In merito al dibattito in corso sulla Legge Finanziaria, trasmettiamo una nota congiunta dei tre parlamentari modenesi dell’Ulivo: Giuliano Barbolini, Manuela Ghizzoni e Ivano Miglioli.

“Risanare i conti pubblici e riprendere la strada dello sviluppo garantendo al tempo stesso equità e solidarietà. Erano questi, in estrema sintesi, gli obiettivi che il governo di centrosinistra si era dato all’indomani del suo insediamento, in coerenza con il programma elettorale dell’Unione; obiettivi poi tradotti nella Finanziaria 2007 presentata alle Camere dal ministro Padoa-Schioppa.
Diciamo subito che questa è una buona manovra.
Lo è perché rimette i conti a posto, riporta il deficit entro i limiti stabiliti dall’Unione europea (dal 4,6 al 2,8 per cento), ricostruisce l’avanzo primario dilapidato in questi cinque anni dall’avventurismo di Tremonti. E’ un risultato straordinario, anche se in questi giorni è stato talvolta messo in ombra da questioni di minore sostanza (ma di maggiore appeal). Gli effetti benefici, anche se non immediatamente tangibili, si faranno sentire nei mesi e negli anni a venire.
L’Italia è uno dei paesi europei con la più alta disuguaglianza tra i redditi, cresciuta negli ultimi anni grazie al massiccio spostamento di ricchezza dai ceti medi alle fasce di reddito più alte. Con questa finanziaria abbiamo invertito la tendenza e avviato una grande operazione di redistribuzione del reddito a favore dei ceti medio bassi che in Italia rappresentano il 90 per cento dei contribuenti.
E poi c’è lo sviluppo. Il nostro Paese continua a perdere posizioni, in ambito europeo, nella classifica della competitività. Questa finanziaria mette finalmente in campo risorse significative a favore della crescita: in tutto 18 miliardi e 600 milioni. L’intervento più consistente è quello per la riduzione del cuneo fiscale: 5 miliardi e mezzo. Di questa somma, le imprese riceveranno 3miliardi e 300milioni (già dall’anno prossimo mentre entro due anni il beneficio dovrebbe toccare quota 9 miliardi). Circa 6 miliardi in più per la sanità: aumentano i fondi per la ricerca, per le malattie rare, per il parto senza dolore. I fondi per le autonomie scolastiche passano da 100 milioni a 2 miliardi 700 milioni. Saranno assunti 150 mila precari della scuola più 20 mila impiegati amministrativi. 250 milioni di euro saranno destinati all’edilizia scolastica. Oltre 3 miliardi andranno a finanziare le grandi opere inaugurate e mai avviate dal precedente governo. Il Fondo per lo spettacolo passerà l’anno prossimo da 294 a 440 milioni per superare il mezzo miliardo nel 2008.

Questo vuol dire che tutto va bene?
Certamente no. Trovare un equilibrio tra risanamento, rigore ed equità non è stato facile.
C’è stato qualche errore di comunicazione, forse non siamo riusciti – come ha giustamente rilevato l’ex-capo della Stato Azeglio Ciampi – a trasmettere fino in fondo il senso, la “missione” della manovra; mentre, d’altra parte, ci sono riforme strutturali che attendono ancora di essere avviate: la pubblica amministrazione, le pensioni, il mercato del lavoro, le “grandi” liberalizzazioni.
Su tutto questo il governo ha aperto il confronto con le parti sociali, le imprese, i sindacati, gli enti locali. I parlamentari dell’Ulivo, in particolare quelli modenesi ed emiliano-romagnoli, sono impegnati a portare in Parlamento modifiche significative a punti specifici della legge finanziaria, sulla base dei rilievi mossi da amministratori, rappresentanti delle associazioni di categoria, del mondo del lavoro, delle imprese e della società civile. E i primi segnali di una disponibilità del governo a migliorare la legge cominciano ad arrivare: ad esempio, con la probabile esclusione delle piccole imprese dal prelievo del Tfr; oppure con la decisione di ridurre i tagli ai Comuni di oltre un miliardo di euro.
Si è aperto dunque un dialogo che, ne siamo convinti, porterà a una finanziaria che meglio risponde alle esigenze e alle aspettative dei diversi soggetti economici e sociali. Fermo restando l’impianto di fondo della manovra – il legame stretto tra rigore ed equità – che la rende profondamente diversa dalle finanziarie degli ultimi anni e che per questo va salvaguardato come suo carattere distintivo”.