Gli stranieri nella nostra regione, nel 2005, crescono del 12,5% rispetto all’anno precedente. Complessivamente, le stime parlano di una popolazione emiliano-romagnola composta per il 7,5% da immigrati. Sono alcune cifre e statistiche contenute nel Rapporto annuale Caritas/Migrantes 2006, dossier statistico giunto alla sedicesima edizione, i cui dati relativi al territorio emiliano-romagnolo sono stati presentati oggi a Bologna.

La crescita della popolazione straniera residente è, rispetto ai dati all’1.1.2005, del 12,5%: una delle più basse degli ultimi anni perché si stanno affievolendo gli effetti dei ricongiungimenti familiari e della regolarizzazione del 2002-2003.
I comuni emiliano romagnoli che superano il 10% dei residenti stranieri passano da 22 a 33, con Galeata (Fc) e Luzzara (Re) in cima con il 15,77%. I principali paesi di provenienza che si rilevano dalle residenze sono il Marocco (17,3%), l’Albania (13,8%) e la Romania (6,5%). Appare in decisiva crescita il dato della Romania e dell’Est europeo in generale.
Nell’anno scolastico 2005/2006 gli alunni con cittadinanza non italiana sono stati 50.999 (su 534.337 iscritti totali). La percentuale è salita al 9,54% mentre nell’anno scolastico 2004/2005 era del 8,4. In particolare, si evidenzia un significativo incremento nella scuola primaria dove la percentuale degli alunni stranieri è dell’11,38%.
Nel corso del 2005 nella banca dati Inail risultano occupati per l’Emilia-Romagna 181.254 lavoratori extracomunitari. Essi rappresentano il 12,6% dei lavoratori complessivi a conferma di una crescita costante registrata negli ultimi anni (ad es. nel 2001 i lavoratori extracomunitari rappresentavano il 7,9%). I lavoratori extracomunitari si concentrano prevalentemente nei settori dell’industria (31,6%), delle costruzioni (15,5%), alberghiero (12%), servizi alle imprese (8,9%) e agricoltura (6,7%).

“Da questo strumento emerge come il fenomeno migratorio confermi dunque le sue caratteristiche di crescita e di stabilità anche in Emilia-Romagna”, ha affermato l’assessore regionale all’Immigrazione, Anna Maria Dapporto, che ha poi riferito alcune delle cifre più significative emerse dal Rapporto in relazione al territorio regionale. La stima della Caritas al 31.12.2005 dei soggiornanti in regione è di 312.123 (di cui 67.627 minori, pari al 21,7%) che corrisponde circa al 7,5% della popolazione in Emilia Romagna, una percentuale in linea con la media europea. Calcolando il dato delle residenze in regione si evidenzia, rispetto all’anno precedente, un incremento dell’incidenza percentuale che passa dal 6,20 al 6,90.
“In Emilia-Romagna – ha infine dichiarato Roland Jace, neo vice-presidente della Consulta regionale per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri -, ci troviamo di fronte ad un processo stabile, un’interazione che incide significativamente su popolazione, economia e welfare”.

Le politiche della Regione
Già dalla primavera del 2000 la Regione Emilia-Romagna ha impostato la propria programmazione di interventi sull’integrazione sociale dei cittadini stranieri, il cui quadro è stato sorretto dalla Legge regionale n. 5/2004 e da un Programma triennale (2006/2008) approvato nel febbraio scorso. Le criticità possono essere così riassunte: un crescente disagio abitativo e dunque la necessità di nuovi strumenti che facilitino nuove soluzioni abitative, come le agenzie per l’incontro domanda/offerta; la necessità di potenziare politiche di accoglienza e di inserimento scolastico rivolte ai minori, con il coinvolgimento delle famiglie straniere ed una forte attenzione al tema delle “seconde generazioni”; la necessità di potenziare e consolidare attività informative, di tutela legale, di alfabetizzazione all lingua italiana, di formazione degli operatori e di mediazione interculturale, in grado di raggiungere un target più ampio di beneficiari; la necessità di promuovere maggiori occasioni di partecipazione alla vita pubblica locale sviluppando le tematiche dei diritti civili dei cittadini. Infine, molte zone sociali hanno segnalato una crescente presenza di cittadini stranieri in situazione di irregolarità, che rappresenta una oggettiva difficoltà di intervento per i Comuni. Le azioni principali sviluppate sono riconducibili in particolare ad attività di accoglienza e integrazione in ambito scolastico (24% del totale), a centri specializzati per gli stranieri come gli sportelli informativi (14%), alla mediazione culturale nei servizi (11%), alla tutela di specifici soggetti deboli come le donne ed i richiedenti asilo.