Ecco la Ernemann da studio del 1910 montata su treppiede, “comparsa” nel film del regista Bolognini “Libera, amore mio” con Claudia Cardinale, ma c’è anche la Plaubel Makina del 1936, nota perché ben visibile tra le mani di Adelmo Giberti seduto in bilico sul balcone dell’Accademia Militare mentre riprende Benito Mussolini in visita a Modena il 19 giugno del 1939.

Sono alcuni dei pezzi pregiati della mostra “Camere Fotografiche”. L’esposizione, che sarà inaugurata domani e rimarrà aperta fino al 26 novembre, è un percorso lungo un centinaio di macchine fotografiche e fotografie dell’800 e del ‘900 conservate nella sede di via Giardini 160 a Modena: un viaggio affascinante alla scoperta delle profonde innovazioni tecniche che si sono succedute nel tempo, tra i primi oggetti dell’800 legati alla tradizione della camera obscura, già conosciuta dai pittori rinascimentali e dai vedutisti, fino alle macchine degli anni ’50 e ’70 del XX secolo.

“In questa mostra – spiegano Tania Tarroni e Stefano Bulgarelli, curatori della rassegna – si è voluto portare alla ribalta tutto ciò che non è fotografia, ma che vi appartiene come strumento. L’attenzione si sposta sulle macchine fotografiche, rappresentate da una pregevole collezione di tutti quei modelli che hanno segnato le tappe fondamentali del percorso evolutivo della tecnica di ripresa”.

L’esposizione si arricchisce anche della presenza di scatole delle lastre, pubblicità e bustine portanegativi, esposte in molti esemplari compresi in un arco cronologico che va dagli anni Venti agli anni Sessanta e che rappresentano felici momenti di creatività grafica realizzata talvolta da grandi artisti e illustratori italiani ed esteri come Alessandro Pomi, Luigi Veronesi, Marcello Dudovich o Armand Massonet.
Il nucleo principale della mostra, espressione della passione collezionistica di Giuseppe Panini perpetuata dal Fotomuseo, è costituito dalle attrezzature di tre studi fotografici modenesi: Orlandini, Bandieri e Giberti. Il primo, attivo per ben tre generazioni, iniziò nel 1876, mentre quelli di Bandieri e di Giberti (cessati rispettivamente nel 1982 e nel 1990), appartengono al ‘900. Oltre alle già citate Ernemann (modello Globus) e Plaubel Makina, nell’esposizione è apprezzabile una Oscar Pettazzi numero 38, di fabbricazione milanese e databile tra il 1871 e il 1883 e la Lamperti & Garbagnati con cavalletto originale.

Laboratori didattici. Parallelamente alla mostra è stato allestito un percorso didattico pensato per la scuola, ma aperto anche agli adulti (il 4 e il 25 novembre, nel pomeriggio). Durante il periodo dell’esposizione, sarà attivo questo laboratorio di stenoscopia dove sarà possibile realizzare un foro stenopeico/pinhole utilizzando materiali di recupero, come scatole di cartone, lattine e contenitori del caffé, confrontando i materiali di oggi con gli oggetti del passato e valutando come, alla base, si parta sempre dallo stesso principio. Info e prenotazioni 059.224418.