Di seguito l’intervento del sindaco Sergio Cofferati alla commemorazione che si è svolta oggi in Consiglio Comunale nel quinto anniversario
dell’uccisione del professor Marco Biagi, commemorazione tenuta dal senatore Tiziano Treu, presidente della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato.


“Autorità, onorevoli parlamentari, consiglieri, gentili ospiti, il 19 marzo di cinque anni fa le Brigate Rosse uccidevano nella nostra città il professor Marco Biagi. Erano le stesse Brigate Rosse che avevano colpito mortalmente Ezio Tarantelli il 27 marzo del 1985, e poi Roberto
Ruffilli il 16 aprile del 1988, e Massimo D’Antona il 20 maggio del 1999. Come sapete negli omicidi come negli attentati dei terroristi c’è sempre
una componente simbolica che si aggiunge alla terribile volontà distruttiva di vite umane. Il professor Biagi forniva il suo importante contributo
intellettuale e professionale alla gestione del processo di cambiamento dell’economia globale e delle regole del mercato del lavoro che da quella
trasformazione discendono. La sua era dunque una delicata funzione di cerniera tra lo Stato e la società nelle sue articolazioni. Una funzione
rivolta a costruire un nuovo quadro di riferimento normativo e legislativo. Il suo era un lavoro svolto da consulente dei ministeri di tanti governi
che si sono succeduti, e rivolto principalmente alle forze sociali, ai loro rapporti, al merito che le stesse affrontano quotidianamente. Era dunque un
lavoro destinato oggettivamente a costruire un tessuto di relazioni in grado di ridurre il potenziale conflitto che i cambiamenti profondi della
società e dell’economia possono stimolare.
Era lo stesso ruolo che Massimo D’Antona aveva svolto sulla rappresentanza e per la regolazione del diritto di sciopero, che Ezio Tarantelli aveva
realizzato sulla regolazione della redistribuzione dei redditi, e per il quale Roberto Ruffilli si era occupato per i temi della riforma delle
istituzioni.
E’ questo filo di responsabilità forte che la follia dei terroristi ha voluto recidere.
Il professor Biagi aveva partecipato alla ricerca di regole legislative ma anche di modelli di relazioni tra le parti sociali in tanti momenti
distinti della sua vita professionale. Lo aveva fatto indicando soluzioni nuove o valorizzando, come era parte della sua professionalità, esperienze di altre culture legislative a partire da quelle dei principali Paesi europei.
Sono convinto, come vi ho appena detto, che ciò che ha prodotto la violenza dei terroristi, almeno in gran parte, sia stato in primo luogo l’effetto di
composizione dei conflitti che il contributo intellettuale del professore poteva portare a realizzare.
Anche per questo non sorprende ma preoccupa enormemente che nelle nuove indagini in corso sui nuovi fenomeni di terrorismo si intraveda una sorta di sintesi pericolosissima di diverse e lontane stagioni della follia delle Brigate rosse con gli avvenimenti dei tempi più vicini. Dai terroristi
della prima ora i nuovi terroristi sembrano aver preso la scelta del completo anonimato, della apparente normalità nella loro attività,
qualunque essa sia. E dei terroristi del periodo più recente imitano la scelta di mirare a intellettuali impegnati nella difficile costruzione del
nuovo. Quel nuovo che ha bisogno di regole, di riferimenti normativi, legislativi e anche comportamentali. È necessaria pertanto una rapida ed efficace azione dello Stato perché quella radice velenosa venga estirpata, senza indugi, con l’azione più celere possibile, utilizzando i riscontri
che oggi sono disponibili e considerando questa azione come parte indispensabile della costruzione delle condizioni di normalità nella
sicurezza che le nuove scoperte confermano non essere ancora sufficientemente diffusa. Ed è necessaria nel contempo la pratica della
responsabilità da parte di ognuno perché quella radice velenosa non trovi terreno nel quale attecchire. E’ evidente che nulla giustifica l’azione del terrorismo, nulla può confortare chicchessia a considerare oggettivo o inevitabile la follia di chi decide di distruggere simboli, luoghi e ancor
di più vite umane. Ma non sfugge a nessuno che il permanere di sofferenze, di luoghi non risolti nelle loro fondamentali componenti democratiche
possono offrire quel brodo di coltura nel quale da sempre il terrorismo ha cercato di introdursi.
Ecco perché l’azione dello Stato è risolutiva ma
sarà rapida ed efficace se accompagnata da tanti comportamenti civili, quotidiani, in grado di aiutare il dispiegarsi della forza repressiva
risolvendo i problemi che riguardano l’insieme del tessuto sociale attraverso il consenso e con la soddisfazione ampia dei bisogni e delle
esigenze in campo.
Gentili ospiti, oggi la comunità bolognese, come negli anni passati, in luoghi e in forme diverse, si stringe intorno alla famiglia per condividerne il dolore e per ricordare l’uomo e l’intellettuale nelle sue funzioni, quelle che hanno riguardato la nostra comunità e in quelle che invece hanno affrontato i grandi temi dell’organizzazione statuale, delle regole che definiscono i comportamenti per l’intero Paese se non come in
qualche circostanza addirittura per l’Europa.
Lo facciamo anche noi, lo facciamo in questa sede, nella casa delle cittadine e dei cittadini bolognesi, e abbiamo chiesto di parlarci di lui,
del professor Biagi, del suo lavoro, al senatore Tiziano Treu che lo ha avuto come collaboratore e come amico, e che voglio ringraziare, anche a
nome vostro, per la disponibilità dimostrata in questa circostanza come in tante altre”.