Secondo quanto segnala una nota della Cgia di Mestre, è magro il bottino registrato dal fisco
italiano. Nel 2000 si era accertata una presunta evasione di quasi 19 miliardi di euro (precisamente 18 miliardi e 721 milioni 823 mila
euro). Cinque anni dopo ne ha incassati solo il 2,2%. In pratica solo 411 milioni e 880 mila euro.

”Nelle intenzioni del Governo Prodi la lotta all’evasione fiscale sarà un cavallo di battaglia in questa legislatura ma in verità, come dimostrano i dati, la macchina delle entrate fa acqua da tutte le parti – commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi -. Certo, non è tutta colpa dei concessionari o della struttura dell’Amministrazione
finanziaria. C’è il fatto che molti contribuenti hanno presentato ricorso e poi lo hanno vinto o hanno aderito ai vari condoni che si sono susseguiti
in questi ultimi anni sanando così la loro posizione. Tuttavia, va ricordato che adesso ci sono delle grosse novità legislative in materia di riscossione.
Ma pensare che da subito tutto funzionerà alla perfezione ce ne passa”.

A livello regionale, prosegue la Cgia di Mestre, le
differenze di efficienza delle società di riscossione sono molto marcate.
La più ‘produttiva’ è la provincia di Trento, che ha registrato una percentuale di riscossione sull’accertato pari al 12,3%. Subito dopo abbiamo il Friuli Venezia Giulia (6,1%) e la provincia autonoma di Bolzano (4,5%). Non male nemmeno l’Emilia Romagna (4,1%) con un carico fiscale accertato pari a 776 milioni e 747 mila euro.

Le meno incisive nel recuperare la presunta evasione, invece, sono il Lazio (0,9% di riscossione) e, all’ultimo posto, la Campania (0,8%). E’ il Lazio, in termini di presunta evasione accertata, fa registrare la quota più consistente. Nel 2000 il carico fiscale accertato è stato pari a 4 miliardi e 626 milioni e 420 mila euro seguito dalla Lombardia (3 miliardi e 769 milioni e 532 mila euro) e al terzo posto dalla Campania con 2 miliardi 881 milioni e 611 mila euro.