Secondo un’indagine dell’ufficio Studi Ascom Confcommercio sugli stili di consumo delle famiglie, le loro aspettative e il clima di fiducia diffuso tra i cittadini, l’ultimo anno mostra una crescita piuttosto contenuta delle spese delle famiglie e un clima di incertezza per il futuro.

Oltre il 60% delle famiglie nell’ultimo anno non ha modificato il livello dei consumi, il 15% li ha ridotti e il 20% ha dichiarato di aver incrementato i livelli di spesa, dato che va interpretato, per alcune tipologie di famiglie, come un maggior esborso per consumi incomprimibili.

Aumentano le famiglie che riducono la spesa alimentare aumentando quelle per il divertimento, mentre ben un quarto del totale risparmia di meno. Quanto alla valutazione sulle spese già sostenute dalle famiglie i risultati evidenziano: consumi stabili per oltre il 60% delle famiglie, quota che tende ad aumentare nell’ultimo trimestre di rilevazione (64,4% a fronte del 62% del periodo precedente), quale risultato della diminuzione della quota sia di coloro che hanno contratto i consumi sia di coloro che li hanno aumentati.

Il quadro complessivo mostra che il sistema delle famiglie oscilla tra comportamenti “riflessivi” messi in atto da chi ha elevati livelli di spesa e sembra collocarsi in una fase di saturazione della domanda e comportamenti improntati ad una crescita progressiva dei consumi, tipica soprattutto di famiglie con redditi contenuti che si confrontano però con esigenze di spesa sempre nuove. Questo ultimo segmento non manifesta un rapporto “rilassato” con il denaro, ma vive le nuove sollecitazioni al consumo del mercato, con una certa preoccupazione.

Il risultato di questa combinazione di comportamenti è la crescita molto lenta delle spese familiari che il nostro sistema economico registra ormai da tempo: i dati ufficiali dell’Istat mettono, infatti, in evidenza come, tra la fine del 2005 e la prima metà del 2006 (il periodo preso in considerazione) il tasso di crescita congiunturale dei consumi delle famiglie si sia sempre mantenuto al di sotto dell’1%.