Questo buio feroce lo spettacolo che apre la stagione del Teatro Storchi, in scena fino a martedì 31 ottobre alle 21 (oggi alle 15:30), deve il titolo all’ultimo romanzo che compose Harold Brodkey, scrittore americano morto di AIDS.

Il sottotitolo del romanzo recita: “Storia della mia morte” e combacia molto allo spettacolo che, immerso in un bianco totale, colore del lutto in molti paesi asiatici, parla della morte ma vissuta con delicatezza e poesia. Pippo Delbono, dopo anni, ricomincia a danzare. La sua è una danza vitale, leggera, mordiba che invoca la vita affondando le radici nella memoria che lo vide a fianco di Pina Bausch, maestra e punto di riferimento fondamentale per tutta la sua carriera.

In scena si alternano come in una danza, immagini corali o di singoli immersi in una solitudine profonda, nell’incapacità di comunicare che solo nel girotondo finale ci regala una speranza concreta. La scena di apertura vede un uomo antico con una maschera africana a coprirgli il volto lasciare il posto a un’umanità stravagante che sfila mostrando altrettante maschere, in un carnevale senza risate.

Lo spettacolo tiene per un’ora e mezza gli spettatori inchiodati alle sedie comunicando non solamente con le parole, ma attraverso immagini, colori, musica riesce a creare un affresco di una comunità condivisa. Sicuramente Questo buio feroce rappresenta una virata nei confronti delle precedenti creazioni ammirate e applaudite a Modena come in tutto il mondo. E proprio questo coraggio che spinge al cambiamento viene apprezzato soprattutto da un pubblico, come quello modenese, che ha potuto seguire con attenzione il profilo di un percorso che dura da quasi vent’anni.