È efficace la formazione alla sicurezza tra i lavoratori delle aziende impegnate nei lavori del tratto bolognese della VAV? Una prima risposta, non rassicurante, arriva da una indagine, unica in Italia, promossa e condotta da Azienda Usl di Bologna e Provincia di Bologna, col finanziamento anche della Regione Emilia Romagna, in collaborazione con Università degli Studi di Bologna e Vigili del Fuoco.

L’indagine, che testimonia del continuo impegno dei servizi e delle istituzioni coinvolte nel sistema delle grandi opere, condotta tra gennaio 2004 e dicembre 2005 direttamente nei cantieri, ha interessato 138 lavoratori VAV, tra i quali anche 37 cosiddetti preposti, ovvero proprio coloro cui sono demandate, nei singoli luoghi di lavoro, le attività di controllo sul rispetto delle norme di sicurezza.
A tutti sono stati proposti questionari che indagavano il gradimento, la comprensione, l’apprendimento e i comportamenti da tenere in caso di emergenza, accompagnati da incontri di gruppo nei quali valutare le capacità di scegliere i comportamenti più corretti e sono state osservate direttamente sul campo le modalità di lavoro in situazioni standard. Se gradimento e comprensione vengono complessivamente valutati sufficienti, ben diversi gli esiti per quanto riguarda l’apprendimento e i comportamenti: solo la metà dei lavoratori infatti raggiunge la sufficienza per quanto riguarda l’apprendimento delle procedure di sicurezza, mentre per quanto riguarda i comportamenti, prevale tra i lavoratori un approccio di tipo individuale, accompagnato da una scarsa conoscenza dell’organizzazione interna al cantiere.

In generale dunque, quando un lavoratore si trova in una situazione di emergenza, tende ad assumere comportamenti individuali, fondati sulla propria esperienza e sul generico buon senso, senza tener conto quindi di quanto appreso dai corsi di formazione e di quanto presente all’interno della propria organizzazione.

Competenze, conoscenze e abilità acquisite nei percorsi formativi risultano quindi inadeguate, soprattutto per quanto riguarda la conoscenza e l’utilizzo di procedure standard di sicurezza, inclusi gli strumenti di protezione personale (caschi, cuffie antirumore, occhiali protettivi, maschere antipolvere).

In sostanza quindi, la formazione non riesce ad intaccare un sistema di “norme implicite” vigente su questi luoghi di lavoro: norme non scritte, del tutto informali, ma ben conosciute e applicate da tutti. La formazione è un elemento centrale del sistema sicurezza delle aziende: rafforzarla consente di rafforzare il sistema sicurezza e quindi di intaccare le “norme implicite”.

La ricerca ha permesso di individuare anche una serie di possibili correttivi da apportare ai percorsi formativi. Tra questi, una verifica accurata delle competenze di base dei lavoratori per una analisi puntuale dei bisogni formativi, una didattica più interattiva e quindi più interessante, rivolta ai temi più importanti e critici, una attenzione particolare ai temi della prevenzione e dell’organizzazione, per favorire una cultura sistemica della sicurezza, come valore fondante delle politiche aziendali.