, che consegni alle ragazze condizioni di maggiore occupabilità, attraverso il conseguimento di una laurea.

Può suonare come un’indiretta conferma a questa ipotesi l’osservazione che nella stragrande maggioranza, quasi 3 su 4 studenti (73.13%), indichino di preferire la frequenza a corsi di area tecnico-scientifica (28.64%) o medico-sanitaria (44.49%), caratterizzati da un’impronta di contenuti altamente professionalizzati. Mentre scende al 26.87% la porzione di giovani orientati verso percorsi di tipo umanistico (6.61%) o sociale (20.26%).

Appena un anno fa la distribuzione delle opzioni segnava questo equilibrio: 66.95% indicava lauree tecnico-scientifiche o medico-sanitarie e il 33.05% privilegiava quelle umanistiche o sociali.
Un’ultima considerazione riguarda l’accentuata dimensione di interesse fra i giovani, nonostante lo sbarramento imposto dal numero chiuso alle iscrizioni, per i corsi di laurea dell’area medico sanitaria, gettonati da quasi 45 giovani su 100.