“La densità di colombi nel centro storico di Modena oscilla tra 1000 e 2800 colombi per chilometro quadrato, valore che supera abbondantemente la soglia di 300-400 considerata dagli esperti dell’Istituto Nazionale per la fauna selvatica, indice di stress ambientale. L’eccessiva proliferazione registrata in questi ultimi anni sta creando in città situazioni di degrado ambientale e rischi dal punto di vista igienico-sanitario.

Lo scorso settembre è stato richiesto al Servizio Veterinario dell’Ausl di Modena (come prevede l’art. 11 della L.R. 5/2005) un piano di controllo della popolazione dei colombi urbani. Il piano, che prevede la distribuzione del chemiosterilizzante a base di nicarbazina (un anticoncezionale chimico) è stato sottoposto in queste ultime settimane all’attenzione dell’Amministrazione che sta valutando diverse ipotesi per l’utilizzo che può riguardare tutto o parte del centro storico o estendersi anche al di fuori del centro. A breve dunque i soggetti interessati al tema si confronteranno su come attuare il piano”.

Lo ha comunicato l’assessore Giovanni Franco Orlando rispondendo all’interrogazione di Adolfo Morandi (Forza Italia) sui danni provocati da colombi e volatili. In particolare, il consigliere denunciava l’aumento della popolazione di colombi, i danni ai monumenti causati dagli escrementi, oltre che a grondaie e pluviali, e concludeva: “non credo che la collettività debba subire le conseguenze di scelte animaliste o forse di un comportamento ‘pilatesco’ di fronte alle richieste dei cittadini”. In considerazione di ciò, chiedeva “quali informazioni l’amministrazione avesse sul fenomeno, quali interventi fossero stati effettuati per contenere il numero dei piccioni e a quale ufficio si potesse rivolgere il cittadino che, sentendosi danneggiato, volesse chiedere l’intervento del Comune per affrontare il problema”.

Quello dell’uso di anticoncezionali chimici sui colombi, a cui potrebbe apprestarsi l’amministrazione modenese, è uno dei metodi utilizzati per ridurre la natalità dei volatili; gli altri sono la sterilizzazione chirurgica, il ricorso ai predatori di uova e nidiacei e la riduzione delle risorse alimentari e dei luoghi di nidificazione. Altri metodi praticabili sono l’allontanamento dei piccioni dalle zone abitate o l’aumento della mortalità attraverso soppressione e incremento dei predatori.

A Modena, come ha spiegato l’assessore, è da tempo vietato alimentare i piccioni se non in punti autorizzati (una prima ordinanza risale al ’93, la successiva al ’99), a vigilare che il divieto sia rispettato sono Polizia Municipale e Guardie Ecologiche Volontarie. Inoltre, è obbligatorio chiudere i sottotetti in cui nidificano abitualmente i colombi; interventi strutturali in tal senso sono stati fatti su diversi edifici pubblici: Palazzo Martinelli (chiusura infissi), Palazzo Margherita (reti), Palazzo di Giustizia (reti e punte), Chiesa di S. Vincenzo (basso voltaggio), Teatro Comunale (punte e reti), Portici di piazza Grande e di via Emilia Centro (punte), Duomo e Ghirlandina (basso voltaggio), ex Carceri di S. Eufemia (reti), Istituto Cattaneo di via Saragozza (reti). Infine, gli insediamenti produttivi che lavorano materiali (es. vinacce, cereali) che possono fungere da richiamo per questi volatili devono adottare provvedimenti per impedire che ciò accada. L’applicazione di questi ultimi punti è seguita direttamente dall’Ufficio Diritti Animali, sia per quanto riguarda gli edifici privati che quelli pubblici.

Il ricorso alla cattura come metodo di contenimento non è di fatto utilizzato, in quanto, non mettendo in atto altri interventi, la densità di popolazione di colombi si ricostituirebbe nel giro di pochi anni. Inoltre, l’autorizzazione alla cattura è data dal Servizio Veterinario per gravi motivi igienico-sanitari (es. presso ospedali, scuole) nel periodo novembre-febbraio. La procedura prevede che una parte possa essere soppressa per una valutazione sanitaria, gli altri dovrebbero essere trasportati a diverse centinaia di chilometri di distanza e liberati, ma oltre al fatto che non si può escludere che ritornino nei luoghi d’origine visto il loro innato senso d’orientamento, non ci sono Comuni disposti ad autorizzare la liberazione dei volatili sul proprio territorio.
“L’uso, invece, di mangime medicato (nicarbazina), attualmente utilizzato in alcune città italiane – ha concluso l’assessore – è un intervento non definitivo che va ripetuto ogni anno per tutto il periodo della nidificazione (marzo – novembre) per almeno cinque giorni la settimana e che quindi deve essere inserito in un piano più ampio di interventi”.

Per chiedere sopralluoghi o suggerimenti i cittadini possono rivolgersi al Servizio Veterinario dell’Azienda USL con sede in via Marcello Finzi 211, tel. 059 435115 e all’Ufficio Diritti Animali del Settore Ambiente, in via Santi 40, tel. 059 2032211.

“Mi fa piacere sapere che l’Amministrazione ha ben chiaro il problema” ha detto in sede di replica il consigliere Adolfo Morandi che ha anche rilevato il ruolo che l’interrogazione può avere avuto nell’accelerare i tempi per la ricerca di una soluzione. “Non mi soddisfa – ha però concluso Moranti – il tipo di intervento prospettato, soprattutto perché non è chiaro quando s’inizierà ad utilizzare questo mangime chimico, tra l’altro solo nel medio lungo e termine tale anticoncezionale chimico potrà contribuire a ridurre il problema che invece necessita di essere affrontato diversamente. Inoltre mi chiedo se questo mangime è disponibile sul mercato e se può essere utilizzato anche dai cittadini”.